Era il 23 novembre del 1991 quando Freddie Mercury disse al mondo che l’AIDS lo avrebbe allontanato da questa terra per sempre. Il giorno dopo sarebbe morto. Così una delle voci più importanti della storia del rock ci avrebbe abbandonati per sempre, lasciando un vuoto incolmabile. La sua morte avrebbe segnato la fine dei Queen. Brian May e Roger Taylor avrebbero continuato a suonare insieme. John Deacon si sarebbe ritirato a vita privata. C’è chi ha scritto che i Queen abbiano perso nel giro di pochi anni prima l’anima e corpo, in un certo senso. Dopo la voce della band di “Bohemian Rhapsody”, hanno perso anche il tocco di un bassista non solo artisticamente valido, ma insostituibile nell’economia dei Queen. Ma bisogna sottolineare come, al tempo, furono tante le polemiche sulle modalità e le tempistiche scelte dal cantante per annunciare la malattia.
Grazie alla popolarità di Freddie Mercury, rivelare la positività all’HIV avrebbe potuto scuotere l’opinione pubblica e stimolato la ricerca scientifica?
Certo è che negli anni ’80 l’HIV era considerata un vero e proprio stigma. Non si può biasimare l’uomo Freddie Mercury per aver scelto di vivere tranquillo gli ultimi anni che gli spettavano. Se non è stata la sua rivelazione di sieropositività a scuotere l’opinione pubblica, lo fu la sua morte. Vero è che la scomparsa di Rock Hudson aveva già assottigliato il pregiudizio dell’HIV come malattia che colpiva solamente drogati ed omosessuali. Permane ancora oggi il marchio dell’orientamento sessuale su questa malattia, sebbene al giorno d’oggi almeno la metà dei contagiati sia eterosessuale (dati ISS). Dunque non stupisce la difficoltà da parte della voce dei Queen nel fare un ulteriore coming out, insieme ai dubbi sul suo orientamento sessuale che l’hanno accompagnato per tutta la vita. Conteso tra omosessuali e bisessuali, Freddie Mercury è un artista universale che il mondo della musica ha perso troppo presto.