Una foto promozionale di Patrizio Santo.
Una foto promozionale di Patrizio Santo.

PATRIZIO SANTO: “I miei maestri sono le brutte esperienze, quelle che restano”

Su queste pagine i convenevoli ci sono sempre stati stretti. Ci piace iniziare le nostre interviste rendendo più umano l’artista. Dunque, Patrizio Santo, dovrai raccontarci un episodio inedito che sia divertente, esilarante o, perché no, imbarazzante che hai condiviso con Signora Musica.

Con Signora Musica ho condiviso molti momenti divertenti, alcuni anche imbarazzanti. Ne prendo uno a caso e vi descrivo la scena. Ero a una delle mie prime esperienze su un palco, e stavo cantando una mia canzone con la chitarra. Dopo aver cantato la prima strofa, improvvisamente ho dimenticato tutte le parole. Non sapevo cosa fare, allora ho ricominciato da capo. Ma quelle parole proprio non riuscivo a ricordarle! Siccome ormai la brutta figura l’avevo portata a casa, sono sceso dal palco, su un foglio ho scritto tutto il testo della canzone, e ho son risalito sul palco per cantare. Almeno i complimenti per il testo li ho ricevuti. Forse erano di incoraggiamento (sorride).

Come nasce la tua relazione con il canto? È stato amore a prima vista, o uno scontro inizialmente tormentato?

Diciamo che è stato amore a prima vista. La musica fa parte della mia vita da sempre. A trasmettermi questa passione è stato mio padre, ma è tra i banchi di scuola che ho iniziato a relazionarmi al canto.

Chi sono i maestri di Patrizio Santo? Quelle voci senza le quali la tua non sarebbe venuta fuori?

I miei maestri più grandi sono le brutte esperienze, quelle che restano, che ognuno di noi vorrebbe dimenticare ma è costretto a portarsele dentro. Io do voce a loro, e soltanto così riesco ad esternarle. Molti cercano di liberarsene con un pianto, io non ci sono mai riuscito. Sono troppo grandi per stare in una lacrima, e quindi ho imparato a conviverci.

I singoli finora usciti – da “Slegami” fino a “Ancora” – sembrano indicare un’intenzione poetica. Se dovessi trovargli un filo rosso, quale sarebbe?

Sì, questi due brani musicalmente sono molto simili tra loro. Il filo che li lega, oltre a quello musicale, è anche nel testo. Mi piace scrivere di amori finiti, ma sempre con un filo di nostalgia. Le difficoltà ci sono, ma non sono molte. Ognuno ha il suo stile di scrittura, ma non è facile mettere i pensieri di tutti in un unico testo. I punti di forza ci sono se si lavora con il giusto team. Io ho avuto la fortuna di trovarlo ed avere degli ottimi collaboratori.

I riconoscimenti sono arrivati subito. Prima Sanremo Giovani, poi il plauso di Mina… Qual è stato il primo impatto di queste notizie su Patrizio Santo?

Ricevere queste notizie è stata una grande emozione. Oltre alla soddisfazione, questi riconoscimenti mi hanno donato una grande energia. Credo che ogni artista abbia bisogno di stimoli di questo genere per raggiungere i propri obiettivi.

Quanto è importante per un cantante, secondo te, curare il rapporto con il suo pubblico? Soprattutto all’epoca dei social network?

Il rapporto con il pubblico credo sia la cosa più importante, io scrivo quello che ho dentro, cose che senza musica non riuscirei a dire, ma è il pubblico che ha l’ultima parola, sono loro a dare forza al brano. Una canzone deve trasmettere qualcosa ad ogni singola persona, un’emozione positiva o negativa che sia, questa è la cosa più importante.

Stai curando degli obiettivi sul breve e sul lungo periodo? Stai lavorando a qualcosa di nuovo?

Sto lavorando a molte cose, curando ogni minimo dettaglio, ci sono tanti progetti e obiettivi da raggiungere.

Se non saremo distrutti dalla curiosità prima.
Le ultime righe sono tutte tue. Usale come vuoi! Ciao!

Il 2018 è stato pieno di soddisfazioni ed emozioni, e come ho detto in precedenza in questo nuovo anno ci sono tanti progetti in programma. Le novità saranno tante. Vi farò ascoltare presto i nuovi brani, che saranno leggermente diversi da quelli pubblicati precedentemente. Sentirete di più la mia impronta. Ringrazio Music.it per questa chiacchierata, a presto!

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