Se avete voglia di fare un’affascinante traversata tra le ammalianti località del Friuli Venezia – Giulia, I Corte di Lunas hanno quel che fa per voi. “Tales from the Brave Lands”, l’ultima fatica della band, miscela sapientemente sonorità celtic e folk, senza rinunciare a un frizzante rock medievale. Un connubio splendidamente riuscito nelle 11 tracce che cullano l’ascoltatore guidandolo tra le varie storie.
Non tendono la mano, non guidano fisicamente; indicano però la via a chiunque voglia intraprendere questo viaggio e perdersi tra i loro racconti, ambientazioni e personaggi. Ah, però vi devo avvertire: se durante questa armoniosa passeggiata percepirete un irrefrenabile desiderio di togliervi le scarpe e per ballare a piedi nudi come satiri infervorati, è del tutto normale. Seguite quell’istinto, non ve ne pentirete.
L’apripista “Tiare” porta subito in un mood solenne. È quasi possibile percepire il vento, presente nella traccia, che soffia accarezzando il viso e pizzicando la pelle col suo freddo, ma piacevole tocco. Si aggiungono echi, deboli bisbigli, allora la ghironda crea un’atmosfera quasi minacciosa accompagnata da minimali, ma decise percussioni. La splendida, sinuosa e potente voce di Jo prende il sopravvento, chiudendo il cerchio. Anzi, aprendolo, perché siamo solo all’inizio.
La voglia di addentrarsi e nutrirsi di “Tales from the Brave Lands” continua. Procedendo ci si imbatte in “The Castle of Gemona”, e l’aria si fa più medievaleggiante. Storicamente, il Castello di Gemona era considerato inespugnabile. La traccia, non è da meno. Avete presente quel desiderio di ballare di cui parlavo prima? Per l’appunto, si aprono le danze tra flauti e ritmiche vivaci.
Determinante è l’abilità dei Corte di Lunas nel saper raccontare le immagini e i luoghi visitati tramite la loro musica, proiettandole direttamente nella mente e rendendole visibili
In “Vida” l’atmosfera si fa ancor più energica, ma anche pesante. Si avverte una richiesta disperata dove Vida è chiamata a difendere il proprio popolo da una grande minaccia. «Move your people Vida / Save them from the beast / Hide your nest upon the cavern / And wait for the Beast»; nel brano si riesce a percepire perfettamente il coraggio e la determinazione della guerriera regina, grazie a un tappeto sonoro decisamente corposo e grintoso.
A sorpresa, in “The Devil’s Bridge” una voce familiare accompagna a quella di Jo. Parliamo di Lorenzo Marchesi, ex frontman dei Folkstone. A dirla tutta, non sembra affatto strano trovarlo proprio sul “Ponte del Diavolo”. La voce maschile, gutturale, fa da contrappunto alla soave voce della frontwoman, creando una dicotomia molto ammaliante e ben riuscita. Il tutto, ovviamente, accompagnato dalla sempre ricca e variopinta parte strumentale.
Con “La dama bianca” si vira direzione verso quella che sembra essere una ninnananna. Un leggero arpeggio alle corde accompagna dai delicati, rassicuranti e ipnotici vocalizzi di Jo, mentre vien naturale chiudere gli occhi e muovere la testa a ritmo. Il solo di flauto dopo circa due minuti è davvero azzeccatissimo, ma verso la metà del brano arriva uno scossone del tutto inaspettato.
Cambia il ritmo, il basso si infiamma, gli altri strumenti seguono a ruota. Un solo di chitarra chiude la strofa e si ritorna a ciò che si stava sentendo all’inizio, e i toni tornano dolci. Di certo il tutto rende singolare la traccia, anche per via della bellezza dell’esecuzione, ma è una soluzione che si distacca troppo dall’atmosfera creata all’inizio, destabilizzando e lasciando l’amaro in bocca.
Ognuno dei membri dei Corte di Lunas riesce a ritagliarsi uno spazio ben definito all’interno del disco, non ci sono ruoli marginali
Con “The Last of Sbilfs” si fa la conoscenza di una simpatica creatura del folklore friuliano, che porta con se, purtroppo, una triste storia. Infatti, per salutare l’ultimo dei folletti è stata scelta una melodia che gioca tra allegria e malinconia, quasi si rincorressero. Anche qui, sul finale, la chitarra torna per un solo, ma c’è da dire che, in questo caso, è un’ottima scelta: riesce a esprimere chiaramente la sensazione descritta poc’anzi.
Abbiamo ormai passato la metà di “Tales of the Brave Lands”, e possiamo rilassarci un attimo ascoltando la storia de “I Tre Fradei”. Una tra le tracce più lunghe del disco che scorre limpida e piacevole come l’acqua dei di cui narra. Il flauto di Mary proietta nella mente con minuzia i particolari e le ramificazioni dei 3 fiumi, indirizzandoci verso la traccia successiva.
“Orcolat” è sicuramente la traccia più frenetica e nevrotica di quest’album. La leggenda viene raccontata tramite un orco e Amariana, il primo rifiutato – immagino giustamente – dalla bella, e un narratore esterno. Un ottimo pezzo, ma un vero peccato che ogni personaggio non abbia una “propria” voce. Quantomeno per Orcolat: avrebbe reso più coinvolgente l’immedesimazione.
Nel 2019 la band aveva pubblicato un EP di nome “The Journey” nel quale possiamo trovare la traccia “Eolo”. In questo nuovo album la rincontriamo, ma in una veste nuova e decisamente più corposa e frizzante. “Eolo II” è probabilmente il brano più ricco e dinamico di “Tales from the Brave Lands”. Speravate forse di riposare i piedi? Mi dispiace, niente da fare.
“Tales from the Brave Lands” dei Corte di Lunas miscela sapientemente celtic e folk, senza rinunciare a un frizzante rock medievale
Siamo quasi alla fine, ma c’è ancora energia per ritrovarsi intorno a un fuoco, in una piazza, semplicemente su un prato e danzare insieme. “Scjaraçule Maraçule” è una traccia abbastanza “scorretta”: la partenza è abbastanza pacata, ma poi la fiamma divampa, il ritmo si fa incalzante e si procede in allegria verso quella che sarà l’ultima leggenda friuliana. Con il fiatone.
I Corte di Lunas ci salutano con “Rosander”, e non potevano farlo nel modo migliore. Prende tutto ciò che di bello abbiamo sentito fin ora, lo amalgama e lo scaglia con vigore contro l’ascoltatore, per oltre 7 minuti. La presenza dell’arpista Lucia Stone arricchisce un’opera che aveva già ampiamente convinto con ottimi voti.
I Corte di Lunas imbracciano i loro strumenti come fossero armi, e vengono sicuramente usati con immensa maestria. Non c’è rischio di annoiarsi, le tracce variano tantissimo tra loro e non solo per via delle tematiche raccontate. Hanno personalità, seguono certamente un fil rouge di suono e genere, ma non c’è alcun rischio di confonderle tra loro. Il bello è che spesso accade anche all’interno del singolo brano.
I testi sono tutti in inglese o in dialetto friuliano. Avrei trovato molto piacevole la presenza di un brano interamente in italiano. Un po’ come come per i Rhapsody of Fire – tra l’altro anche loro friuliani, questa terra ha davvero tesori che non bisogna perdere – con “Guardiani del Destino”, contenuta in “Symphony of Enchanted Lands II: The Dark Secret”.
Perle come “Tales from the Brave Lands” dei Corte di Lunas possono davvero aiutare e fare la differenza
Il cantato in inglese è impeccabile, comprensibile in quanto la voce è tremendamente chiara e pulita. Questo, tuttavia, può essere un’arma a doppio taglio: una pronuncia troppo “accademica” potrebbe, a volte, far perdere empatia e fluidità. Ma tutto sommato, parliamoci chiaro: a trovarne di voci del genere. C’è solo che da applaudire. Forse la presenza di qualche solo, o virtuosismo, di chitarra che spezza lievemente l’atmosfera facendo storcere il naso. Ma son cose di poco conto, se guardiamo “Tales from the Brave Lands” nel suo insieme.
Forse c’è un’unica grande pecca da prendere in considerazione: finisce, troppo presto. C’è ancora fame, quindi non si deve far altro che riascoltarlo ancora e ancora. Determinante è l’abilità dei Corte di Lunas nel saper raccontare le immagini e i luoghi visitati tramite la loro musica, proiettandole direttamente nella mente e rendendole visibili. È questa la forza di “Tale from the Brave Lands”. Per i pigroni che stan leggendo: se non avete voglia di fare quattro salti, almeno muovetevi mentalmente. Perché bisognerebbe perdere un’opportunità del genere?
I brani sono costruiti con un’attenzione certosina. Jo, Nicolas, Martina, Max, Rik, Mary e David; ognuno dei membri dei Corte di Lunas riesce a ritagliarsi uno spazio ben definito all’interno del disco, non ci sono ruoli marginali. Agiscono armoniosamente insieme e abilmente quando il riflettore è puntato sui singoli. Serve molta consapevolezza, e determinazione. E questo album ne è la conferma. Alziamo i corni ragazzi, brindiamo in onore al talento di questa meritevole band!
In momenti delicati come quelli che stiamo vivendo questi giorni, perle come “Tales from the Brave Lands” dei Corte di Lunas possono davvero aiutare e fare la differenza. L’impossibilità di uscire può essere tranquillamente mitigata con la fuga mentale. Percorrendo magiche vie, visitando luoghi incantanti e ritrovarsi su altissimi monti e gustarsi una vista mozzafiato. Il tutto stando seduti, chiudendo gli occhi e indossando semplicemente un paio di cuffie. Vi sembra poco?