Rosita, benvenuta su Music.it! È un vero piacere averti sulle nostre pagine: siamo molto curiosi di conoscerti! Dunque, non perdiamoci in chiacchiere e rompiamo subito il ghiaccio con un tuo ricordo, particolarmente importante, legato alla tua vita musicale.
Tra i ricordi più importanti, stimolanti e anche disarmanti c’è sicuramente l’incontro con Niccolò Fabi: per me è stata una sorta di incontro con il guru di turno, è una persona incredibile. Di solito, nell’immaginario collettivo delle persone, si tende un po’ ad idealizzare cantanti e persone che fanno arte. Anche per me era la stessa cosa: Niccolò Fabi è sempre stato uno degli artisti più importanti della mia vita.
Chi era per te Niccolò Fabi prima di conoscerlo dal vivo?
Prima di conoscerlo era sostanzialmente le sue canzoni: io riuscivo solo a visualizzarlo attraverso quello che diceva e come lo cantava. Tra l’altro, sempre prima di incontrarlo, avevo il suo disco nel mio stereo da circa un anno e non immaginavo che lui fosse una “persona vera”, come si è dimostrata: umilissima e con molte cose da insegnare, sia musicali che non. Infatti, si è rivelato un ottimo insegnante ma anche un amico, un uomo premuroso che si reinventa giorno dopo giorno, anche dopo venti anni di carriera. Quindi a prescindere da quello che facciamo noi musicisti, possiamo anche essere altro: è sbagliato identificarsi soltanto con quello che si scrive.
Qual è il più grande insegnamento che hai tratto da questa esperienza?
Devo dire che mi ha colpita il suo approccio alla vita che poi di riflesso diventa un approccio alla musica, e per me le due cose non sono molto distanti, non credo ci sia molta differenza. Questa esperienza mi ha fatto credere più in me stessa e mi ha fatto pensare: «Allora anche Rosita lo può fare, perché anche io sono una persona». Quell’incontro ritorna spesso nella mia mente, mi sono ricreduta e, da quel momento, mi sono sentita all’altezza di questo mondo musicale che rimane sempre un po’ troppo idealizzato.
A livello di scrittura, invece, quali sono stati i suoi consigli?
Niccolò Fabi sicuramente mi ha insegnato l’autenticità di un testo. Noi pensiamo a volte che scrivere una canzone sia mettere tremila frasi o figure retoriche. Già quando diciamo “canzoni”, immaginiamo che ci sia una costruzione dietro il messaggio vero e proprio. Non è solo così: sicuramente in una canzone non si scrive una frase così come si dice nella realtà, però i concetti, le sensazioni e i dettagli che ci colpiscono devo rimanere puri, non devono essere contaminati dal fatto che stai scrivendo una canzone e che quindi c’è una post-produzione rispetto alla tua sensazione.
Nata in un paesino della Puglia, ora vivi a Torino. Raccontaci cosa ti ha portata in questa città.
Il trasferimento da una provincia ad una città credo che sia per tutti traumatico. La mia prima tappa è stata Bari, ero comunque in Puglia, quindi vicino alla mia famiglia; è stata la mia prima esperienza fuori casa ed è stata molto significativa. A Bari avevo preso un monolocale, quindi non avevo coinquilini, e la prima notte non ho chiuso occhio; pensavo che tutto fosse sbagliato che dovevo tornare dalla mia famiglia, nel mio paese. Non mi sentivo all’altezza di stare nella città e di vivere da sola, ma ho fatto finta di non ascoltare quelle voci che svolazzavano nella mia testa. Dunque, nei giorni successivi ho cercato un lavoro e sono rimasta per un anno a Bari.
Quale è stato il motivo che ti ha spinta a partire?
Volevo staccarmi da una situazione che non mi piaceva (sia familiare che dal contesto sociale), avevo bisogno di un nuovo spazio, perché quello in cui stavo non mi faceva bene. Il motivo per cui sono andata a Bari è perché conoscevo dei musicisti che suonavano con me, ma oltre a questo non c’erano nuove realtà musicali dove poter crescere. Poi, lavorando nei pub, chiedevo al titolare di turno di poter suonare. Solo successivamente e dopo l’esperienza del Reset Festival, sono venuta a Torino. Questa città mi piace perché non è frenetica. Torino è malinconica ma allo stesso tempo dinamica. Mi piace perché sono anch’io un po’ così. Torino è davvero speciale.
Cos’è successo dopo il Reset Festival?
Dopo il Reset Festival ho avuto un finanziamento da Soundreef, quindi sono tornata a Torino una seconda volta: è come se questa città mi chiamasse e visto che sono molto attenta a questi segnali, perché sono anche fatalista, ho detto: «Io ti scelgo, vengo lì e vendiamo che succede senza troppe pretese». Non posso lamentarmi perché comunque sto facendo una vita bellissima e sto iniziando anche ad essere più serena; nonostante tutte le difficoltà ed i rischi, io sono felice.
Hai una fortissima personalità, un grande coraggio e lo abbiamo notato subito la sera che ti sei esibita a ‘Na Cosetta di Roma: sul palco dai il meglio di te, sai esprimere tutta la tua grinta. Che ruolo hanno avuto ed hanno tutt’ora i tuoi genitori? Ti sostengono in questa tua scelta?
I miei genitori hanno avuto nella mia vita un ruolo importante, mi hanno cresciuta con dei valori ma, soprattutto, mi hanno insegnato a come non essere. Quindi nella loro attuale condizione, non proprio bella, mia madre è semplicemente contenta di vedere che sto lottando per la mia felicità, perché loro stessi avrebbero voluto farlo ma non l’hanno fatto. Il mio essere felice è per mia madre un motivo di gioia. Devo dire che non hanno mai avuto molto pretese sul mio conto, mi hanno lasciato molto libera perché avevano altre questioni a cui pensare.
Quante sono le canzoni che nascondi nel cassetto?
Di canzoni nel cassetto ne ho almeno trecento ma solo trenta saranno decenti, anzi facciamo quindici. In questo periodo sto facendo un po’ di esperimenti, produzione, perché prima di far uscire qualcosa voglio trovare il mio posto nel suono.
Quando potremmo rivederti live?
La settimana passata a Roma è stata molto intensa, praticamente in dieci giorni ho vissuto tre vite. Ora ci sono un paio di date a Torino e forse un paio a Milano. Avrò anche una data a Trento che tra l’altro ho già visitato e mi ci sono leggermente affezionata.
Possiamo quindi pensare che Trento sarà la tua prossima città?
Non credo che sarà la mia prossima città, non credo di poterci vivere, però mi piacque perché mi diete delle particolari sensazioni. Mi sento un’esploratrice e viaggiare mi fa sentire viva; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Rosita, sei stata gentilissima e ti ringrazio per averci regalato parte del tuo tempo. La nostra intervista è giunta al termine ma l’utima parola va a te per aggiungere ciò che vuoi. A presto!
Grazie a te per l’intervista. Voglio semplicemente dire che se non pubblico nulla non significa che sono ferma, anzi tutt’altro. Non pubblico nulla perché sto lavorando tanto dietro alle quinte, in attesa di pubblicare qualcosa di importante. Non punto alla perfezione, non mi importa, ma voglio essere serena rispetto a quello che faccio musicalmente e avere la sensazione di sentirmi finalmente completa.