Gli ologrammi non sono più una tecnologia in via di sviluppo, ma una realtà. Una realtà che per altro è in grado di riprodurre fedelmente una persona, al punto da farla sembrare vera, almeno agli spettatori di un concerto. La tecnologia ha reso possibile anche la sintetizzazione della voce, così che un artista ormai non più in vita possa ancora interagire con il suo pubblico.
Esempio lampante fu quello dell’apparizione di Tupac sul palco del Coachella del 2021, quando salendo esordì con “What’s up Coachella”. Se si considera che quando Tupac ci ha lasciati, nel 1996, il Coachella ancora non esisteva, è qualcosa di straordinario. Ma Tupac non è stato l’unico a tornare sul palco. Fanno nel corso del tempo la loro apparizione anche Michael Jackson e Whitney Houston.
Addirittura, Ronnie James Dio, imperatore del rock e del metal è tornato tra noi. Ma organizzare concerti con ologrammi vale la pena? È etico? Il pubblico pagherà per vedere dei fantasmi sul palco, conscio del fatto che non siano davvero vivi? Beh sembra di si, anche se ci sono molti problemi legati a questo. L’ologramma di Frank Zappa, come quello di Roy Orbison hanno superato il milione di dollari di incasso nel loro tour.
Ma c’è da considerare che lo spostamento di attrezzature per ologrammi è davvero difficile e dispendioso, lo è anche trovare la location adatta e preparare i concerti. Insomma, non è “facile” come un concerto dal vivo. Inoltre, a chi vanno questi introiti? Chi detiene i diritti d’immagine di artisti ormai deceduti? A volte la famiglia, a volte le etichette, e quindi la domanda successiva sorge spontanea: è giusto lucrare sulla figura di un’artista scomparso, tanto da arrivare al punto di “riportarlo in vita”?
Sono tantissime le domande che ci facciamo, e ognuno di noi ha la propria risposta. C’è chi pagherebbe per provare ancora una volt quel brivido. Chi reputa lo reputa irrispettoso nei confronti dell’artista. Quello che sappiamo, è che probabilmente i prossimi testamenti prevedranno anche una clausola in cui l’artista darà o meno il suo consenso ad essere riprodotto come ologramma dopo la sua morte.