STRAWMAN & THE JACKDAWS: "Ci definiamo una band da ascoltare live"
I Strawman & The Jackdaws in uno scatto promozionale.
I Strawman & The Jackdaws in uno scatto promozionale.

STRAWMAN & THE JACKDAWS: “Ci definiamo una band da ascoltare live”

Ciao Strawman & the Jackdaws! Cominciamo subito l’intervista rompendo il ghiaccio. Raccontateci qualcosa di imbarazzante successa durante le vostre esibizioni, prove, o comunque legato alla vostra carriera musicale. A noi di Music.it piace iniziare con un sorriso.

È difficile sceglierne una sola dopo tutti i concerti fatti assieme, forse quella più imbarazzante è successa durante la data di Belfast nel nostro primissimo tour irlandese. Dopo aver fatto scaldare le poche persone che si erano radunate nella prima fila per ascoltarci, un ragazzo dall’aspetto di un bodybuilder ha vomitato per il troppo saltare (e forse il numero eccessivo di Guinness) su ogni singolo fan nella prima fila. Di conseguenza abbiamo finito il live davanti a lui e pochissime altre persone.

Strawman & the Jackdaws, il vostro gruppo è nato nel 2017 e siete una band alternative folk con base a Dublino. Come è nata la vostra unione musicale interculturale?

I tre componenti italiani del gruppo provengono tutti da città diverse e non si conoscevano prima di formare la band: Jacopo Stofler (chitarra) da Brescia, Michael Reolon (batteria) da Belluno, Riccardo Ranzani (voce) da Torino. Tutti e tre si sono trasferiti a Dublino nel 2017 per iniziare gli studi presso il British & Irish Modern Music College (meglio noto come BIMM Dublin). Durante la prima festa universitaria si sono incontrati in un pub e, forse grazie a qualche birra di troppo, hanno avviato il progetto al quale poi si sono aggiunti Niall Stewart (basso) e Rory Fleming (sassofono), musicisti già attivi nella scena musicale irlandese.

Musica italiana, musica anglosassone e folk irlandese. Il vostro gruppo è una ricetta, dateci gli ingredienti giusti per far uscire la miglior presentazione di voi stessi.

La nostra vera fortuna è dovuta dal diverso background musicale di ogni singolo membro del gruppo, è quindi difficile etichettare il nostro genere come appartenente a musica irlandese o anglosassone. Dentro un brano di Strawman & The Jackdaws si possono racchiudere tante sfumature che vanno dal folk al punk, dal fusion al post-rock senza nessun preconcetto o schemi da seguire.

Presentazione fatta, parte la sigla: la vostra versione live di “Bella Ciao”, il vostro video YouTube che vanta più visualizzazioni. Il canto partigiano è rinato grazie alla serie Netflix “La casa di carta”. Qual è stata, invece, la reazione del pubblico di Dublino?

Quello è stato per noi un azzardo, avevamo paura che il pubblico irlandese non lo apprezzasse quanto noi. Fortunatamente però dopo aver visto la reazione di ragazzi italiani e spagnoli ai nostri concerti anche gli irlandesi hanno fatto in fretta ad unirsi al pogo. Ci ha sorpresi il fatto che molti irlandesi ci hanno chiesto più volte di spiegare tutto ciò che sta dietro il significato di questa traccia.

Rimanendo in tema di serie, in stile Black Mirror, per non farvi fermare da questo momentaccio di stallo, avete organizzato un live a distanza, unico modo per comunicare con i componenti irlandesi della band. Il canale Dublin City Today ha promosso la vostra iniziativa. Pensate di farne altri?

Dopo aver ricevuto molti commenti positivi sul video fatto a distanza ci piacerebbe condividere altro materiale con i nostri fan ed amici. Il video un po’ improvvisato di “Knock On Wood” vuole essere un messaggio di speranza per attraversare al meglio questo periodo difficile per tutti.

Come band folk, amate molto le esibizioni in strada, a contatto con il pubblico. La tecnologia, per quanto può creare momenti di condivisione, manca, e direi per fortuna, di ricreare l’energia propria di un live. Pensate che questo momento serva per rivalutare ancor di più l’impatto positivo della musica dal vivo?

Ci teniamo sempre a far sapere a chi ci ascolta che noi ci definiamo una band da ascoltare live. Ci piace molto registrare ma l’emozione e l’adrenalina che ci dà il pubblico è la stessa ragione per cui abbiamo intrapreso questa strada. L’interazione tra noi e il pubblico ai concerti è qualcosa di indescrivibile. Quello che diciamo sempre è che per loro lo show siamo noi ma per noi lo show sono loro, questo rende noi e il pubblico uno spettacolo unico. Non sappiamo quando tutto potrà ricominciare ma speriamo davvero che questo momento di stallo sia un’opportunità per le persone di realizzare quanto sia bello sentirsi vivi ad un concerto saltando e urlando tutti assieme.

Sempre sul vostro canale YouTube, i vostri due singoli vantano, e lo reputo un dato interessante, carrellate di commenti positivi. Quanto cercate di creare un rapporto social con il vostro pubblico?

Anche noi siamo sempre felicemente colpiti nel leggere i commenti delle persone ai nostri video, specialmente perché la maggior parte di questi arriva da persone che ci hanno sentiti suonare dal vivo. Non siamo tanto una band da social ma cerchiamo sempre di mantenere un contatto con il nostro pubblico anche a distanza, specialmente in un periodo come questo.

Siete in diretta Facebook e potete far collegare qualsiasi star del panorama musicale. Chi scegliete?

Sarebbe difficilissimo per noi scegliere, visto che i nostri idoli sono tutti molto diversi. Forse uno su cui saremmo tutti d’accordo è Aimone Romizi dei Fast Animals And Slow Kids per la sua energia e la passione che dimostra per la sua band, riassunte nella frase «se avete una band o un progetto credeteci sempre perché un giorno potrebbe trasformarsi nella vostra vita» detta durante i loro live.

Il 2019 è stato l’anno del mini-tour in Italia tra Milano, Belluno e Torino. Il 2021 (cancellando questo 2020) deve essere l’anno del big-tour. Disegnate le tappe dei vostri sogni.

Sicuramente recupereremo le date cancellate e perse quest’estate e quindi tornare a suonare in Irlanda, Italia e suonare per la prima volta in Russia. Il sogno è quello di calcare per la prima volta i palchi internazionali di paesi come Germania, Inghilterra, Olanda e Francia e perché no anche Asia, America e Australia, visto che sognare costa meno che comprare il biglietto aereo.

Bene, l’interrogatorio è finito. Ora potete chiedere qualsiasi cosa ai nostri lettori. Tranne, purtroppo, di uscire dalle loro case.

Cercate di trovare nell’arte, nella musica e in ciò che amate la forza e il desiderio di rivincita verso questo periodo difficile. Prendetevi cura l’uno dell’altro e vi preghiamo di andare a vedere un concerto quando tutto questo sarà finito.