I VONAMOR in uno scatto promozionale.
I VONAMOR in uno scatto promozionale.

VONAMOR: “Ricerchiamo la domanda, l’ambiguità, l’influsso multiforme di una varietà di demoni”

VONAMOR, benvenuti sulle nostre pagine! Noi di Music.it siamo soliti chiedere agli artisti un aneddoto imbarazzante legato alla propria carriera musicale. Qual è il vostro?

Un inizio per rompere il ghiaccio, ottima strategia! Ma non ci avrete mai. In realtà, ognuno di noi singolarmente ha il suo album di ricordi da dimenticare, che si impongono prontamente alla memoria, dalla lunga gavetta sui palchi più belli e su quelli più improbabili, ma VONAMOR è un progetto ancora giovane, fin qui abbiamo lavorato molto in studio, dietro le quinte e, complice il Covid, non abbiamo avuto molte occasioni per fare una sonora gaffe. Dateci tempo, siamo sicuri che recupereremo presto! The best is yet to come.

Qual è il processo di composizione dei vostri brani?

VONAMOR nasce come un collettivo. Siamo molto uniti, e fluidi, non c’è mai stata una netta divisione dei ruoli. Alcuni brani sono nati in chiave strumentale, spesso per colonne sonore a cui abbiamo lavorato, ma se sentiamo che scalpitano per trovare una loro identità autonoma, allora dedichiamo loro altro tempo, lavoriamo a una struttura, a delle linee melodiche, ai testi, spesso in più lingue. Così sono nati molti dei brani del nostro primo disco in uscita, “VONAMOR”.

Chi scrive il testo e chi la musica?

I testi sono prevalentemente di Luca Guidobaldi e Giulia Bottaro, le due voci del gruppo, ma alcuni arrivano ad essere scritti a sei mani (e per ogni coppia di mani si può considerare una testa, no?). La musica può partire da un groove di elettronica, da una linea di basso o da un riff di chitarra; un’intuizione allo stato grezzo su cui si inizia a suonare insieme. Diamo molto spazio all’improvvisazione, alla jam, in principio; ci dà modo di sperimentare altre strade, soluzioni inaspettate, insieme. Se scatta qualcosa, emerge pian piano un brano a cui iniziamo a dare molteplici nomi, finché uno si impone sugli altri, in un modo o nell’altro, formando una piccola creatura di tutto il gruppo.

La vostra è una musica sospesa tra immagini e letteratura. Quali sono le vostre fonti d’ispirazione in tal senso?

Per le immagini, pensiamo a “Blade Runner” e a “Il cielo sopra Berlino” e se dovessimo scegliere una fotografa faro per l’estetica del gruppo, sarebbe sicuramente Francesca Woodman, che amiamo profondamente. E poi ci guida l’immancabile letteratura, di tutto il mondo – con una predilezione per quella inglese, per formazione personale. Nel video del primo singolo, “Fast-Forward Girl” si può cogliere il racconto di Virginia Woolf, “Morte di una falena”, che evochiamo nelle movenze del corpo seminudo della danzatrice Anna Basti (con cui abbiamo avuto il piacere di collaborare per la regia di Diana Arbib) e nel battito d’ali delle falene che proiettano sullo schermo quella fragilità dell’essere umano e quel desiderio di vita, pulsante e ritmato, a un passo di danza dalla fine, raccontato con amore struggente dallo sguardo di Virginia Woolf.

Tutto questo è molto suggestivo, bellissimo!

Invece, dietro al testo di “Never Betray Us” si può captare la voce di Julia di “1984” di George Orwell, una Julia che allo stesso tempo indaga e si ritrae, accusa, si giustifica e perde contatto con la parte più vera di se stessa. E andando avanti con l’album troverete Marcel Proust, Kurt Vonnegut e tanto altro, più o meno svelato. Ma in fin dei conti, la cosa importante per noi è sempre lasciare spazio alle interpretazioni di chi ascolta, potreste cogliere le stesse fonti, oppure altro che avete letto, vissuto, assaporato. Finché la musica e le parole evocano qualcosa – un’emozione, una domanda, un luogo – possiamo ritenerci soddisfatti.

All’interno della scena darkwave italiana degli anni Ottanta ce n’è una che vi ha formato di più? (Es. quella fiorentina, quella milanese, quella più elettronica di Torino).

In realtà, della musica italiana, sono stati i grandi cantautori a cullarci fin da piccoli: Francesco De Gregori, Luigi Tenco, Fabrizio De André, Franco Battiato, Lucio Battisti. Poi abbiamo scoperto il magnetismo della darkwave e generi affini principalmente in lingua inglese e tedesca: Joy Division, New Order e ancora The Cure, Einstürzende Neubauten, Depeche Mode, Tuxedomoon (Giulia e Francesca Bottaro – timidissime in tenera età – non si sono fatte scrupoli a introdursi furtivamente nel camerino pur di scambiare due parole con loro, ma se suoni basso e sassofono, come fai a resistere?). Quei suoni cupi, i bassi martellanti e le ritmiche ripetitive ci hanno stregati e li abbiamo fatti nostri, reinterpretandoli, calandoli nella complessità degli anni in cui viviamo, così diversi dagli anni ‘80 in cui siamo nati.

Ora parlateci del vostro ultimo singolo “Never Betray Us”. Avete sempre scritto in inglese?

Amiamo l’inglese per le sue sonorità, ma in questo album uniamo cinque lingue: inglese, italiano, francese, tedesco e cinese. Una bella sfida, no? In “Never Betray Us” c’è un primo assaggio di questa sperimentazione, con l’unione di inglese e italiano. Nei prossimi singoli vi sveleremo altro ancora. In questo mondo frammentato da piccoli egoismi e grandi muri, VONAMOR vuole essere una voce europea e cosmopolita, e ci risulta naturale far emergere tutto questo dalle sonorità delle lingue in cui cantiamo, la troviamo una ricchezza che aggiunge sfumature di senso e ci permette di evocare paesaggi emotivi con minori limitazioni, nonostante tutte le imperfezioni che necessariamente ne derivano. Allo stesso modo amiamo il polistrumentismo: è come avere più scelta di colori e trame per un’illustrazione!

Quali sono le motivazioni di tale scelta?

L’unione linguistica è qualcosa che ci appartiene da sempre e ci fa un po’ sorridere quando ci chiedono “Perché non cantate nella vostra lingua?”; rispondiamo volentieri che in alcuni pranzi di famiglia siamo arrivati a sentir parlare contemporaneamente sette lingue diverse, una piccola Babele! Più importante per noi è provare amore e rispetto per tutte le lingue in cui si parla e si scrive e dare peso, ricchezza e nuove sfumature alle parole.

Quando e come nasce l’incontro con Lucio Leoni?

Lucio Leoni è stato sempre nei paraggi, un po’ come un saggio e scanzonato folletto shakespeariano, i nostri percorsi musicali si sono spesso incrociati, dal conservatorio con il chitarrista Francesco Bassoli allo studio di registrazione fino alle indimenticabili serate alla Riunione di Condominio a San Lorenzo, con la sua direzione artistica. È stato testimone oculare, e auricolare, della nascita dei VONAMOR, e ci ha annaffiato con entusiasmo, attenzione e gusto donandoci una produzione artistica di altissimo livello.

Come state vivendo l’immobilità obbligata che la musica attraversa in questo momento storico?

Far uscire un album senza la possibilità di suonarlo dal vivo, di condividere l’emozione con gli altri è un brutto colpo. Cerchiamo di affrontare il momento scrivendo altro, sperimentando nuovi modi di interpretare i pezzi, magari con uno strumento inaspettato (abbiamo invitato Martino Cappelli ad unirsi stabilmente al collettivo con le sue chitarre e i suoi bouzouki), ma anche tirando fuori idee per dei video che possano stupire un po’, che possano divertirci e divertire. Per noi VONAMOR però è soprattutto una condivisione affettiva fatta di risate, battute, colazioni prima delle prove, balli sfrenati su un ritmo appena sperimentato, pizze davanti al computer per il montaggio di un videoclip, ecco, tutto questo ci manca, nella spensieratezza dell’amicizia/fratellanza senza timori.

VONAMOR = Dellamore come Tiziano Sclavi o Vonamor = Romanov, al contrario, come la dinastia imperiale russa?

Dall’amore, dell’amore, per amore è il nostro motto. VON AMOR, dell’amore, Dell’amore, sì, e anche VONAMOR come inversione di Romanov. Ma perché no, anche “Dell’amore e di altri demoni”, di Gabriel García Márquez. Eh già, non abbiamo mai una risposta univoca: ricerchiamo la domanda, l’ambiguità, le possibilità, il gioco, l’influsso multiforme di una varietà di demoni.

VONAMOR, vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra disponibilità. La nostra intervista è giunta al termine, ma l’ultima parola va a voi per aggiungere ciò che preferite: spazio alla fantasia! Ciao e a presto!

Axolotl, ornitorinchi, quokka, vombati, echidne, eterocefali glabri, mustioli. La natura ha più fantasia di noi, se non li conoscete ancora vi abbiamo regalato una scorta di sorrisi inesauribile, un pan di via per le giornate più difficili, da conservare – e preservare – con cura. Grazie a te, Giulia!

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