Cara Yoniro, benvenuta nel salotto di Music.it! è in uscita il tuo ultimo singolo “Bambina Bambolina”: raccontaci un aneddoto esilarante che ti è capitato in questi mesi di duro lavoro.
Eccolo qui: ho costruito l’intero concept estetico del progetto di “Bambina Bambolina” sul corpo femminile e sulla lotta alla stereotipizzazione, oggettivazione e sessualizzazione dello stesso. Per farlo ho deciso di mostrare il mio seno, quasi del tutto assente, come manifesto di questa lotta. Prima di far lavorare il 3D artist alla copertina le foto dovevano essere editate, le solite cose: luci, texture, ecc. Peccato che mi siano state consegnate delle foto in cui mi erano state aggiunte due taglie di seno, senza che l’avessi mai chiesto tra l’altro, e le ho dovute rimandare indietro per farle rieditare mantenendo le mie vere forme. Adesso mi viene da ridere, ma quando le ho ricevute non l’ho presa molto bene.
Il tuo nome d’arte disegna un’atmosfera onirica e sognante: cosa ti lega al nome “Yoniro”?
Il nome Yoniro nasce dal mio interesse al mondo onirico e alle culture antiche. È l’unione di due parole: “Yoni”, la parola sanscrita che indica l’elemento femminile e “Oniro”, la rappresentazione greca del sogno. Volevo che nel mio nome d’artista fosse chiara l’importanza che ha per me la difesa del femminile, che è quello di cui parlo in “Bambina Bambolina”. Il richiamo al sogno viene dal fatto che ho iniziato a scrivere canzoni quando ho incominciato a studiare e praticare il sogno lucido. Mi è anche sempre piaciuta l’idea che chi leggesse il mio nome non potesse subito identificare il mio genere.
Qual era il tuo sogno da bambina e qual è invece, ora, il tuo più grande sogno nel cassetto?
Sono seria: il mio sogno da bambina era diventare un X-Men. Non ho mai avuto desideri che fossero legati al reale, al concreto e credo che questo abbia fatto di me un’artista. Diciamo che adesso guardando Yoniro, nelle vesti della bambolina, mi sembra quasi di averlo realizzato questo sogno. Ora, il mio più grande sogno nel cassetto è vivere una vita piena di arte, lavorare in campo artistico, specialmente nella musica, a livello internazionale: vivere facendo ciò che amo, senza limiti.
Il testo del tuo ultimo brano è denso di riferimenti. Cosa ti ha ispirata e quale messaggio si cela dietro a “Bambina Bambolina”?
Il brano è una dedica a mia madre, quindi sicuramente lei è l’ispirazione principale. Nel brano parlo della figura della donna e della sua condizione attuale nel substrato sociale, usandola poi come metafora per descrivere la nostra Italia in questo momento. Il messaggio è chiaro: dobbiamo lottare per cambiare le cose, mettere fine al sistema sociale del patriarcato che penalizza tutti, al di là del genere. La canzone è una canzone di speranza, ma non guarda troppo al futuro: sento che le cose si stanno muovendo nella direzione giusta, le persone sono stanche ma c’è tanta voglia di cambiare le cose.
Cosa vuol dire per te essere un’artista donna?
Vuol dire faticare il doppio per arrivare dove arriva un uomo e di conseguenza, godere il quadruplo di ogni mio risultato. Spesso è voluto dire odiare il mio corpo perché metteva da parte la mia arte quando dovevo essere valutata, dover ricevere commenti e battutine da professionisti del settore, sentirmi dire di dover essere “più sexy” o “innocente” a seconda delle esigenze. È voluto dire non essere presa mai troppo sul serio ed essere sostenuta come artista in relazione alla mia risposta ad avance e simili. Prima ci stavo male, ora è tutto diverso: essere una donna nella musica, seppure emergente, significa essere una in più, in un mercato in cui al 90% ci sono solo uomini, vuol dire rappresentare il femminile e dare un contributo al cambiamento.
Quali sono i generi e i gruppi che più ti hanno influenzata?
Dal punto di vista della scrittura, la mia lirica è sicuramente italiana. Ad influenzarmi, primo tra tutti, Francesco Bianconi (sono cresciuta con i Baustelle) e anche gli Afterhours. Potrei citare nella poetica anche Lana Del Rey. Per quanto riguarda il mondo sonoro i nomi che faccio sono sempre gli stessi: Grimes, Lady Gaga, FKA Twigs. Altri ascolti che mi hanno sicuramente resa quello che sono: Kate Bush, Placebo, Marlene Kuntz, la wave dance anni ’80-’90.
Questo 2020 è stato un anno intenso per te: prima il tuo album “La ragazza della luna”, e ora l’uscita del tuo nuovo singolo “Bambina Bambolina”. Quali sono i progetti per il futuro?
Continuare con l’autoproduzione: mi gratifica e mi da la possibilità di prendermi cura della mia musica, rappresentarla esattamente per com’è nella mia anima. Sto iniziando a lavorare al videoclip di “Bambina Bambolina” e al prossimo singolo. Nel frattempo, ci sarà una sorpresa.
Cosa pensi del mercato musicale attuale, soprattutto in questo periodo di grande difficoltà?
Penso che sia un momento tragico per la musica in questo momento, di lutto, specialmente in Italia, dove gli artisti sono sempre stati presi poco sul serio come professionisti a discapito dell’intera struttura a loro supporto. Un sacco di gente è senza lavoro da mesi, è terribile. Pensando poi al mercato italiano, personalmente quello che vedo è una povertà non solo materiale ma di contenuti.
Se dovessi scegliere di calcare il palco insieme a un grande artista, chi sceglieresti e perché?
Se potessi decidere ora con chi salire sul palco domani, sceglierei ARCA. Sarebbe un viaggio ai confini dell’irrealtà. Se poi ci raggiungesse Amanda Lear, il sogno si avvererebbe.
La nostra intervista è purtroppo giunta al termine, c’è ancora qualcosa che vuoi dirci?
Si, voglio ringraziarvi. Promuovere la mia musica sta diventando molto difficile a causa della censura di Instagram e Facebook. Il mio profilo ma addirittura i miei link (che portano a Spotify e Youtube), sono spesso bloccati dalla censura per via dell’esposizione del capezzolo femminile. Avere persone che mi sostengono nella comunicazione e mi permettono di dare voce al progetto sta diventando fondamentale e non è per nulla scontato per un’emergente come me. Quindi, bless you and may your dreams come true.