ABSENCE BETRAYAL svela la sua multiformità in DIFFERENCE
Una foto promozionale degli Absence Betrayal.
Una foto promozionale degli Absence Betrayal.

ABSENCE BETRAYAL svela la sua multiformità in DIFFERENCE

Absence Betrayal è una realtà nuova sulla scena metal est europea. Comincia la loro storia da Irkutsk, Russia, si sono ben presto fatti un nome con il loro primo album, “Emotions”, accolto con favore dalla critica. Dopo questo lavoro, che si inseriva negli stilemi classici del symphonic death metal, con una punta di metalcore, Andrey Baranov, produttore, fondatore del solo project Absence Betrayal e cantante, ha stretto una collaborazione con il chitarrista Nikolay Sokolov per affinare il sound in vista di un nuovo album. Il risultato esce adesso con nome di “Difference”. Si tratta di un’opera ancora a metà tra symphonic e death metal, che aumenta la complessità strumentale e fa meno concessioni al metalcore, per acquisire un tono più scandinavo anche nei momenti meno duri.

“Difference” combina con perizia diversi sottogeneri del metal estremo

L’album parte con la ruvida “Faceless Waltz”, che tra riff death metal e un ritornello thrash metal picchia durissimo, per poi rallentare in un finale lento e pesante. La canzone successiva cambia completamente tono, con  “Pathfinder”, una sorta di ballad growlata dal tono buio e riflessivo. Sulla stessa linea la successiva “Egoist”, nella quale la voce del cantante incede lenta e insinuante. Dopo queste due tracce più lente, “Devotion” torna a scuotere i timpani con una classica bomba symphonic death metal, dal ritornello semplice ed efficace, che sembra fatto per i live. “Black Day”, introdotta dal pianoforte, è un’altra ballad, in cui il cantante sussurra malinconicamente, per poi esplodere di rabbia nel ritornello.”Circles”, forse la canzone più atipica e atmosferica dell’album, è il perfetto ritratto sonoro di uno scenario infernale: lenta, brutale, e senza compromessi.

Sempre ben eseguito, l’album può estraniare nella sua varietà ma difficilmente lascerà indifferente l’ascoltatore

Dopo le urla strazianti che chiudono la traccia, l’orecchio dell’ascoltatore è colto di sorpresa da un’altra ballad, “Nostalgia”, che sembra un pezzo dei Lordi. Questi stacchi mostrano certamente la flessibilità e creatività di Absence Betrayal, ma sono anche abbastanza da rendere il tutto non esattamente organico. “Nowadays” è un altro pezzo che funziona al meglio se inscenato su un palco, forte dell’handclapping che sostiene il finale. Così anche “N.A.S.”, che conferma la formula black metal senza snaturarla particolarmente. La luciferina “Black Sabbath” invece mette in mostra tutta la propensione sinfonica della band, tirando fuori un’ interessante intarsiatura di organo. “Whore from Cover” parte cattivissima, per poi sorprendere con un curioso intermezzo di basso a metà canzone. “Difference” si chiude con “We Were Born to Die”, pezzone melodic death metal piuttosto standard, ma ben eseguito.

L’impressione finale che lascia “Difference” è, per l’appunto, quella di una notevole variazione tra i (sotto) generi preferiti del progetto Absence Betrayal, variazione che a volte è così vertiginosa da risultare estraniante, ma che è eseguita con una perizia che lascia ben sperare per il futuro. “Difference” è un lavoro interessante e complesso che , nonostante non crei nessuna nuova strada, ne percorre un ampio numero e non potrà non solleticare il palato degli appassionati di metal estremo. La sfida del neo formato duo sarà scolpire un sound più personale e inconfondibile. Del resto, gli strumenti sembrano esserci.