River Into Lake, ossia Boris Gronemberger, benvenuto su Music.it! Prima di tutto ti chiederei di raccontarci un aneddoto imbarazzante della tua carriera, visto che sei un artista navigato!
Penso fosse nel 2002, all’inizio della mia collaborazione con Françoiz Breut durante un live in duo in un programma radiofonico per RFI (radio francese). Stavo suonando la chitarra, creando dei loop, mentre Françoiz Breut cantava. All’improvviso ho iniziato a sentire la mia gamba destra bruciare, c’era qualcosa che non andava in tasca. Ho provato a ignorare e gestire il dolore ma era insopportabile, ho dovuto smettere di suonare. Mi sono ricordato di aver cambiato la batteria di uno dei miei pedali e di averla messa in tasca, dove c’erano delle monete con cui è entrata in contatto, scaldando il tutto intensamente. Ero davvero imbarazzato, era il mio primo programma radiofonico. Ci siamo fermati e abbiamo ricominciato la canzone. E ho tenuto il segno della batteria sulla gamba per due giorni.
2) Come descriveresti il luogo immaginario rappresentato da “Grande Prairie”, il tuo ultimo singolo?
“La Grande Pairie” esiste davvero. Ci andavamo da ragazzini a festeggiare la fine degli esami passando lì tutta la notte, facendoci anche qualche canna… È una grande prateria che si estende lungo la curva di un fiume in una valle, letteralmente in mezzo alla natura. È uno dei miei più bei ricordi di quel periodo perché si stava tutti insieme. Era quasi la fine del periodo scolastico, e stavamo per iniziare a dividerci per vivere le nostre vite. Dovresti riuscire a percepire la forza di questa energia pura. Penso fossimo pronti per uscire dalla piccola città in cui vivevamo. L’immagine di quel luogo mi ha fatto pensare al vasto numero di possibilità che abbiamo avuto per costruire il nostro futuro.
Quanto ha inciso la crisi sanitaria mondiale ha influenzato nella scelta delle pubblicazione di questo singolo?
Pubblicare quella canzone in primavera faceva parte del piano. Ma con la situazione di pandemia globale, mi sono davvero chiesto se fosse il caso di pubblicarla o no. È stata una situazione talmente intensa per tutti che non sono ancora sicuro di come e se riusciremo a rimetterci in piedi. Poi ho pensato che l’arte ha attraversato e superato tantissime crisi nella storia umana. In più ero ancora incentivato dalle splendide sensazioni avute con il mio tour da solista in supporto ad Agnes Obel. Dovevo farci qualcosa con quell’energia. E forse è stato un urlo a suggerire di andare avanti. Questo è il mio modo per dire che dobbiamo continuare a credere nella bellezza che ci circonda, e tornare all’essenza della vita e dell’amore.
Sei reduce da moltissime esperienze sia con gruppi, sia da solista. In quale realtà ti rapporti meglio, da solo con altri membri?
Dipende dalla situazione. Non posso davvero dire di preferire una situazione all’altra. Con la band in tour in Germania a gennaio è stato bello stare tutti insieme, dopo aver lavorato così duramente per mettere insieme le canzoni. Poi ho iniziato il tour solista come supporto ad Agnes Obel, trovandomi da solo di fronte a 2000 persone. Avevo i brividi. Penso dipenda dal quantitavo di stress che si accumula. Sono un maniaco del controllo e preferisco gestire il mio stress, piuttosto che doverlo affrontare insieme a quello degli altri. Anche se, alla fine, ci riusciamo sempre.
Quante delle tue “avventure” musicali ritroviamo in “Grande Prairie”?
Penso sia un mix tra la maggior parte di quelle e le influenze musicali avute nella mia vita. Parliamo dei Talk Talk e Pink Floyd, ma anche Sonic Youth e di tutta la scena di Chicago degli anni ’90 e ’00. Poi c’è la musica trance e ambient della fine degli anni ’90, come i The Orb e System 7… Penso che sia anche il motivo per cui menziono quel posto e quel tempo nella canzone, perché ha dentro tutta l’evoluzione che rappresenta chi sono adesso come musicista, ma anche come persona.
Questo singolo farà parte di “The Crossing EP” in uscita a dicembre. Ti ritieni soddisfatto da questo primo passo?
Sì, decisamente. La canzone inizia ad avere dei feedback positivi in Francia e in Germania. È una continuazione logical del primo album “Let the beast out”, uscito a settembre 2019.
L’EP che stai preparando sarà accompagnato dalle illustrazioni di David Delruelle, come è nato questo progetto?
Ho scoperto David Delruelle su internet e me ne sono subito innamorato. Sapevo che avrei usato i suoi collage per i miei futuri dischi. Mi piace l’idea di creare un’opera d’arte completa, unendo la musica dall’artwork, quindi mi sono messo in contatto con lui per chiedergli il permesso di usarne qualcuno. Diversi dei suoi lavori erano come delle illustrazioni molto fedeli delle mie canzoni, e siccome, forse, gli artwork sono la prima cosa che guardano le persone, dovevano rappresentare il meglio possibile le il significato delle canzoni o dell’album. Mi piace come riesce a “fregarti”, impedendoti di non essere incuriosito dal suo lavoro. O ti piace, o non ti piace, le sue immagini sono talmente forti che non puoi rimanere indifferente. È quel che cerco di fare con la mia musica. So che è difficile entrarci, ma se le dedichi del tempo e ci presti attenzione potrebbe essere come viaggiare, proprio come i collage di David.
Cosa ti aspetti dal tuo prossimo futuro (con o senza Covid-19) artistico, al netto del prossimo EP?
Molte cose! Ho appena iniziato a lavorare alla colonna sonora per un’opera teatrale belga Cie Point Zero. La prima dovrebbe esserci verso fine novembre. Nel frattempo sto anche lavorando a un altro progetto, ma è ancora segreto. Inoltre sto pensando all’album per il prossimo anno. Sto anche prendendo in considerazione l’idea di dedicare del tempo a un album elettronico solista. Spero che saremo in grado di fare di nuovo un tour, mi manta molto farli.
RIver Into Lake è stato un vero piacere averti qui. Lascio a te la chiusura: dicci pure qualcosa che non ti ho chiesto!
Grazie, vale lo stesso per me! Sono davvero felice che il progetto piaccia anche in Italia e spero seriamente di riuscire di venirci a suonare il prossimo anno. L’Italia è un paese che ho visitato poche volte, e sono convinto che il pubblico italiano sia eccezionale. Riguardatevi tutti!
[ENG]
River Into Lake, welcome on Music.it. First of all I would like to ask you to tell us an embarrassing anecdote you’ve experienced in your musical career!
I think it was in 2002, I was at the very beginning of my collaboration with Françoiz Breut and we had a duo live performance on a radio show for RFI (French radio). I was playing guitar, making loops to build the song up while Françoiz was singing. And suddenly I felt my right leg was burning, something was wrong into pocket. I tried to get over it and to manage the pain but it started to be unbearable so i had to stop playing. And i actually remembered that i just changed the battery of one of my pedals and put the old one in my pocket where there were obviously some coins that made contact with the battery. So it started heat up very intensively. I was so embarrassed, it my was first radio show. We had to stop and start the song over again. And i kept the mark of the battery on my leg for two days.
How would you describe the imaginary place represented by “Grande Prairie”?
Well «La grande prairie» is a real place. We really went there once when we were teenagers to celebrate the end of the exams and spent the whole night there, having fun, getting high…
La grande praire It’s a large and long prairie alongside a river’s curve in a valley. It’s literally in the middle of the nature. It’s one of my greatest memory of that period because we were all together, it was almost the end of our scholarship and we were all about to spread all around and live our own life. You could feel the strength of this pure energy. I think we were ready for anything to get out of this place. Meaning the little city where we were living. The image of that place made me think of the vast amount of possibilities we had to build our own futur.
How much the worldwide pandemic crisis has influenced the choice of the release of this single? Have you experienced it as a getaway to a safe place?
It was part of the plan to release that song in spring anyway but with the global pandemic situation, i really had to question the fact to release it or not. It’s been so much intense for everyone and i’m not sure yet about how we will a get back on our feet after that. Then i was thinking that art has gone through and survived so many crisis within Human History. Also I was still is into the flow of my solo tour as support of Agnes Obel so i think i had to do something about that energy. And maybe it was a shoutout to say that we have to carry on. This is my way to say that we have to keep on believing in the beauty that surrounds us and get back to the essence of life and love.
You have several experiences both in bands and solo projects. Which dimension do you like most? Being solo or dealing with other members of a band?
It really depends on the situation. I can’t really say if i prefer one of another version. We started to tour in Germany in January with the whole band and it felt so nice to be all together playing in different places and then spending all that time together, after having worked so hard to put song together. Then i started to tour solo as support of Agnes Obel, finding myself on my own in front of 2000 people and it was also a thrill. I think it depends if it’s gonna be a stressful show or not. Just because somehow i’m a control freak and i prefer to manage my own stress then having to deal with mine plus the others’. Even if at the end we always manage.
How many of your musical “adventures” we find in Grande Prairie?
I think it’s a mix between most of them and many music influences i had in my life, such as Talk Talk, Pink Floyd, but also Sonic Youth, all the Chicago scene from the 90’s, 00’s and Trans or Ambiant music from the late 90’s like The Orb, System 7… I think it’s also the reason why i mention that place and that time in the song, because it has all the evolution that made who i am as a musician but also as a person.
This song will be part of “The Crossing EP” that will be released in December 2020. Are you satisfied of this first step?
Yes, pretty much, the song start to have nice feedbacks, also in France and Germany. And it’s a logical continuation of the first record ‘Let the beast out’ that was released in Sept 2019.
The EP you are going to released will come together with some illustrations by David Delruelle. How is this project born? What do you guys mean to communicate through your works?
I discovered David’s work on the internet and i directly felt in love with it. I knew i would use his collages for my futur records. I like the idea of making a whole artwork. I can’t separate the music and the artwork. So I got in touch with him and asked him if i could use some of them. It just happened that some of his works were illustrating the songs pretty well and as maybe it’s gonna be the first thing that people are going to see from my work, it had to be as close as possible to the meaning of the songs or the album. I like the way he manages to put us in the situation in which you can’t avoid being intrigued by his work. Either you like it or not, his images are so strong that you can’t remain indifferent. And somehow that’s what i try to do with my music. I know that somehow it’s pretty difficult to get into it but if you take time to pay attention to it, it can be like a journey, just like David’s collages.
What do you expect from the next artistic future (with or without Covid-19), besides your next EP?
A plenty of things! I just started to work on a theater piece’ soundtrack for the Belgian Cie Point Zero. The premiere should happen end of November. In the meantime i’m also about to work on another project but it’s still secret, and I’m already thinking about the next album for next year.
I’m also considering taking time to work on a solo electronic album.
And hopefully we will be able to tour again, i miss that part pretty much.
It was a real pleasure to have you here. To end, feel free to tell us whatever I haven’t asked to you, something you’d like to let us know. Cheers!
Thank you, same for me! I’m really happy that the project finds some interest in Italy and i really hope to come and play there next year. Italy is a country i visited just a few time and i think italian audience is really great. Be safe, everyone!