La cover di "Abbey Road", undicesimo album dei The Beatles
La cover di "Abbey Road", undicesimo album dei The Beatles

THE BEATLES, ABBEY ROAD il geniale epilogo dei FAB FOUR

Quando nel 1969 esce “Abbey Road” i The Beatles sono a un passo dallo scioglimento. Certo, dopo ci sarà “Let It Be”, ma essendo composto da brani registrati in alcune session precedenti, l’ultimo vero disco della band è proprio il cinquantenne “Abbey Road”.

“Abbey Road”: un disco da solisti?

Ci sono molte “curiosità” attorno a questo disco, la maggior parte riguardano i rapporti tra i componenti dei The Beatles, ma comunque vale la pena ricordare di come è nato “Abbey Road”.

Per prima cosa bisogna parlare dell’evidente frammentarietà del sound. I The Beatles durante le registrazioni si incontrarono pochissime volte, solo per registrare le ritmiche probabilmente.

Praticamente, “Abbey Road” è frutto di un lavoro da solisti, dove ognuno dei Beatles entrava in studio, registrava e poi andava via senza troppi complimenti.

Nonostante questa “freddezza” nei rapporti, è innegabile che il risultato finale sia comunque eccellente. Solo una band geniale come i The Beatles poteva concepire e realizzare un disco in queste condizioni.

“Abbey Road”, affinità e divergenze tra Lato A e Lato B.

Altra cosa evidente dall’ascolto del disco è l’evidente “differenza concettuale” tra il Lato A e il Lato B. Mentre il Lato A è un disco classico, con brani molto riusciti ma comunque niente di innovativo rispetto al materiale precedente dei The Beatles, il Lato B è la vera punta di diamante di “Abbey Road”.

Partendo da un’idea di Paul McCartney e di George Martin, il Lato B contiene un Medley (o una suite se preferite) costruita in otto brani. Ad esclusione di “Here Comes The Sun” e “Because”, il resto del Lato B è una sorta di innovazione per i The Beatles che, tra i primi, sono riusciti a concepire l’idea del Medley all’interno di un disco.

John Lennon, che non amava i medley, alla fine ha “acconsentito” alla cosa e ha “aiutato” magistralmente i suoi colleghi nella realizzazione di diverse composizioni.

“Abbey Road”, l’indimenticabile medley.

“You Never Give Me Your Money”/”Sun King”/”Mean Mr Mustard”/”Polythene Pam”/”She Came In Through the Bathroom Window”/”Golden Slumbers”/”Carry That Weight”/”The End” sono questi i vari tasselli che compongono il medley di “Abbey Road”.

Dopo venti secondi dalla conclusione di “The End” arriva “Her Majesty”, inizialmente scartata e inserita alla fine come una sorta di bonus track a chiusura di tutto. Pochi prima di “Abbey Road” si erano cimentati in una cosa del genere e in pochi l’hanno fatto a livello dei The Beatles.

Per certi versi possiamo dire che “Abbey Road” è un disco nato sotto una cattiva stella: i rapporti interni della band erano irrimediabilmente incrinati e i quattro erano in disaccordo praticamente su tutto.

Ovviamente poi arrivò il problema del nome. Inizialmente si era pensato a “Everest”. L’idea sembrava buona ma nessuno dei The Beatles voleva andare a scattare foto sull’Himalaya, le priorità ormai erano altre.

Poi, quasi per gioco, Paul McCartney propose di dedicare il disco agli Abbey Road Studio dove i The Beatles avevano registrato per otto anni. Da quell’idea la celebre foto di copertina che sarebbe poi diventata famosa in tutto il mondo.

Nonostante i dissapori dentro la band e nonostante la frammentarietà sonora di “Abbey Road”, è innegabile la band abbia ancora una creatività fuori dal comune.

“Abbey Road”, la maturità compositiva e l’epilogo dei The Beatles

A distanza di cinquant’anni possiamo dire che questo disco coincide con la piena maturità compositiva di Paul McCartney e di Ringo Starr che riescono a dar vita a nuovi arrangiamenti sempre più articolati.

John Lennon stesso, nonostante il disinteresse verso la band e verso il disco, riesce a concepire delle perle che risulteranno indispensabili per la chiusura di “Abbey Road”.

“Abbey Road” si può intendere come il canto del cigno di una grande band che, nonostante le incomprensione è riuscita a concepire un disco memorabile.

I The Beatles erano una macchina che iniziava ad arrancare, qualcosa si era rotto all’interno del motore ma, nonostante tutto, sono riusciti a preservare la genialità che li ha sempre contraddistinti.

“Abbey Road” non è altro che questo: il prodotto di una genialità irripetibile che ha avuto la meglio su tutto il resto. Il colpo di coda di una band unica e irripetibile che nonostante gli attriti ha saputo regalare ai fans un epilogo di tutto rispetto.

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