SUBMEET: il disordine sonoro oscuro e alienante di "Terminal"
I Submeet in una foto promozionale.
I Submeet in una foto promozionale.

SUBMEET: il disordine sonoro oscuro e alienante di TERMINAL

Submeet, cover "Terminal"Ad un primo ascolto “Terminal” porta in scena sonorità post-punk, miscelate a una vena noise prepotente e densa di suoni bassi e “opprimenti”. Scelta sonora molto particolare che sembra quasi schiacciare l’ascoltatore sotto questo tappeto sonoro corposo e cupo.

“Terminal” prende ispirazione dal rumore di fondo che possiamo sentire dentro il terminal di un qualsiasi aeroporto. Tra questo sottofondo “zanzaroso” e i molteplici controlli ai quali siamo sottoposti prima di salire su un aereo, prende vita il primo lavoro dei Submeet. La cosa che sembra emergere dall’ascolto del disco è proprio questo senso di alienazione e di disordine sonoro.

“Terminal” dei Submeet è un lavoro interessante che ha buone potenzialità e lascia aperti molti scenari favorevoli alla band

La scelta concettuale e sonora messa in campo dai Submeet è affascinante e rende molto bene l’idea, ma è altrettanto rischiosa. Focalizzare il sound della band su questa vena noise densa di bassi può rivelarsi, infatti, un’arma a doppio taglio. Se da una parte otteniamo una resa sonora “granitica” e avvolgente, dall’alta si tende a penalizzare le sonorità più alte che restano in sordina, come fossero poco importanti.

Se prendiamo come esempio i brani del disco il grosso del lavoro è svolto dalla sezione ritmica e, ovviamente, dalla voce. Le chitarre risultano quasi al margine e hanno il compito di “sporcare” il sound, emergendo quasi con fatica.

Quest’anima noise è forse lasciata troppo in sordina ed è comunque carica di bassi. Il risultato è che, appunto, va ad impastare ancora di più il sound lasciandolo, sì, avvolgente ma anche poco definito. I Submeet hanno un gran bel sound, ma congegnare il noise in questa maniera, per quanto interessante, forse tende a penalizzarli un po’. O almeno questo è quanto emerge dal mixaggio del disco.

La cosa che sembra emergere dall’ascolto di “Terminal” dei Submeet è proprio questo senso di alienazione e di disordine sonoro

Ovviamente, ricorrendo a soluzioni sonore e compositive del genere, l’altro rischio che si corre è quello di peccare di ripetitività, soprattutto durante alcuni intermezzi strumentali. “Terminal”, tenendo conto del suo essere un disco di esordio, è un lavoro interessante che ha buone potenzialità e lascia aperti molti scenari favorevoli alla band.

Sicuramente i Submeet sono una band da tenere d’occhio perché riescono a tirare fuori molte idee e molto carattere e, in un mercato discografico sempre più saturo e standardizzato, non è cosa da poco.