UBBA BOND e MANGIASABBIA, l’album in bilico tra contrasti e ricerca
Ubba Bond, duo di Bologna Ubba Bond, duo di Bologna, in una foto promozionale.
Ubba Bond, duo di Bologna, in una foto promozionale.

UBBA BOND e MANGIASABBIA, l’album in bilico tra contrasti e ricerca

Nessuna playlist Spotify creata apposta per te, nessun video consigliato da YouTube ti porterebbe mai dagli Ubba Bond, ed è un bene. Nessuna scelta automatica, computerizzata ma solo la scelta diretta di ascoltarli.

Ubba Bond sono un duo, a volte un collettivo, anche qui scegliete voi. Insomma, gli Ubba bond sono di Bologna e si chiamano Guglielmo Ubaldi e Andrea Bondi.“Mangiasabbia” è il loro ultimo album. Nato il 24 aprile 2020, usando le stesse parole degli Ubba Bond, ospita 1732 parole alloggiate in 12 brani per una durata di 55 minuti.

12 tracce, tutte diverse tra loro che in comune hanno il solo grande fatto di non voler entrare in una stanza già arredata, fatta e finita.Tra sonorità rock, industriali, più vicine al cantautorato, elettroniche ed eccetera, gli Ubba Bond fanno e disfanno i loro brani. Tra libere associazioni, libere parole, libera interpretazione e gioco, rimangono sempre in bilico tra il prendersi sul serio e il prendersi in giro, continuando sempre a girarci intorno.

“Su Milioni di auto” è il brano ispirato a un racconto di Max Guidetti, tra base strumentale e voce, si viene rapiti senza capire bene dove, avvolti in morbide note. Subito dopo, però, una batteria e chitarra più esuberanti partono in contrasto in “Sake”. Come un moto rivoluzionario, che crea e distrugge, tutto l’album viaggia su montagne russe dalle quali non vuoi scendere.

Gli Ubba Bond sono un progetto in perenne ricerca, sono un po’ tante cose disordinate, accatastate l’una sull’altra con un loro libero ordine

Le corde della chitarra si rincorrono, invece, in “Aprile”, una canzone sospesa tra l’attesa e la malinconia di un qualcosa che pure qui, fate voi. E quella chitarra che era partita così pizzicata, si fa più arrabbiata, insomma, in ogni singolo brano ce sono almeno due, con una metamorfosi continua.

Ma, attenzione, gli Ubba Bond non voglio mettersi sul piedistallo degli anticonformisti e guardare dall’alto. Semplicemente, si divertono a fare come vogliono, improvvisando e cambiando in continuazione. Insomma, non è un album per tutti.

Ma se, invece, siete alla ricerca di una confort zone, di un ascolto più abituale, al quale siete più portati, allora ascoltatevi “Bob”. “Nuvole bianche contromano rubando cielo al cielo giocano a portarsi via l’estate”: queste le prime parole di una canzone che colleziona atmosfere portando con sé bassi e fiati che chiacchierano tra di loro.

E poi ancora, loop, intro musicali, e voce, saltellano qua e là tra un brano e l’altro: “Solo per matti” è l’ingresso dell’album, “Le correnti”  è, invece, un po’ l’anticamera. Sperimentazione e improvvisazione fanno rima con testi che di narrativa classica non hanno niente.

Tra sonorità rock, industriali, più vicine al cantautorato, elettroniche ed eccetera, gli Ubba Bond fanno e disfanno i loro brani

E poi c’è “Filo interrotto” dove c’è un fiume che entra in un bar. Parole che si scontrano tra loro, parole che tornano e si riprendono: questa è loro scrittura, che vi piaccia o no. Sederi e shorts non potevano non fare parte del video della canzone: si sbrodolano tra loro immagini ironiche, divertenti in una perenne pioggia di notizie, dove non c’è niente di serio.

Insomma, gli Ubba Bond portano a termine 12 tracce insieme a Daniel Cau, Christian “Judash” Di Maggio, Mattia Garoia, Max Guidetti, Salvatore “sasà” Vaccaro, Patrizia Urbani “Miss Patty Miss” , Manuel Bedetti, Giovanni Garoia, Monica Benati proponendo, decisamente, un piatto misto e ricco.

Gli Ubba Bond sono un progetto in perenne ricerca, sono un po’ tante cose disordinate, accatastate l’una sull’altra con un loro libero ordine. Se fossero un bar, libero giudizio di una romana persa ogni tanto tra i portici bolognesi, sarebbero il Caffè Rubik in via marsala: tanti oggetti, tutti strani e interessanti tra banconi di cassette e caffè serviti in vecchie porcellane.

Così che sia un bar stravagante, una spiaggia affollata (come la copertina dell’album con foto di Davide Merighi), che sia pure il sempre visto supermercato, insomma “Mangiasabbia” è un valido biglietto per uscire, senza mascherina, di testa.