Ciao, Rènico! Benvenuto su Music.it. Di solito, iniziamo sempre le nostre interviste facendoci raccontare un aneddoto imbarazzante legato alla musica dell’artista. Qual è il tuo?
Ciao ragazzi! Vi racconto un episodio che mi è accaduto pochi giorni fa e, più che imbarazzante, è stato stranamente odioso. Era una di quelle mattine in cui la voglia di fare qualsiasi cosa è un miraggio e dopo vari tentativi di studio ho dovuto lasciar perdere. Il motivo? C’era qualcuno che ascoltava a tutto volume un certo Rènico.
Come definiresti la tua musica e a chi è indirizzata?
Spontanea. Con le dovute rifiniture. Sono molto attento alla selezione della parola, cerco sempre di giocare con la polisemia dei termini per lasciare spazio alla personale interpretazione dell’ascoltatore. Non ho un target di età di riferimento e credo che molto dipenda dal servizio di streaming utilizzato.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Sicuramente la scuola cantautorale italiana, sono cresciuto con Lucio Dalla e Lucio Battisti. Nei miei brani si avvertono anche l’influssi stranieri tra cui Lou Reed, Jason Mraz, i Kings e tutta squadra d’oltremanica.
Sei originario della provincia di Lecce, come vivi la scena salentina dal punto di vista del fermento artistico?
C’è molto più fermento di quanto si immagini. Qui le cose si fanno bene o non si fanno, non avendo grandi contatti con le scene più influenti (e soprattutto influenzanti) gli artisti del meridione, come di tutte le realtà provinciali, credo abbiamo una libertà maggiore.
Il tuo nuovo singolo “Stendino” è un brano molto intimo. Che storia racconta?
Racconta di un rapporto. È l’unico brano dell’EP in cui parlo effettivamente di una storia d’amore ed è nato in un momento tanto felice da farmi essere malinconico. Rappresenta sicuramente la boccata d’aria, sia per strutture testuali che per sonorità e scelte melodiche.
Nei precedenti singoli “Complanari” e “Dove non ci sei” c’è sempre una figura femminile, sembra appunto che tu ti rivolga ad un amore che a volte sfugge. Cos’è per te questo sentimento?
Bella domanda a cui non so rispondere. Nei singoli precedenti c’è il riferimento ad una persona, non ho mai espressamente richiamato un rapporto uomo-donna, una storiella giovanile o una relazione ventennale. Questo è l’intento dei miei lavori, la presenza del tempo nei rapporti e l’incapacità di gestirlo. Poi ognuno interpreta a modo suo, ed è anche questo il bello.
Il 15 maggio è uscito il tuo il tuo EP d’esordio chiamato “Cinquecento”. Come mai hai scelto questo titolo?
Il titolo dell’EP è preso dalla bonus track contenuta in esso. “Cinquecento” è il brano a cui tengo di più e mi è sembrato d’obbligo intitolare l’intero lavoro con questo nome perché rappresenta pienamente il mio modo di vedere e percepire le cose.
Quali aspettative hai nei confronti della tua musica e quali sono i timori?
Le aspettative sono tante, non lo posso negare, così come tanti e forse di più, sono i timori. Credo che in questo specifico periodo la bilancia delle ‘cose necessarie e importanti’ si sia un attimo spostata ed è giusto così. Appena possibile, l’obiettivo sarà far girare la mia musica!
Rènico, ti ringrazio per il tempo concesso. Le ultime righe sono tue. Saluta i lettori di Music.it come vuoi. Ciao!
Saluto tutti gli amici di Music.it, mi raccomando: pensanti e non pensati.