In uscita il 2 ottobre 2020, “Radioscapes” è un disco nato dalla collaborazione tra Francesco Canavese, Francesco Giomi e Stefano Rapicavoli, riuniti sotto il nome di Zumtrio. Fondendo le tecniche della recente avanguardia elettronica al jazz più sperimentale, gli Zumtrio lavorano alla creazione di soundscapes casuali ed estemporanei. Non a caso, l’attività dei tre musicisti si colloca all’interno dello storico centro di produzione musicale Tempo reale, fondato da Luciano Berio nel 1987, che ha come scopo la sperimentazione dei rapporti tra musica e nuove tecnologie, suono e spazio.
Alla base di “Radioscapes” c’è l’utilizzo di una radio analogica, processata in presa diretta da Francesco Giomi, che si occupa anche dei sintetizzatori. La accompagna la chitarra elettrica di Francesco Canavese e le percussioni di Stefano Rapicavoli. Allo scenario sonoro, il soundscape appunto, si vuole sostiturne uno “radio”. Il fil rouge dei tre brani che compongono l’album è proprio questo oggetto analogico che si fa strumento. Le interferenze radio, e relative modifiche elettroniche, sono l’elemento primario al quale si aggiunge il dialogo, o lo scontro, con gli altri strumenti.
Gli Zumtrio utilizzano una radio analogica e le sue interferenze come strumento e tramite della sperimentazione elettronica
“Un tavolino a parte” è un brano preparatorio, alla cui base un ostinato, arricchito da accenni di chitarra e batteria, culmina in una carica esplosiva. In “California”, la chitarra elettrica gioca prevalentemente in overdrive, deformandosi sempre di più e istaurando con le interferenze radio un controtempo vivace che caratterizza tutto il pezzo. All’equilibrio ritmico di “California” segue il conflittuale “Giornate colorate”, nel quale sono le frequenze radio a prendere il sopravvento sugli strumenti.
In “Radioscapes” la struttura dei brani, o un messaggio, non è più il fine. Lo scopo è aprire all’infinita possibilità data dagli strumenti e dalle modifiche elettroniche, e la chiave è la creatività improvvisativa. Gli Zumtrio ricercano la pluralità: di prospettive, di improvvisazione, di lettura. I frammenti musicali o di dialogo catturati dalla radio attirano l’ascoltatore, alla ricerca dell’identificazione di qualcosa che può riconoscere o meno. C’è anche un gusto ironico quando in “California” si ascolta di sfuggita un rimando a “Hotel California” degli Eagles.
La creazione, in “Radioscapes”, di uno spazio sonoro originato dalle frequenze radio e le tecniche elettroacustiche è equilibrata, e apre ad una pluralità di idee e prospettive
“Radioscapes” trova un buon equilibrio tra i canoni della sperimentazione elettroacustica (la scomposizione strumentale e l’elaborazione elettronica), e la dimensione improvvisativa. La radio è sì il collante, ma i tre brani mantengono un’identità distinta, con soluzioni tecnologiche diversificate. E la loro differente lunghezza favorisce la percezione di un discorso plurale. La creazione di uno spazio sonoro originato da una radio, strumento che di per sé favorisce il rimando a una dimensione altra, riesce nell’intento dei Zumtrio, senza sfociare nella ripetizione e nell’eccesso.