Diamo il benvenuto su Music.it a oZZo! Partiamo subito con una domanda per rompere il ghiaccio: raccontaci qualcosa di divertente o di imbarazzante che ti è capitato in studio o su un palco.
(Ride ndr) Bene, mi piacciono le interviste irriverenti e che partono dal contorno, o meglio, dal dolce. Beh posso dirti che in tour con gli Audrey, un mio progetto parallelo metafore di qualche anno fa oramai, durante un concerto è volato sul palco un tanga. Fin qui tutto bene e nulla di strano, me lo sono messo in tasca e tenuto nel giubbino di pelle come porta fortuna, come per dire anche io sono una rockstar. Se non fosse che, a distanza di anni, mia mamma durante un cambio armadi con annesso trashing della roba che non uso più, ha messo la mano in tasca e tirando fuori il “trofeo” ha detto “scusa ma queste? Ma non sono di … Ok, non voglio sapere”.
Parliamo della tua collaborazione con il collettivo Standalone-Music. Cosa rappresenta per te questo collettivo? Cosa si prova a collaborare con una realtà musicale come questa?
Allora, per me un sogno che si realizza quando meno te lo aspetti. Cosa rappresenta il collettivo per me? diciamo che quando solo guardi le info e leggi “supported by Chainsmokers – Tiesto – Steve Aoki – KSHMR -Calvin Harris”, per uno come me che si è appena affacciato al mondo dell’elettronica non può dire “Ok respira e vai avanti!”. Ma quelli citati sono solo i nomi di spicco del collettivo, che in realtà è composto da producer e artisti che si concentrano nella creazione di nuovi suoni e sample per il mondo dell’elettronica. E cosi è stato per me, ma registrando delle chitarre. Per il collettivo ho registrato alcuni loop di chitarra che poi sono stati inseriti nel “Guitar essential Vol1” pack e chi sa, magari è solo il primo passo.
Hai detto di aver “affrontato” la dance partendo dalle chitarre elettriche. Come si coniugano le due cose? Quanto riescono ad entrare in simbiosi la dance e il rock?
Ma guarda, se dai un occhio in giro posso risponderti solo con un “perfettamente” tranne che in Italia (vena polemica, lo so). Molti artisti internazionali lo fanno da anni. Potrei quasi dirti che non stiamo parlando di nulla di nuovo se non nella modalità; ora si propone quasi un surclassamento nella scrittura dei pezzi da parte del mood electro rispetto a quello acustico. Ma la ricetta vera sta nel bilanciare o sbilanciare le parti. Io già facevo uso massiccio di elettronica nel mio ultimo progetto metal core, i sopracitati Audrey, e quando ho prodotto il disco di oZZo “#pastislost” ho scritto un album totalmente elettronico con attitudine rock (uso massiccio di chitarre nascoste tra i synth). Ma per semplificare il discorso, e facendo un passo in dietro di qualche anno, potrei menzionare nel mainstream alternative Korn ft. Skrillex.
E come produttore come affronti questi due generi?
Ora come produttore sto affrontando il disco dei WolfTheory, mix esplosivo di metal ed elettronica; la band è formata dai fratelli Camellini (Mellowtoy) e Random e Elio (ex Exilia), quindi il lavoro è stato quello di valorizzare il loro talento e la loro storia nel mondo metal italiano mischiandole alle mie nuove influenze. Il 5 novembre è uscito il primo singolo “February” (via captiva enterteinment/red eye) e già dal primo ascolto potete avere la percezione del mondo che insieme stiamo andando a esplorare.
Parliamo di “Change RMX”, come nasce questo brano? Quanto è stato naturale pensare a un remix?
Allora a dirla tutta non sono stati i miei primi remix pubblicati; a fine 2018 avevo pubblicato il remix di un mio pezzo già presente nel disco “#pastislost” – la cover di Seal “crazy”; si sono un po contorto , ho remixato un mio pezzo che in realtà era già una cover. E’ proprio questo il punto di partenza del progetto oZZo, la sua dualità musicale, djset e live uno imprescindibile dall’altro.
“Change” nel mio disco era il pezzo più diciamo Heavy quello che più mi riconduceva al mio vicino passato, a sonorità dei BMTH e dei 30second To Mars; quindi la mia voglia di scoprire altri mondi mi ha portato a farne un remix in chiave dubstep/edm.
E di “Choices RMX” cosa puoi dirci?
Scrivendo il remix di “Choices” (sempre presente come pezzo originale in “#pastislost”) invece non mi sono fatto prendere da paure o ansia da “oddio sto lasciando il mio vecchio mondo musicale” e mi sono avvicinato moltissimo alle sonorità future house provandomi totalmente nel mondo della dance. Ammetto che il risultato mi ha colto di sorpresa perché sono riuscito a ricreare insieme a Jacopo Festa il mio fedele co-produttore in studio le sonorità oZZo, ossia un’identità che mi sta delineando anche nel mondo dell’elettronica.
Che cosa cambia nella mente di un chitarrista che decide di diventare Dj e produttore? Quali meccanismi si sono attivati nella tua testa?
Io non insisterei tanto sulla dualità chitarrista Dj perché continuo a sentirmi un musicista che semplicemente dopo tanti anni di alternative rock metal e punk sta sperimentando altri linguaggi; alla fine la musica è una sola e quello che accomuna i vari generi è il buon gusto.
Potrei farti un esempio culinario per sdrammatizzare un argomento che reputo davvero delicato soprattutto in italia; se per un periodo decidi di mangiare verdura non sei diventato per forza vegetariano, ma magari sei stufo di mangiare solo e sempre carne e ti rendi conto che fa anche male abusarne.
Che cosa non può mancare alla tua ricerca sonora? Che cosa cerchi di preciso nei suoni?
Hai detto bene cosa non può mancare, io credo che non possa mancare proprio la ricerca; che vuol dire ascoltare tutti i generi musicali e in base alle produzioni che stai affrontando fare tuo il linguaggio del genere e poi metterci del tuo per personalizzarlo.
Io sono un vorace utilizzatore di piattaforme di streaming on line per fare ricerca; ogni tanto mi scopro a inserire nelle mie playlist di ascolto dei brani solo perché devo avere il promemoria di un suono che ho sentito.
Se vi capita di ascoltare una mia playlist pubblica di Spotify vi renderete conto di quello che dico.
Da chitarrista e da Dj, quali sono il tuo palco e il tuo pubblico ideali? Perché?
Ti rispondo da musicista; il pubblico che tutti sognano è quello che partecipa e balla e non quello che si mette in un angolo vicino alla porta perché si può fumare. Quindi il mio pubblico ideale è quello curioso.
Chi sono i tuoi artisti di riferimento da chitarrista e da Dj?
Non ho chitarristi di riferimento arrivo dal punk e nel punk non andava per la maggiore il chitarrista virtuoso o i soli; posso dirti che sono ancora affascinato dai riff di chitarra di Pennywise e Bad Religion più che dei riff delle band metal core li trovo più passionali e emotivamente coinvolgenti nella loro semplicità.
Da Dj ti dico che sono affascinato da progetti come Chainsmokers che portano live il loro prodotto suonato anche acustico, Steve Aoki per il suo trasformismo e irriverenza sul palco, questi solo per citare i più famosi e mainstream.
Pensi che riuscirebbero a “coesistere” insieme sullo stesso palco?
Beh il progetto oZZo è proprio questo la coesistenza di electro dj e rock attitude sullo stesso palco e nello stesso show Ma comunque se ci pensi potrei andare indietro di un ventennio e citarti – Public Enemy – Rundmc – Anthrax – Limp Biscuits – Korn e Skrillex insomma ne abbiamo nella storia esempi di coesistenza. Se vuoi nel momento storico attuale oltreoceano e anche nord europa il lato EDM e Rock si fondono tranquillamente senza che nessuno ne faccia una questione morale, se guardi ai Chainsmokers hanno il batterista sul palco un dj e un cantante polistrumentista. Steve Aoki nel suo ultimo disco ha feat. con Jimmyeatsworld e Blink182, Marshmellow ft. A day to remember a chiuderei con Martin Garrix ft. Fall Out Boy.
Ultima domanda, “Fatti una domanda e datti una risposta”, che puoi dirci?
Ci sarà spazio in Italia nei pochi club live rimasti a progetti che in maniera irriverente uniscono rock e dance?
Io spero di si perché è quello che amo fare e da dj e da musicista, ma se devo dirla tutta credo che sarà più facile proporre il progetto oZZo in festival o all’estero dove è già stato sdoganato il concetto. Il punto è che se a livello mediatico siamo ancora chiusi al “che genere fai” anche nelle recensioni dei dischi per decidere se dedicare o no spazio ad un artista, pensa ad un locale che deve pure fare cassetto!!