PETROLIO: "Ogni periferia italiana assomiglia a un'altra, in provincia o in città"
L'artista Petrolio durante un live.

PETROLIO: “Ogni periferia italiana assomiglia a un’altra, in provincia o in città”

Ciao Petrolio! Benvenuto nel motore di Music.it! Ti va di cominciare raccontandomi l’aneddoto che ha trasformato in Petrolio Enrico Cerrato, già musicista negli Infection Code?

Ciao e grazie per aver coinvolto Petrolio in questa visita nel vostro motore. La trasformazione, se così possiamo chiamarla, è cominciata durante la militanza nelle band in cui, oltre a suonare il basso, sperimentavo con aggeggi elettronici e synth. Ho pian piano sviluppato un costante amore verso queste sonorità più elettroniche e un piacere estremo nel muovere manopole e generare suoni attraverso synth e macchine elettroniche.

Ora facciamo un passo indietro. Come ti sei avvicinato alla musica e com’è successo che tu capissi che la musica sarebbe stata la tua vita?

Io ho cominciato abbastanza tardi ad avvicinarmi allo strumento, visto che ho imbracciato il primo basso all’età di 18 anni. Da qui in poi la formazione delle prime band, i primi contatti con il palco e le prime esperienze al di fuori della mia città. In realtà non so neppure ora se la musica sarà la mia vita. Ma indubbiamente Petrolio mi sta dando molto a livello emozionale. In alcune date si crea una atmosfera speciale con chi ascolta, con uno scambio di emozioni veramente forte. Questo conta più di qualunque cosa.

Petrolio. Nome peculiare e sicuramente d’impatto. Perché lo hai scelto?

Nel momento in cui il progetto stava partendo volevo cercare un nome che identificasse il tipo di ricerca che stavo facendo. Cercavo qualcosa di minerale, denso e scuro. I suoni che uscivano saturi e distorti mi hanno allora ricordato il fluire del petrolio che, tra l’altro, riassumeva pienamente le caratteristiche che ricercavo. Da qui il nome.

Tu vieni dalla provincia di Asti. Mi domando sempre che ruolo giochi, per un artista, l’ambiente in cui muove i primi passi. Cosa mi dici a riguardo?

Asti è la classica città di provincia. Per Petrolio ha rappresentato l’inizio della ricerca visuale che sta dietro al mio live. Infatti ho portato di locale in locale per parecchie date il “Concerto per le periferie estreme”, che tratta proprio il discorso della periferia nella provincia italiana. Ho ripreso scorci della realtà paesaggistica post industriale di Asti, e ne è risultato che in molti live la gente mi chiedeva se si trattasse della loro città o di Torino. In sostanza, con le dovute peculiarità, ogni periferia italiana assomiglia a un’altra, sia di provincia o metropolitana. Da un punto di vista musicale non ho grosse connessioni con la mia città, se non per la nebbia e il grigiore che caratterizzano anche certe mie sonorità.

Passiamo a “L+Esistenze”. Vorrei domandarti subito di raccontarmi la gestazione del disco, visto anche il doppio formato di cui si compone. Parlami della storia de “Le Esistenze.”

“L+Esistenze” (qua la recensione completa, ndR) è stato un vero e proprio work in progress, partito inizialmente sondando l’interesse di altri artisti per dare vita a una vera e propria contaminazione tra stili. Sono arrivate diverse risposte positive e allora, visto che mi trovavo con 12 brani in mano, ho pensato a questa uscita in vinile e tape, suddividendo 6 brani su un formato e 6 su un altro e permettendo a chi acquista il download di tutte e 12 le tracce.

Le collaborazioni che firmano “L+Esistenze” sono tante e varie. Il + indica graficamente e metaforicamente l’addizione, dunque un’inclusione, una contaminazione. Vorrei sapere qual è l’autenticità del germe di Petrolio. Se persiste, nonostante l’addizione.

L’idea alla base di “L+Esistenze” era proprio quella di sommare diverse esistenze artistiche, e in quanto tale ognuno ha seguito procedimenti diversi. Chi ha suonato, chi ha filtrato, chi ha aggiunto. Tutto ciò con l’intento in missaggio di preservare le identità artistiche pur sommandole e dando un taglio petrolifero al sound.

Mi parli di come hai scelto i titoli delle tracce, dal momento che ben cinque idiomi sono coinvolti?

Questo per me è uno dei problemi persistenti, visto che non scrivo testi. Spesso mi ricollego direttamente ai visual che ho in mente per il live. Altrimenti mi rifaccio a episodi reali o a suggestioni cinematografiche. La scelta dei diversi idiomi è nata come casualità espressiva, poi diventata una peculiarità dei dischi di Petrolio. Mi piace l’idea di mescolare le lingue e rendere Petrolio globale, dando significati anche diversi ai titoli.

Domanda di rito: qual è il concerto che Enrico Cerrato non può assolutamente mancare di vedere?

Penso il concerto degli Ulver: tutte le volte che sono venuti in Italia per un motivo o per l’altro non sono riuscito ad andare, e quindi mi piacerebbe vederli dal vivo.

Esistono in Petrolio delle ispirazioni che sorgono al di fuori dell’ambiente musicale?

Assolutamente sì! Come dicevo prima, c’è tutta una suggestione del quotidiano che mi circonda e che ritorna nelle foto e nei video. Il tema del viaggio come esplorazione di se stessi e ricerca di un qualche cosa che sfugge sempre.

È tempo di saluti, ed il motore perde Petrolio. Che lasci lui stesso l’ultima battuta sull’asfalto!

Non posso far altro che ringraziarvi per il tempo che mi avete concesso, sperando prima o poi di vederci e compiere un bel viaggio insieme spinti dalla musica e dalle immagini di Petrolio.