Cari Sixcircles, benvenuti nel salotto di Music.it! Siete insieme solo da otto mesi, in soli tre avete partorito “New belief”, raccontateci un aneddoto esilarante capitatovi in questi mesi di duro lavoro.
Ciao, grazie mille per la disponibilità. È la prima intervista che facciamo per questo progetto, quindi premio speciale per te! Per quanto riguarda l’aneddoto esilarante, ricordo – anche se non userei strettamente quell’aggettivo – il senso di urgenza febbrile, lo stimolo creativo immediato, l’esaltazione che abbiamo provato una volta deciso di comporre musica e testi per questo progetto durante i mesi di agosto e settembre dell’anno scorso. Il materiale finito su “New belief” è stato assemblato con una spontaneità mai sperimentata prima, dunque è stato come se avessimo sempre voluto realizzare un disco del genere.
Doveva essere fatto.
La convergenza di intenti è stata immediata. Ricordo telefonate interminabili a tutte le ore del giorno e della notte per condividere idee su arrangiamenti, testi, armonie vocali o anche solo per far ascoltare qualche demo casalinga o qualche pezzo in fase embrionale con solo chitarra acustica e voce. Insomma, è stato un processo liberatorio, ed è stato esilarante constatare la semplicità con cui tutto ha preso forma.
Quali coincidenze astrali, o quali sostanze stupefacenti, hanno portato alla nascita dei Sixcircles?
Nonostante avessimo condiviso il palco più volte negli anni passati, ci siamo conosciuti durante un tour fatto insieme fra Spagna e Francia con i rispettivi gruppi estremi, Haemophagus e Restos Humanos, nel gennaio del 2017, dunque in un contesto di assoluta ignoranza e ferocia death metal. Durante il giorno, in furgone, parlavamo continuamente di dischi e gruppi, scoprendo una grande affinità musicale e ipotizzando di collaborare quanto prima in qualche modo. Solo nell’estate dello stesso anno, e solo dopo una particolare conversazione su The Brian Jonestown Massacre, abbiamo deciso di avviare un progetto musicale nel quale poter riversare il nostro amore per psichedelia, blues, acid folk, garage, kraut e dark rock.
Il titolo del vostro nuovo album, uscito il 16 Aprile, è “New belief”. Quali consapevolezze avete appreso e maturato lavorando a questo progetto? Quali difficoltà avete riscontrato?
Il “nuovo credo” cui fa riferimento il disco è la forza propulsiva e generatrice che ha animato il progetto. Sono cambiate molte cose nelle nostre vite, adesso viviamo insieme, e tramite i Sixcircles siamo stati in grado di concederci uno spazio musicale, emotivo, ideale e personale senza precedenti per noi. Nel corso degli anni, nei nostri gruppi abbiamo avuto modo di sviluppare individualmente molte delle componenti musicali che solo in questo disco abbiamo tentato di racchiudere organicamente. La genesi di questo gruppo si fonda su una risonanza reciproca molto forte, dunque la sua realizzazione è stata bella, divertente e intensa.
Il vostro genere aleggia tra psych, fuzz rock e acid folk, ma quali sono i generi e i gruppi che più vi hanno influenzato?
Sicuramente Loop, The 13th Floor Elevators, Syd Barrett, Swans, Rain Parade, Mark Lanegan ma anche Howlin’ Wolf, Dead Can Dance, Opal, The Black Angels.
Toglietemi una curiosità: perché avete scelto il mastering analogico su nastro per completare il vostro album?
Era uno sfizio che volevamo toglierci da tempo, e quando siamo andati a registrare ai Mal de Testa Studios di Daniel Grego a Tombolo (Padova) avevamo già in mente di procedere in quella direzione. Non cercavamo il vintage a tutti i costi ma sicuramente non avevamo intenzione di avere un risultato finale eccessivamente pulito e gelido. Il trattamento su nastro fatto da Daniel, insieme alla decisione di usare il minor numero possibile di strumenti digitali, ha contribuito a sgranare il mix e ad avere quella sorta di ruvidezza da necrosound black metal anche su pezzi che magari, dal punto di vista musicale, possono ricordare le atmosfere di Roy Orbison o The Pretenders. Questo contrasto ci attraeva molto.
Cosa vi aspettate da questo album? Quali sono i progetti per il futuro?
Il disco uscirà nei prossimi mesi in LP per Nasoni Records e in CD per Phonosphera. Sicuramente faremo un concerto di presentazione non appena avremo le prime copie, visto che non abbiamo mai suonato dal vivo, ma dovremo prima creare una formazione live ad hoc. Oppure faremo qualche concerto in assetto acustico per puntare ad avere il massimo dell’intimità e del raccoglimento. Siamo inoltre molto impegnati con i nostri gruppi, e in particolare la promozione dal vivo dei nuovi album di Messa, Assumption e Cavernicular richiede un discreto sforzo per entrambi. In ogni caso speriamo di fare vari più concerti possibile anche come Sixcircles.
Se doveste scegliere di fare un featuring con un artista contemporaneo, chi scegliereste e perché?
Sarebbe un sogno avere qualche parte di chitarra di Dylan Carlson in futuro, ma credo che sia il genere di cose destinate a rimanere nel regno della pura immaginazione. A parte lui, contemporaneo ma con pur sempre una trentina d’anni di carriera alle spalle, ci diverte pensare ad una collaborazione con gli Aluk Todolo o con Sami Hynnien degli Opium Warlords, ex Reverend Bizarre e mille altri.
Avete venti secondi per creare uno spot pubblicitario che mi convinca (non c’è bisogno, sono già una vostra fan) a comprare il vostro nuovo album… Via!
“Sono gli Al Bano e Romina Power del dark rock psichedelico. Cattivo gusto, candele e incenso dappertutto. Sai di volerli anche se non te ne fotte niente. Il loro nome è Sixcircles. Comprali adesso!”
La nostra intervista è purtroppo giunta al termine, c’è ancora qualcosa che volete dirci?
Grazie ancora a te e a Music.it per l’opportunità. A presto!