Diamo il benvenuto su Music.it agli Scarled. Per rompere il ghiaccio raccontateci qualcosa di divertente o di imbarazzante che vi è successo in studio o su un palco.
Quando siamo andati in studio per la prima volta uno di noi (di cui non faremo il nome per non lederne la reputazione) si è schiantato contro un albero cercando di parcheggiare, proprio dritto per dritto, senza nessun accenno di frenata, probabilmente stava guardando da un’altra parte mentre faceva retromarcia e non si è reso conto che l’albero era proprio lì dietro di lui. Il tutto mentre gli altri, piuttosto increduli, morivano dalle risate.
Parliamo subito di “Factory”. Come nasce questo pezzo e cosa racconta?
“Factory” nasce un po’ dall’esigenza di provare a raccontare in pochi versi la sensazione che si prova nel rapportarsi con ciò in cui crediamo e con la nostra quotidianità; è un brano che vorrebbe tentare di ricordarci l’importanza di scavare dentro a noi stessi e di non temere di esporci, di resistere al processo di omologazione in atto nella “fabbrica” che ci vorrebbe in un certo senso tutti uguali. Ci si possono leggere dentro tante cose, ma in fin dei conti ognuno è libero di vederci ciò che preferisce, è un brano che lascia spazio a parecchie interpretazioni, anche personali.
Come descrivereste il vostro sound e il vostro percorso musicale? Dove vogliono arrivare gli Scarled?
Se vogliamo parlare di genere potremmo dire di fare una sorta di elettro-pop con delle atmosfere un po’ malinconiche, e qualche riferimento alle sonorità che hanno contraddistinto gli anni ’80 qua e là; chiaramente è un po’ semplicistico, soprattutto alla luce del fatto che noi per primi facciamo fatica ad incasellarci bene all’interno di un contesto di genere, ci sentiamo abbastanza trasversali e ci piacerebbe che anche chi ci ascolta ci percepisse in questo modo. Potremmo dire che vogliamo arrivare al Lollapalooza Festival, ma la realtà è che per il momento ci stiamo divertendo un sacco a scrivere canzoni e semplicemente vogliamo continuare a farlo!
Quali sono le vostre influenze? Che cosa vi ha spinto a fare musica? Perché?
Presi singolarmente abbiamo un background musicale abbastanza variegato. Di fatto proveniamo tutti e tre da esperienze musicali con tante divergenze e altrettanti punti in comune. Dalla musica pop e new wave degli anni ’80 al progressive inglese, tanto rock e chissà quanta altra roba! Forse alla base dello scrivere musica c’è l’idea che un mondo senza musica sarebbe un po’ come un albero senza foglie, spoglio, freddo e utile solo per arrampicarcisi sopra, di fatto è sempre un albero, non cambia la sua essenza, ma manca di gran parte della carica emozionale che potrebbe offrire, per cui, nel nostro piccolo, stiamo solo provando a rendere il posto in cui viviamo un albero migliore.
Il vostro è un lavoro autoprodotto. Come se la passa il mondo degli “indipendenti”? Come si trova nella scena musicale?
Non è sicuramente un mondo facile, ma d’altronde poche cose lo sono; senza dilungarci però in grandi discorsi sul mercato musicale odierno, ci piace partire dal presupposto che il mondo degli “indipendenti” sia veramente pienissimo di gente in gamba, gente che ha solamente bisogno della curiosità (soprattutto reciproca) delle persone per poter provare ad emergere. Non vogliamo certo star qua a dire alla gente cosa ascoltare e cosa no. Non stiamo dicendo che gli artisti proposti dalle major non vanno bene e chi sguazza nell’underground sì. Semplicemente che la musica non si ferma a ciò che le etichette importanti propongono.
Il video di “Factory” è congegnato come se fosse un film. Come nasce l’idea per questo video? Cosa vuole raccontare?
Il concept per il video è nato dallo scambio di idee tra noi ed il regista (Francesco Gozzo), il problema è che ad un certo punto avevamo talmente tanta carne al fuoco che fare solamente un videoclip ci sembrava un peccato, per cui la verità è che il video di “Factory” è congegnato come se fosse un film proprio perché è in effetti il teaser di un vero e proprio cortometraggio che uscirà entro il 2020!
“Factory” esce in un momento molto particolare. Pensate che sia un buon momento per la musica? Secondo voi dopo cosa succederà?
Sicuramente non è un buon momento per la musica live, questo è evidente. Per il resto, noi cerchiamo di viverla come una fase di transizione, consapevoli che il ritorno alla normalità non sia dietro l’angolo e del fatto che al momento non sappiamo come sarà in termini pratici, ma con la convinzione che lavorare al meglio adesso è fondamentale per non perdere tempo quando si potrà ricominciare a fare sul serio.
Quale futuro ci sarà per gli Scarled e per “Factory”? Idee su come tornare alla normalità?
In attesa che esca ufficialmente il nostro terzo singolo (sarà fuori entro fine Maggio), ci stiamo tenendo impegnati e continuiamo a scrivere pezzi nuovi in attesa di poter tornare in studio a registrare. Se sapessimo come tornare alla normalità lo avremmo già detto a tutti, per ora cerchiamo di osservare ossequiosamente le norme che ci vengono imposte e di essere i migliori cittadini possibili, poi si vedrà
Ultima domanda, il classico “Fatevi una domanda e datevi una risposta”. Che ci dite?
Scarled come sarà il vostro prossimo singolo? Non vorremmo sbilanciarci troppo ma sicuramente vi piacerà!