Dò un caloroso benvenuto a Stefano Vergani su Music.it! Per rompere il ghiaccio, ti andrebbe di raccontarci un episodio divertente, emozionante, o semplicemente strano che ti è capitato durante la tua carriera artistica?
Qualche anno fa ho avuto il privilegio di aprire un concerto di Gianmaria Testa e, mentre lui scendeva dal palco dopo il sound check, pensò che io fossi qualcuno dell’organizzazione e mi chiese se fosse arrivato del vino bianco. Io risposi che non lo sapevo e che ero il ragazzo che avrebbe suonato prima di lui e ci facemmo una bella risata.
Nel 2017 hai deciso di lasciare la Brianza e vivere in un ranch in Sicilia. Un cambio di vita non da poco! Puoi raccontarci il perché di questa scelta? Cosa è cambiato da allora?
Ma direi che la mia vita è cambiata in modo totale, a livello personale e questo ha probabilmente influito anche dal punto di vista artistico. Non c’è un vero perché della scelta, è stata una cosa naturale.
Mentre ascoltavo il tuo ultimo album, “Mi sono giusto allontanato per un attimo”, la sensazione principale che ho provato è stata una forte serenità. Sei così rilassante anche nella vita?
Assolutamente no, però la musica mi aiuta molto a concedermi delle pause e a trovare pace.
Nel 2005 hai pubblicato il tuo primo disco, “La musica è un pretesto la sirena una metafora”. Da quell’album, cos’è cambiato? Cos’è rimasto uguale?
È cambiato il mondo della musica stesso, tutti i suoi meccanismi, tutto è diventato più veloce che non è una cosa buona dal mio punto di vista. Di uguale è rimasta la passione e gli amici che ancora mi accompagnano da allora nella musica
Nella pacata ironia della tua musica ho rivisto cantautori come Eugenio Finardi e Ivano Fossati. Ma tu a chi ti senti vicino? Quali sono i cantautori (ma anche artisti in generale) di cui senti di più il segno addosso?
Io ho ascoltato sin da piccolissimo tutta la grande musica italiana per cui da Francesco Guccini a Fabrizio De André, passando da Franco Battiato a Ivano Fossati a Paolo Conte e sicuramente ho assorbito molto nel mio modo di scrivere e di comporre. Ultimamente mi sento soprattutto con questo disco molto più libero di qualche anno fa.
Nel disco si coglie a tratti una sottile critica alla “velocità” e aggressività della società e della musica moderne. Cosa ne pensi della trap e del rap, generi che oggi vanno per la maggiore e che sembrano lontani anni luce dalle sfumature dei tuoi ritmi?
Non è una musica che frequento molto, ascolto ogni tanto qualche cosa per pura curiosità ma non riesce sinceramente a emozionarmi, a darmi qualche cosa. Per fortuna piace a un sacco di gente.