ROCKETS: "Ricordatevi di ascoltare la musica come si deve"
I Rockets, pionieri dello space rock, presentano il loro ultimo album "Wanderland".
I Rockets, pionieri dello space rock, presentano il loro ultimo album "Wanderland".

ROCKETS: “Ricordatevi di ascoltare la musica come si deve”

Per noi di Music.it è un onore poter fare delle domande ad una formazione del calibro dei Rockets. Abbiamo qui con noi Fabrice Quagliotti, leader della band. Iniziamo subito! Per prima cosa ti chiedo di raccontarci qualcosa di stravagante che vi è successo durante la vostra carriera artistica, immagino avrete l’imbarazzo della scelta.

Beh, effettivamente, ne sono successe tante. Ma una cosa molto divertente e stravagante è questa: eravamo a Roma per registrare la clip di “Ideomatic”. Ad un certo punto, dopo essere stati vestiti da ingegneri in camice bianco, ci vestiamo da chirurghi. Visto che per essere credibili, i chirurghi sono in ospedale o in clinica, eccoci proiettati in una clinica privata romana di cinque piani. Una volta vestiti, ci attendeva la troupe al piano seminterrato, reparto chirurgia. Mentre saliamo tutti e cinque nell’ascensore, bene in fila larga, ho avuto la brillante idea di premere il tasto del quinto piano “maternità”. Mi ricordo ancora la faccia della mamma, le mani sul pancione, quando la porta dell’ascensore si è aperta: un grido di spavento pazzesco!!! siamo poi subito spariti al piano previsto per il video. Credo che l’abbiamo fatta partorire prima del dovuto…

La vostra è stata una carriera incredibile, con più di dieci dischi alle spalle e successi internazionali, potreste raccontarci qualche tappa del vostro percorso?

I Rockets nascono nel lontano 1974 quando ancora si chiamavano Crystal. Poco dopo, il produttore Claude Lemoine ebbe quella geniale idea di creare un gruppo musicale i cui membri erano degli extraterrestri con tali sembianze. Una musica elettronica di avanguardia e uno spettacolo innovativo. Il primo album, quello Verde uscì nel 1976 con la Hit “Future Woman”. Il vero successo parte nel 1978 e a tutti gli effetti lancia i Rockets nelle classifiche centro-europee: “On the Road Again”. La base è un vecchio pezzo dei Canned Heat, blues band del sud degli USA, pezzo che i Rockets interpretano secondo il loro caratteristico stile, facendone un tormentone disco-psichedelico. Il brano vende un gran numero di copie ed è ballato in tutte le discoteche nell’estate 1978.

E questo è stato solo l’inizio della vostra carriera, come sentite di aver gestito il successo in quegli anni?

I Rockets, per nulla intontiti dal successo, lavorano molto bene, velocemente e in maniera molto competente. nel 1979 esce “Plasteroid”, che aumenta ed espande il lavoro fatto sul disco precedente. Qui la produzione è ancora più decisa con suoni più ricercati e percussivi. gli strumenti sono di più, suonati e registrati in maniera migliore. L’elettronica è quanto di meglio offrisse la tecnologia di quel tempo (gli strumenti digitali non erano ancora disponibili e si lavorava solo in analogico), ma è anche ben calibrata e non ossessiva. Ma è soprattutto il materiale musicale a fare la differenza. Rispetto ai vecchi album inseriamo meno pezzi strumentali, ma le canzoni hanno molte colorazioni, sonorità accattivanti e preponderanti melodie che rimangono facilmente in testa. Tutto questo contribuisce a far vendere l’album ben oltre il disco d’oro e di platino (oltre 1 milione di copie).

Arriviamo agli anni ’80…

Nella primavera 1980 esce il lavoro-culmine, “Galaxy”, un disco molto ambizioso e a tratti eccessivo, dove il gruppo riversa tutte le sue energie e potenzialità. L’album che esce nel 1981, “π 3,14”, è pieno di sorprese ma crea forte tensione all’interno del gruppo per certe idee non condivise. Il successivo “Atomic” (autunno 1982), proseguimento stilistico di “π 3,14”, è l’ultimo album registrato in collaborazione con Claude Lemoine. “Atomic” vede un ritorno alle sonorità spaziali e un rinnovato look argentato con nuovi costumi e ottiene nuovamente un certo successo di classifica. Dopo un lungo silenzio, nel 1992 il produttore Claude Lemoine richiama il tastierista Quagliotti, il chitarrista Maratrat e il cantante Sal Solo per rimettere in piedi la formazione. Nel 2003, esce un’altro album “Don’t Stop” ed infine “Kaos” esce il 30 settembre 2014 distribuito dalla Warner.

Quando diciamo Rockets ci viene subito da pensare ad un gruppo di ragazzi completamente argentati che cantano in una ambientazione spaziale. Indubbiamente il vostro è stato un progetto di eccezionale stravaganza, cosa significa per voi la space music?

Il significato di “space music” è un discorso molto personale. Non potrei non pensare al look, lo spettacolo e il sound. Space music raggruppa questi tre elementi. Per noi uno non va mai senza l’altro. Sicuramente la stampa ha parlato molto di questo genere di cui siamo stati i pionieri. Questo è un mix di synth, chitarra e vocoder, sapientemente mescolato. Poi ognuno trova lo space in quello ciò che vuole come i Tangerine Dream, Klauss, Marouani, ecc.Tutto quello che ti trasporta in un’atmosfera extraterrestre è definibile come space.

Quali sono stati gli artisti che in questi 40 anni di carriera vi hanno influenzato maggiormente?

In primis, almeno per me, sono i Genesis e David Bowie. Ero un fan dei The Rolling Stones ma non mi hanno mai influenzato. Dei Genesis amavo il sound e il genere Prog, In David Bowie la sua genialità, la sua voce e il suo trasformismo. Poi, inconsapevolmente, tutto quello che ascolti ti influenza. Inizialmente ascoltavo la musica classica. La classica è ciò che ha influenzato TUTTA la musica moderna; è profonda, tecnicamente pazzesca, e ti fa sognare ad occhi aperti.

Torniamo al presente, siamo qui per parlare del vostro nuovo singolo “Get it on” che dal 3 gennaio è finalmente in onda sulle frequenze italiane. Cosa potete dirci su questo brano?

Si tratta del secondo singolo tratto dal nostro album “Wonderland”. È il brano più frizzante e più spensierato. Un ragazzo incontra una ragazza in un club e scatta la scintilla, hanno voglia di approfondire… Si presta comunque anche a dei doppi sensi, quando dice “you’re rockin my world, i’m ready to blow…“. “Il mio mondo trema come se fosse un terremotoe  sono pronto ad esplore“. Un po’ la sintesi di “Wonderland”. Il nostro mondo sta andando a p… Un avvertimento..

Il vostro ultimo album, “Wonderland”, è uscito nel 2019 suona come qualcosa di incredibilmente moderno. Quale è l’idea che sta alla base di questo disco? 

“Wonderland” è un concept album di 11 brani. Ogni brano ha una sua storia e una sua contaminazione musicale. Infatti, si va da David Bowie, a Vangelis, dai Freur, ai 10cc, e ancora dai Linkink Park agli Imagine Dragons. Insomma, circa 50 anni di musica. Come hai detto te, suona moderno proprio per quello. È un album fuori dai canoni attuali e ciò lo rende unico ed attuale. All’inizio, i testi dei Rockets parlavano di vita nello spazio. Ho voluto chiamare l’album “Wonderland” in quanto, nell’immaginario comune, “Wonderlnd” è un posto perfetto e stupendo, ma immaginario. Invece per noi “Wonderland” esiste e si chiama TERRA! Quindi oggi i testi dei Rockets lanciano un avvertimento. Cerchiamo di preservare quanto possibile la cosa più bella che ci circonda, la natura.

È stato un lungo lavoro?

In studio ci abbiamo messo circa 3 anni. Questo album è frutto di una nutrita collaborazione. Innanzitutto i Bambini, il centro del concetto dell’album. Grazie a 2 amici Pugliesi, Nuccio Cappiello, dei Staudi Adm, e Gianvito Ventimiglia, abbiamo organizzato dei cori di bambini (una ventina) per 4 produzioni del disco. Sono poi stato ospite a Bitonto per finire e mixare la cover di “Doot Doot”.Per la produzione in generale , ho avuto il piacere di incontrare Michele Violante. Ho lavorato duro con lui per trovare il sound giusto di ogni canzone. Poi una bellissima collaborazione con l’amico Tony Corizza con il quale abbiamo prodotto il primo singolo” Kids from Mars”, e l’amico Ricardo Sada che è stato per me, fonte di inspirazione per lo strumentale Nuclear Fallout.

Tante e diverse collaborazioni!

Poi, largo ai giovani: ho collaborato per una song con una giovanissima ragazza Siciliana, Cristiana Anania, per un brano che ADORO: “We are One”. Poi la collaborazione con il mio pupillo Axel Cooper, con il quale ho fatto 3 collaborazioni di cui “Get it On”, l’ultimo singolo. Sempre per i giovani, mi sono rivolto a Francesca Pastore (ElèkTrart) e Leonardo Festa (Fl Graphics) per le copertine dei singoli e dell’album. Sempre avere e dare fiducia ai giovani. Sono il Futuro!

Da quello che sento il vostro è un progetto che ha ancora molto da raccontare, quali sono i piani per il futuro?

Beh, con “Wonderland”, credo di aver chiuso il cerchio della discografia dei Rockets. Per tutto il 2020 faremo promozione per l’album con altri 3 singoli. Un inedito è già pronto. Poi, la cosa più bella sarà l’uscita di un fumetto dei Rockets. Infatti, a novembre, durante Lucca Comics, abbiamo fatto un concerto per la presentazione del fumetto. Devo ringraziare Giani Bono di If Edizioni per avere creduto nel progetto. Continueremo a fare concerti, poi, da grandi, vedremo il da fare.

Spazio libero, le ultime righe sono senza restrizioni, salutate i lettori di Music.it.

Un mega saluto ai lettori di Music.it! Ricordatevi di ascoltare la musica come si deve, non con il cellulare, con le cuffie, chiudendo gli occhi… escluso se state guidando l’auto. Facciamo tanto per cercare di creare suoni belli, cercate di ascoltare senza distrarvi. Un abbraccio dai Rockets! Vi aspettiamo sui nostri social: Instagram e Facebook.