«Ci basterà ascoltare le dieci tracce inanellate da questo “Wake Up Gregor!!” per capirne il senso e forse persino il dilemma», scriveva Massimo Paladino su Sentireascoltare, in relazione all’album del 2017 dei Samsa Dilemma. E forse si riferiva proprio al cogito kafkiano – ho un problema immondo ed esistenziale, dunque sono.
I Samsa Dilemma tornano con il secondo album “Everyday Struggle”, uscito il 5 maggio 2020, in formazione ampliata. Al duo del 2016 composto da Riccardo Pro (Disagio, Mahatma Transito, No Rock Ben; Pugaciov sulla Luna) e Daniele Sartori si aggiungono Marco Obera, Enrico Dal Fovo, il compositore Enrico Merlin e la violinista Vanessa Cremaschi.
Un dark rock letterario che affonda la chitarra negli abissi onirici di sogni inquieti, con il rischio di svegliarsi e scoprirsi esseri immondi. Così successe a Gregor Samsa, il protagonista dell’opera più celebre di Franz Kafka, e forse la pratica metaforica rimane un monito necessario per il nostro quotidiano. Ecco perché “Everyday Struggle”, ogni giorno una lotta da affrontare, come ricordano le dodici tracce dell’album.
Un dark rock letterario che affonda la chitarra negli abissi onirici di sogni inquieti, con il rischio di svegliarsi e scoprirsi esseri immondi
Un antidoto utile ad alleviare le pene inflitte dal solo vivere esiste, suggerisce “Potion Mood”: «the potion changes my mood, another loop for me, this wine brings me the truth». Mentre al risveglio dai “1000 Nightmares” la speranza ovviamente è quella: restare umani. Ma è nell’espressione “una risata che spacca il più possente dei silenzi” che risiede il cuore anarchico, figlio del rock ’n’ roll, che tanto assomiglia a quello slogan settantasettino “sarà una risata che vi seppellirà”.
Delle dodici tracce, due sono in italiano, a mio avviso le migliori riuscite. La chitarra e la batteria in “Destino” fanno un “patto con Dio”, parafrasando la lirica. Rimane palpabile l’esperienza pregressa della band e la confidenza che rende soffice e piacevole il percorso. Rispetto il precedente album, si continua a circumnavigare l’alt rock con coerenza e tecnica, ma manca un distanziamento tematico che avrebbe favorito ancora di più l’evoluzione del progetto.
Come nella copertina di “Everyday struggle”, si continuerà a danzare sulle note di una esistenza noir dentro le cui quattro mura si si è costretti a vivere.