Benvenuti Ozora, è un piacere avervi con noi. Inizio seguendo le tradizioni della nostra webzine, quindi vi chiedo un vostro particolare ricordo legato alla musica, qualcosa di eclatante che sanno solo in pochi!
Danilo: Fortunatamente i ricordi sono tanti, forse l’aver condiviso il palco con artisti di cui ho comprato i vinili. Avendone fatto un lavoro, dato che sono musicoterapista, la musica per me non ha segreti, solo grandi rivelazioni e grandi quesiti. Quindi, a parte aneddoti hot della gioventù musicale non saprei.
Syd: Eclatante che sappiano solo in pochi ovviamente non lo posso svelare, n’est pas? Altrimenti non sarebbe per pochi. Ma storie di vagabondaggi, macchine in panne in mezzo al nulla, amicizie iniziate e finite così. Potrebbe essere un piccolo anticipo dei miei miseri vent’anni di esperienza musicale?
Voi stessi vi definite quasi come un viaggio nel tempo, ma chi siete veramente? Descrivetevi a parole vostre ai nostri lettori che ancora non vi conoscono.
D: Gente matura con la musica nel cuore, un mix sonoro che parte dai Beatles fino ai Gojira, passando verso svariate influenze e una radice nel rock metal di molti gruppi italiani semi-sconosciuti degli anni ’90. Tutti noi abbiamo iniziato a comporre e scrivere brani originali a fine degli anni ’80, passando attraverso stili ed epoche, mantenendo il rock pesante e la lingua italiana come matrice, e sperimentando molto, tra figuracce e qualche bella soddisfazione.
E tu Syd?
S: Quattro musicisti limitrofi. Vicini. Logisticamente e nel cuore. Tante esperienze precedenti e la semplicissima voglia di riprovaci insieme. Un nuovo percorso, ecco. Per me è nato con moltissimo entusiasmo ma con la consapevolezza che potesse finire dopo due giorni. Dopo due giorni in effetti la cosa non solo non si è manifestata, ma ci siamo letteralmente innamorati.
Il vostro è un genere particolarmente intrigante. Da quali artisti traete maggiore ispirazione? Siate liberi di citare chiunque, del presente o del passato.
D: Preferisco che gli altri colgano tributi impliciti o espliciti. Se proprio devo fare dei nomi, personalmente ti dico: Meshuggah, The Police, Rush, Ennio Morricone, Petra Magoni, Iron Maiden, Tool, Death, Yes e il tutto il progressive Italiano.
S: D’accordo con Danilo. Lascio che gli atri colgano. Personalmente (onnivoro o psicotico che sia) posso passare nella stessa giornata ad assimilare l’ultimo degli Opeth o cantare Brunori Sas o Fiorella Mannoia.
Ozora come vivete la scena underground italiana. Pensate di essere supportati quanto basta o credete che in questo tempo non ci sia abbastanza spazio per chi tenta di emergere?
D: Io ho avuto la fortuna di vivere un’epoca di azzardi e meritocrazia e il passaparola sopperiva alla mancanza di grandi contratti. Si sperimentava, anche con enormi cazzate ma poi usciva qualcosa di originale e lo si seguiva e supportava. Oggi noi facciamo musica principalmente come tributo a noi stessi e all’esigenza di comunicare. Nella mia delusione verso le poche vendite e l’inflazione mediatica e qualitativa però, vedo belle realtà e gruppi/artisti con un barlume di verità e con un messaggio. Certo ora tutto appare bello e ben confezionato e l’artigianato si perde in mezzo a grandi numeri fasulli.
Ancora tu, Syd.
S: Dal poco della mia quarantina da compiere, qualcosa l’ho portato a casa. Qualche bel palco, qualche bell’album confezionato bene, videoclip, interviste e la tiritera che sicuramente non devo stare a spiegarti. Ma anche all’epoca – si parla comunque di altre band – non fummo supportati. La scena attuale non è migliore o peggiore di quella di vent’anni fa. I soldi mancano. La rete, per fortuna, la fa da padrona, e chi tenta di comunicare o vendere un prodotto che non sia preconfezionato sicuramente ci deve credere e farlo per pura passione.
Parlatemi del vostro album, “Perpendicolari”. L’ho ascoltato e devo ammettere che mi ha fatto davvero una bella impressione. Senza andare nel dettaglio, lo lascio presentare a voi.
D: Inutile, parlare di un figlio non mi rende obiettivo (ride). Banale dirlo, ma dietro a esperienza e dedizione tutto è nato con spontaneità, tra amici, prodotto e confezionato con svariate collaborazioni sincere e oneste. Spontaneamente, intorno ad Ozora s’è aperto un mondo creativo che ha molte idee ed energie in ballo. A partire da Andrea Fusini, produttore Italiano dal suono moderno ed internazionale, al cameo di Livio Magnini (Bluvertigo) su un brano, un CD nato in cantina, pre-prodotto dal chitarrista Paolo e condito di ogni nostra identità. Il lavoro alla vecchia maniera, di un’ottima etichetta come la RockShots e il resto lo lasciamo all’orecchio di chi ascolta.
S: “Perpendicolari” nasce da una genesi quasi obbligatoria. Tante teste, tante eccellenti – non parlo di me. Quasi un idioma personale che si sia sviluppato in quattro anime distinte. “Perpendicolari” sono le nostre esistenze, in lotta continua tra la nostra orizzontalità e il nostro desiderio di trascendere. E questo, in continuo.
C’è un pezzo in particolare al quale siete più affezionati, o che comunque è nato in condizioni particolari rispetto agli altri? Io ad esempio ho trovato un pezzo davvero singolare in “Volta la carta”, bellissima cover di De André, che avete fatto veramente vostra.
D: La cover di Fabrizio De André è nata in saletta in poche ore. Tutti siamo debitori a Faber per poesia e sociologia musicale, e poi l’arrangiamento lo sentivamo nostro. Io sono legato sempre alla fotografia completa di un album. Altresì ti dico “Idiometria” perché ha avuto diverse genesi e stava pure per essere scartata, mentre ora apre l’album. “La tua piccola tragedia” perché è il nostro primo brano scritto e in fine “Am0re”, mi emoziona, sempre.
S: Personalmente amo “La tua piccola tragedia” perché il primo brano mai scritto con Paolo, persona a me fino all’epoca sconosciuta.
Ho affrontato nel testo le difficoltà odierne nei confronti dell’ansia, del panico e, su tutte, l’ansia da prestazione.Un male che ci attanaglia ma di cui nessuno parla, quindi a me molto vicina.
Quale sarà il futuro degli Ozora? Se ne avrete possibilità evaderete all’estero come molti hanno fatto prima di voi?
D: Amo e voglio amare il nostro paese, se no non canterei in italiano (ride). Gli Ozora faranno tutto ciò che il supporto e il gradimento dell’album richiederanno. Siamo ansiosi di suonare live e di confrontarci con qualsiasi pubblico. Abbiamo famiglie e piedi per terra, questo non ci limita, ma ci dà forza in più per credere nella musica come messaggio e non come sottofondo.
S: Come già detto, ho dato nel nostro paese e sarei lieto di ripetermi anche in maniera strabiliante visto il bellissimo lavoro degli Ozora. Purtroppo mi pare che il futuro porti da altre parti, lontane dallo stivale.