THE GROUND BENEATH MY FEET è come la sua protagonista: freddo e metodico
Le due sorelle protagoniste di "The Ground Beneath My Feet".
Le due sorelle protagoniste di "The Ground Beneath My Feet".

THE GROUND BENEATH MY FEET è come la sua protagonista: freddo e metodico

Lola (Valerie Pachner) ha quasi trent’anni e ha già raggiunto un’ottima posizione lavorativa come consulente finanziaria. La sua vita procede con un trolley al seguito per spostarsi rapidamente tra le aziende sparse tra Austria e Germania dove si reca per suggerire strategie di profittabilità. Il suo appartamento a Vienna funziona più da casella postale e da deposito bagagli che da vera abitazione. Alle settimane da cento ore lavorative Lola aggiunge estenuanti sessioni in palestra, cene lussuose con i clienti e pernottamenti in sterili camere d’albergo.

La vita professionale è prevaricante e il pragmatismo che Lola applica nel lavoro si trasfonde nella vita privata. Questo significa che a nessuno è permesso conoscere qualcosa della sua situazione familiare e della sorella maggiore Conny (Pia Hierzegger), che da anni soffre di disturbi psichiatrici e vive rintanata nel suo appartamento. Quando Conny tenta il suicidio, Lola deve trovare un modo per starle accanto.

“Der Boden unter den Füßen”, che diventa “The ground beneath my feet” nella versione internazionale, della regista austriaca Marie Kreutzer, ha lo stesso aspetto del suo personaggio: freddo, metodico e represso nel coinvolgimento emotivo – che, si badi bene, non vuol dire sentimentalismo. Purtroppo tutto suona artificioso ed eccessivamente didascalico, costruendosi per due ore senza progetto, nella speranza di rimpinguare in corso un contenuto stiracchiato già in partenza.

“The ground beneath my feet”, della regista austriaca Marie Kreutzer, ha lo stesso aspetto del suo personaggio: freddo, metodico e represso.

L’insistenza della regia sulla routine della protagonista si allunga eccessivamente alla ricerca di una caratterizzazione del personaggio che ci appare chiara già dopo pochi minuti. L’asetticità delle relazioni personali di Lola, completamente sacrificate sull’altare del successo professionale, si ripercuote sullo schermo, creando una distanza incolmabile tra lo spettatore e la protagonista. I ponti empatici crollano; o forse non sono mai stati edificati dalla regista che a un certo punto, accortasi di aver fatto girare a vuoto il suo film per troppo tempo, tenta brevemente la strada del thriller allucinato.

Conny ha ingoiato 120 pillole, e Lola non può che acconsentire al ricovero coatto. Anche perché non ha tempo di occuparsi della sorella, i cui nervi sono crollati quando aveva 22 anni, poco dopo la morte della madre. Da quel momento, Lola è stata nominata sua tutrice legale, un obbligo che sembra l’ennesimo to do it nelle sue giornate.

Nel bel mezzo di un grosso progetto lavorativo che la vede in lizza per una promozione. Tra un meeting via Skype e una cena di consulenza, riesce comunque a ritagliarsi un momento per una telefonata in clinica o per volare verso la sorella. Questa le rinfaccia di averla abbandonata e di essersi ormai venduta al denaro, ma spera di poter andare a vivere con lei quando sarà dimessa. Lola rifiuta. Incapace di assumersi responsabilità che non possano essere risolte con un assegno o con qualche delega ben ricompensata.

Sempre più asfissiata da questa situazione privata che sta mettendo a rischio il suo rendimento lavorativo, Lola comincia a dare segni di cedimento. Improvvisamente, sul suo cellulare inizia a ricevere telefonate da Conny, ancora ricoverata in psichiatria, la quale la accusa e le lascia intendere che la sta spiando, che sa cosa indossa, dove si trova e con chi è.

“The ground beneath my feet” seleziona un impianto formale ripulito per inverare la tesi che la patologia mentale sia un fardello ereditario.

«Perché sei nuda?», chiede Conny alla sorella mentre si trova con una manager della sua azienda e con la quale intrattiene una relazione clandestina fatta di baci fugaci in bagno e sesso in camera. A questo punto, Lola e il suo segreto personale tracimano. Dopo aver confessato tutto all’amante, la protagonista comincia ad accorgersi di aver investito tutte le sue forze nel posto e nelle persone sbagliate, pronte a rinfacciarle un calo di prestazione lavorativa causato da un’esigenza personale della quale a nessuno sembra importare. Ancora più sola col suo problema da gestire, Lola teme per sé lo stesso futuro della sorella.

“The ground beneath my feet” seleziona un impianto formale ripulito per inverare la tesi che la patologia mentale sia un fardello ereditario, provato o presunto che sia. Lola soffre di allucinazioni? O le telefonate che crede di ricevere sono l’effetto del suo sovraccarico lavorativo? Probabilmente, l’origine del malessere di Lola è la stessa di quello del film: un esaurimento emotivo.

Lola si è circondata di persone ciniche e materiali con le quali ha riempito il vuoto della sua esistenza. Quando si accorge di essere rimasta sola, tenta come può di recuperare gli affetti sinceri. Ma forse è troppo tardi. Per Marie Kreutzer la rinascita avviene nelle macerie e solamente quando si è obbligati a ricostruire. Se questo avviene per Lola, al film non è concessa una guarigione neppure tardiva. Titoli di coda, una storia che resta in sala e di cui non ci si porta granché all’uscita.