Organizzare un concerto "green"? La dura conquista per la sostenibilità ambientale
Concerti e sostenibilità ambientale

Organizzare un concerto “green”? La dura conquista per la sostenibilità ambientale

Di recente i Coldplay hanno di nuovo sollevato la polemica su come i concerti e i grandi tour mondiali siano poco inclini alla sostenibilità ambientale.

Già nel 2008 i Radiohead avevano posto il problema e senza bisogno della “pubblicità” del trend topic del momento, tra Greta Thunberg e apocalissi sempre più imminenti.

Tra i molti a sostenere la causa dei Coldplay troviamo anche i Massive Attack che annunciano per l’estate 2020 a Liverpool un concerto completamente green, anche se ancora non hanno spiegato come.

Dal concerto al mega-evento

L’evoluzione dei concerti in “mega-eventi” è iniziata gradualmente dagli anni ’70. Prima il tour di un qualsiasi musicista era un furgoncino con gli strumenti, diversi concerti e nessuna scenografia in eccesso.

Poi tutto è cambiato: sono arrivati i maxi-schermi, sono arrivate le carovane di camion che trasportano persone e cose in giro per il paese e, ovviamente, sono arrivati i tanto “odiati” fumi e raggi laser.

È cambiato il concetto di concerto che si è trasformato, lentamente, in uno show, dove la musica è sempre al centro di tutto ma dove anche l’occhio vuole la sua parte.

Se da un lato la produzione di eventi musicali si è ingrandita a dismisura, dall’altro bisogna mettere in conto che i mega-concerti portano allo spostamento di 20, 50, 100 mila persone che, ovviamente, inquinano e produco rifiuti. Se pensiamo poi a “stipare” tutte queste persone in un posto per quelle 3 ore di concerto, immaginiamo la mole di rifiuti che possono produrre, anche per il semplice andare in bagno o bere una birra.

Partendo dal presupposto che non si può impedire alle persone di partecipare a un evento; è possibile quantomeno ridurre le emissioni dello show? E poi, è possibile insegnare agli spettatore come comportarsi a un evento?

Se parliamo delle grandi produzioni di eventi, in quel caso noi comuni mortali possiamo fare ben poco. C’è poco da dire, per i grandi eventi servono artisti che sappiano fare la differenza.

Artisti virtuosi. Chi pensa all’ambiente?

Nel tempo diversi artisti c’hanno provato: Jovanotti e Luciano Ligabue, a suo tempo, hanno cercato di compensare il consumo di energia e il materiale promozionale dei concerti con progetti di rimboschimento. I Bon Jovi, a Buenos Aires, hanno utilizzato biocombustibile per alimentare il loro concerto. Simone Cristicchi ha scelto un palco alimentato da pannelli fotovoltaici. i Tetes de Bois sono riusciti a “dare corrente” ai loro spettacoli grazie agli spettatori che, pedalando su delle biciclette, hanno fornito l’energia necessaria all’evento.

A questo punto possiamo dire che qualche artista c’ha già più o meno messo la faccia. Alcuni più di altri si sono impegnati e altri, speriamo, si impegneranno negli anni a venire. Ma il pubblico!? Il pubblico è pronto per una cosa del genere?

Le iniziative per rendere un concerto più sostenibile sono molte e, nemmeno a dirlo, in Europa del Nord sono già una realtà. In alcuni paesi si è pensato a un bicchiere acquistabile su cauzione che, alla fine dell’evento, può essere restituito (riavendo indietro il denaro) oppure può essere portato a casa per essere riutilizzato.

Qualcuno ha compreso l’importanza del trasporto pubblico, cercando di incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici, adattando il servizio in base agli eventi. Per alcuni eventi c’è un sistema di raccolta differenziata studiato ad hoc, con dei “premi” che vengono dati a chi differenzia i rifiuti durante le manifestazioni.

Le idee non mancano, certo realizzarle quella è tutta un’altra storia.

L’Italia è un paese sostenibile?

Abbiamo visto degli esempi virtuosi in giro per l’Europa ma, tornando al nostro piccolo mondo, la domanda è: in Italia è possibile una cosa del genere?

Sicuramente è più difficile rispetto ad altri posti. Non è impossibile ma comunque è complicato.

In Italia la cultura del riciclo è ancora piuttosto arretrata. Ci sono regioni più virtuose di altre, ma nel complesso siamo ancora lontani anni luce dall’avere un sistema di gestione dei rifiuti efficiente.
Poi, manco a dirlo, il trasporto pubblico in città come Roma è un argomento di cui è meglio non parlare. Non funziona nella vita quotidiana figurarsi di notte, in orari “strani” e in posti non proprio centrali come possono essere stadi, sale concerti o auditorium.

Ma se andassimo oltre questi problemi meramente tecnici, si potrebbe fare qualcosa?

La risposta è altrettanto difficile. In Italia, spesso manca la cultura e l’educazione alla sostenibilità (nei concerti come nella vita di tutti i giorni). Come già detto ci sono realtà più virtuose rispetto ad altre, ma la strada da fare è ancora molta.

Stiamo parlando di mandare un missile su Marte? Certo che no. Ci vuole solo un po’ più di impegno e di accortezza.

I nostri suggerimenti per un concerto “green”

La musica è da sempre un mezzo forte di espressione. Attraverso note e parole grandi donne e grandi uomini sono riusciti ad accendere le coscienze collettive, a farci prendere una posizione, favorevole o contraria ma comunque una posizione.

La musica è un mezzo importante di condivisione delle idee e se davvero tutti gli artisti cercassero di fare qualcosa per l’ambiente, il problema potrebbe realmente risolversi.

Nell’attesa che tutti gli artisti si decidano a prendere posizione, noi vi lasciamo dei semplici suggerimenti per vivere eventi e concerti in maniera più green. Piccoli gesti che però possono fare la differenza.

  1. Usare i mezzi pubblici, qualora non fosse possibile condividere l’auto con altri passeggeri. Meno auto = meno traffico e meno inquinamento. Anche arrivare sul luogo dell’evento a piedi o in bicicletta (se possibile) può fare la differenza.
  2. Raccolta differenziata, uso di posate, piatti e bicchieri compostabili. Se sul luogo dell’evento non ci sono i contenitori appositi si può sempre portare tutto a casa.
  3. Incoraggia e diffondi la sostenibilità ambientale.