STEFANO FUCILI: "Non è il solito tormentone, ma è solo una bella canzone"
Il cantautore Stefano Fucili in uno scatto promozionale.
Il cantautore Stefano Fucili in uno scatto promozionale.

STEFANO FUCILI: “Non è il solito tormentone, ma è solo una bella canzone”

Ciao Stefano Fucili, benvenuto su Music.it! Mi fa molto piacere scambiare qualche parola con te, ma non perdiamoci in chiacchiere e iniziamo subito. Raccontaci un aneddoto della tua vita musicale particolarmente imbarazzante che ti è rimasto impresso.

Imbarazzante? Te lo dico subito. Lo scorso anno eravamo alle Isole Tremiti per due concerti dedicati a Lucio Dalla. All’inizio del concerto parte un pezzo dove io suonavo la chitarra acustica e cantavo. Ad un certo punto la chitarra non funzionava più. Ero con la band e in quel caso non avevo la chitarra di emergenza, (che da ora in poi porterò sempre!), perché per questioni di trasporti nell’isola non è semplice portare troppe cose. Successa questa cosa il chitarrista elettrico mi passa la sua chitarra, poggio la mia, prendo l’altra, provo e non funziona neanche quella, questo perché c’è stato un problema con un jack. Tutto questo è stato piuttosto imbarazzante ma alla fine ci siamo fatti una risata, siamo andati avanti e il concerto è andato bene. Quindi da adesso porto sempre una chitarra un po’ più piccola e più comoda. Ovviamente da allora non è più successo!

Cantautore, chitarrista, compositore e arrangiatore. Facciamo un salto nel passato: quando hai iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica?

Sin da piccolo c’è sempre stata una grandissima attrazione per la musica. All’età di quattro anni nei viaggi in macchina provavo a imitare con l’inglese maccheronico le canzoni alla radio, soprattutto straniere. Alle elementari ho avuto lo xilofono, la prima chitarra a nove anni e, successivamente, le band nei garage. La prima passione è stata per il rock angloamericano: gli Oasis, The Police, i R.E.M. e gli U2. Parallelamente mi sono avvicinato ai grandi cantautori della musica italiana come Lucio Dalla, Francesco De Gregori e Lucio Battisti.

A proposito di generi, qual è quello che attualmente senti più tuo?

Sono una persona molto curiosa. Essendo del segno dei gemelli devo sempre esplorare terreni nuovi, sono sempre attento ai generi diversi. Quindi in realtà ho dato dei riferimenti, ma ho sempre ascoltato un po’ di tutto. Anche tanta musica elettronica, fra tutti i Depeche Mode. Ad oggi, ringraziando Spotify, ho avuto la possibilità di andarmi a esplorare l’indie italiano. Penso ad artisti quali Calcutta, Thegiornalisti e Frah Quintale, che trovo molto interessanti e che mi hanno ispirato. Infatti, i brani su cui sto lavorando per il nuovo album nascono da queste contaminazioni, portandomi dietro sempre il mio background. Questa è un po’ la mia nuova linea che se la dovessimo catalogare la potremmo definire elettro-pop, anche vagamente dance-pop, quindi elettronica mescolata con chitarre elettriche e anche brani che siano ballabili. Tutto ciò è differente rispetto alle cose che ho fatto prima che sono più cantautorali.

Parlaci del tuo nuovo singolo “Ballare Ballare”. Possiamo definirlo un tormentone?

“Ballare Ballare” è il mio biglietto da visita per iniziare questa mia “nuova era” (come direbbe Jovanotti). È un tentativo di tormentone, ma non preoccupatevi: «Non è il solito tormentone, ma è solo una bella canzone», questo è il mio slogan. Secondo me il tentativo è fare una canzone divertente, movimentata, energetica e allegra per l’estate, ma che nasconda anche un significato più profondo.

Di quale significato si tratta e come nasce l’idea del burattino-scheletro che hai usato come protagonista del videoclip?

Ero nella mia città, Fano, e mentre passeggiavo nei pressi del mercato incontro un’artista di strada che manipolava un burattino-scheletro dandogli vita, facendolo ballare e cantare. Mi ha colpito moltissimo e sono rimasto incantato a guardarlo. Poi mentre stavo andavo via mi si è accesa la lampadina e ho avuto l’idea di usarlo come protagonista del videoclip. Per me il burattino-scheletro rappresenta la nostra parte dormiente e controllata. Questo assopimento dell’anima è dovuto allo stress quotidiano, al troppo lavoro. Il burattino, preso da un’energia positiva che è la musica, ma anche dall’amore, la sensualità, il contatto umano, inizia a vivere, a ballare e contagia tutta una serie di personaggi (la giovane ballerina di danza classica, il manager, il bambino che sogna di diventare un’astronauta) e a loro volta abbandonano il loro assopimento e iniziano a scatenarsi e a rivivere.

Stefano Fucili, raccontaci di più.

Questa idea della canzone che poi pervaderà in maniera più o meno differente un po’ tutti i testi del prossimo album, viene da una mia esperienza pregressa, dal mio album del 2014 che si chiama “Vita Libera”, dove ho affrontato in maniera sempre leggera ma un po’ più approfondita i cosiddetti temi della decrescita felice, cioè dell’idea che nella nostra società si sta troppo dietro al consumo, alla produzione, al lavoro a tutti i costi, all’economia e ci fa perdere un po’ di umanità che invece dovremo riscoprire. Questa è la linea di fondo che in queste nuove canzoni ho cercato di riportare in una maniera più leggera, divulgativa e “quotidiana”.

In che periodo dell’anno hai scritto “Ballare Ballare”?

I pezzi sono venuti spontaneamente, non avevo nessun progetto di album. Sono stati scritti tra settembre del 2018 e marzo di quest’anno, ma “Ballare Ballare” è stato scritto di getto una mattina di ottobre. Alle cinque mi sono svegliato presto, mi sono fatto un caffè (ero stressato dal troppo lavoro e dagli impegni), ho aperto un file di drive e ho scritto tutto il testo già con un’idea della ritmica e della melodia. Avendo accumulato un senso di monotonia e di stress, sognavo una spiaggia d’estate e ripensavo magari a quei bellissimi colpi di fulmine che tutti abbiamo vissuto almeno una volta nella vita, dove incroci uno sguardo e si accende una scintilla e vivi poi una notte meravigliosa che finisce lì oppure diventa il matrimonio; questa era un po’ l’idea di base. Poi la parola ballare mi piace perché significa tante cose: il movimento, la sensualità, ma anche la libertà. È una canzone perfetta per la stagione estiva.

Quando potremo stringere tra le mani il tuo nuovo album?

Sempre parlando della “nuova era”, il brano “Ballare Ballare” è il primo pezzo che faccio con l’etichetta RNC Music, che lavora molto forte con l’estero. Infatti, è già uscito in Russia e uscirà in Brasile; quindi stiamo lavorando sull’Italia che chiaramente è fondamentale e siamo anche contenti perché ci sono molte radio che la stanno passando. Ci sono già i brani che ho già scritto, e sono circa dodici, però dobbiamo lavorare sulla produzione, quindi porteremo avanti il lavoro dell’album. Molto probabilmente uscirà un altro singolo in autunno e poi l’anno prossimo, quando i tempi saranno maturi, usciremo con un Ep o con l’album, comunque uscirà nel 2020.

Interpreti e componi dei brani per Coccole Sonore. Dove trovi l’ispirazione per scrivere queste canzoni per i bimbi?

Collaboro da due/tre anni con “Coccole Sonore”. Loro sono il canale YouTube dedicato ai bimbi più popolare che c’è in Italia. Per me è bellissimo il fatto di poter regalare un sorriso ai bimbi molto piccoli di 2-5 anni, è veramente una cosa meravigliosa! In più devo anche ringraziare “Coccole Sonore” e il manager Carlo Rossetti, per avermi regalato la possibilità di poter realizzare il mio sogno da bambino e cioè quello di diventare Bert di Mary Poppins, il cantastorie, perché io dentro “Coccole Sonore” entro nel cartone animato e interagisco con i personaggi. Questa cosa mi sta dando popolarità e mi sta costruendo il pubblico del futuro. Un dato incredibile è la mia versione di “Jingle Bells” con l’ukulele, ha superato i 10 milioni di views, che è un dato da primo posto in classifica. Ritornando alla domanda, spesso facciamo anche dei classici, però la cosa bella è anche scrivere le canzoni e a volte le compongo proprio insieme a Carlo Rossetti che è anche un musicista ed è un gioco molto bello poter fare questa cosa.

Hai collaborato con Lucio Dalla: racconta ai lettori un pensiero sull’artista.

Nessuno può negare che sia stato uno (nel senso di quattro, cinque) dei più grandi artisti della storia della musica italiana, nonché uno dei più grandi della storia della musica internazionale. Perché “Caruso” è una delle poche canzoni italiane più popolari al mondo. Aver avuto la fortuna e l’opportunità di conoscerlo per diversi anni e vederlo lavorare in studio è stata un’esperienza incredibile. Lui era sempre alla ricerca di quella canzone che potesse arrivare a tutti. Quando lui si sentiva alla radio era il bambino più felice del mondo. Nelle canzoni come “Le rondini” e “Tu non mi basti mai” è un continuo ripetere di quello che lui voleva essere, cioè lui voleva essere gli altri. È stato grande perché, mentre magari tanti altri stanno nella torre d’avorio e con le guardie del corpo, lui stava in mezzo alla gente. La cosa meravigliosa è che poteva arrivare il ragazzino che ha scritto il primo pezzo, lo portava a lui che gli dava l’attenzione e il giusto rispetto, tenendoti al suo stesso livello come avrebbe fatto con Luciano Pavarotti o Gianni Morandi. È stata un’esperienza indimenticabile, un grande insegnamento.

Quale messaggio vorresti mandare a chi sogna di vivere con la musica?

Personalmente devo dire che ho anche altre attività lavorative che mi permettono di poter vivere. La musica è per me comunque un lavoro e io mi definisco un artigiano della musica proprio perché faccio anche cose diverse; mi reputo fortunato perché faccio quello che mi piace e lo faccio con passione e questa credo che sia la cosa più importante per tutti quelli che vogliono cercare di fare quella strada, anche come lavoro principale: il divertimento, la passione, la voglia di fare e l’entusiasmo deve essere sempre il primo motore. Al giorno d’oggi, una cosa molto importante è essere imprenditore di sé stessi; i giovani devono usare tanto il Web per poter divulgare i propri lavori, perché poi è da lì che molte cose vengono fuori, ci sono tantissime opportunità.

Stefano Fucili, la nostra intervista è giunta al termine. Ti ringrazio per il tempo che hai passato con noi. L’ultima parola va a te, saluta i lettori come meglio credi. A presto!

Vi invito tutti ad andare a cercare e ascoltare almeno una volta “Ballare Ballare”. Ma soprattutto auguro a tutti di poter trascorrere una meravigliosa estate ballando, in tutti i significati che la parola può avere quindi vivendo liberi e, perché no, trovando l’amore, la passione e la felicità. Ciao!