Ho ascoltato l’ultimo disco dei Stanley Rubik, progetto musicale di Roma, autodefinito Post Electro. Secondo con la torinese “Inri”, la prima etichetta discografica italiana che ti parla su WhatsApp, è uscito per il mondo l’11 Gennaio 2019. 10 tracce e multiple impronte che scoperchiano una nervatura, in “Tuttoècomesembra” costruiscono una via con le sue crepe. Sì, perché per dire che “Tuttoècomesembra” se ne è ammesso il dubbio. Per distensione, raffinati punti di luce in acque scure.
Le prospettive sono letteralmente mobili e Stanley Rubik le fa vibrare a una certa, fascinosa intensità. Sono bravi Dario, Gianluca e Andrea con la manipolazione del silenzio. In maschera sul palco, il power trio è vincitore di due contest di tutto rispetto: il “Lunga Attesa” 2016, facendo una canzone del testo scritto da Cristiano Godano e che ha permesso alla band di aprire diverse date dei Marlene Kuntz.
10 tracce e multiple impronte che scoperchiano una nervatura, in “Tuttoècomesembra” costruiscono una via con le sue crepe.
Del 2018, invece, il singolo estratto che aveva anticipato l’uscita di “Tuttoècomesembra”, Kreuzberg”. Realizzato da Dario Di Gennaro e Laura Fazzi, il videoclip del brano è risultato come miglior video indipendente autoprodotto per V.I.C. 2018. Va detto che gli stesso Stanley Rubik hanno realizzato un video, in rete su YouTube, di “Lunga Attesa”, la canzone. Lo menziono perché “Tuttoècomesembra” mi ha incuriosita quasi inevitabilmente attirando l’attenzione per i molteplici richiami che passo dopo passo illuminano il cammino a intermittenze rapide ed estese frequenze. Tra molti, sento Alberto Ferrari – Verdena –.
Campioni, armonizzatori, tastiere, distorsioni, drumming, voce e vocalizzi. Tutto è messo a servizio di un’esplorazione di certe geometrie sonore. Un filo rosso, però, “Tuttoècomesembra” ce l’ha, esiste. E sembra lo tessano le tracce che nella forma sanno farsi trame e che sempre restituiscono qualcosa. Infatti, si sente una certa familiarità che poi, arriva puntuale. Un’ orecchiabilità emotiva, che scende nell’esperienza o che lì arriva a dirigersi. Ecco, un po’ come il montaggio di “Lunga Attesa”: vivo.