Band reggiana formata negli anni Novanta, con all’attivo sette album, i Rufus Party tornano di nuovo in gioco con l’album “Paradigm Volume 1”. Agli storici componenti della band – Alessandro Bertolotti, Gianluca Lusetti e Marco Parmiggiani – si è unito ora Samuele Seghi all’Hammond e piano, arricchendo di sonorità nuove un progetto classico ma sempre coerente. Il sound dei Rufus Party è un mix vincente di rock e blues con venature che vanno dalla black music al punk di stampo americano. Questa volta con ancora più consapevolezza che solo un rapporto decennale riesce a trasformare in un sound ricco quanto personale e identitario.
“Paradigm Volume 1” dei Rufus Party ha la sicurezza degli anni accumulati in esperienza e attitudine alla rock music
“Paradigm Volume 1” dei Rufus Party ha la sicurezza di anni accumulati in esperienza e attitudine alla rock music. Registrato in presa diretta, esprime maturità nella scrittura e personalità nella costruzione del suono. I riff di chitarra sono sorretti e accompagnati dal basso e dalla batteria calibrati ma d’impatto. Mentre, la voce di Alessandro Bertolotti si adatta di volta in volta alla versatilità di “Paradigm Vol.1”. Dalla prima traccia “Paradigm Of Life” a “Mad Days” passando per momenti più emozionale come “Can’t Deny”; i Rufus Party costruiscono suoni ad effetto che riescono ad avere presa soprattutto sugli amanti del rock dei Seventies.
Quello di “Paradigm Volume 1” è un sound decisamente garage e crudo, sottolineato soprattutto dalle caratteristiche intrinseche della presa diretta, ma pur sempre studiato a tavolino. Il settimo lavoro dei Rufus Party infatti era stato inizialmente pensato in due parti distinte, in grado di raccontare al meglio le trasformazioni della band a partire da quegli anni Novanta che li hanno visto nascere. Ma la quarantena post Covid-19 li ha costretti a ripensare alla struttura di “Paradigm Volume 1” che a questo punto sarà seguito a breve da “The Other Side Of Rufus Party”. Qui dovremmo trovare un cambio di rotta, con suoni più distesi e dilatati in grado magari di accogliere sound più moderni e un altro bacino di ascoltatori. Le carte in tavola ci sono, non resta che la loro mossa