Oggi compie 52 anni Max Pezzali, il sopravvissuto frontman degli 883. Sua la mente, suo lo spirito che ha impregnato le canzoni con cui, nel bene e nel male, le generazioni a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 sono cresciute. È uno di quegli artisti che ti musica l’infanzia e che in un modo o nell’altro ti condiziona l’adolescenza. Inutile che i metallari purosangue facciano i sostenuti. Sono sufficienti le prime due inconfondibili note di “Come mai” per suscitare delle emozioni.
Che l’accompagnamento ovviamente pop della melodia possa far venire l’orticaria non preclude a quelle parole di aver strutturato un certo modo di pensare e di essere. D’altronde, se in tanti pensano ancora che incontrare l’amore sia una salvezza è perché «all’improvviso sei arrivata tu». Certo, sono innegabilmente stereotipate le donne di Max Pezzali. Ma c’è una cosa che Max Pezzali da cantautore e da frontman ha fatto, per cui non sappiamo ancora se ringraziarlo oppure no. In quanti hanno imparato l’uso del congiuntivo grazie ad “Una canzone d’amore”?
Perché la voce di Max Pezzali restituisce indietro l’adolescenza?
L’amicizia, la vita di periferia, il traffico, gli amori, le delusioni della vita… Tutto è narrato con un impasto musicale semplice e immediato. Sensazionalismo che manca nell’indie pop di oggi, con una chiarezza lessicale che avvicina Max Pezzali molto di più alla prosa che alla poesia. Sarebbe da ottusi essere convinti che l’una escluda necessariamente l’altra. La trasparenza disarmante e commovente con cui descrive la morte di un’amico in “Se tornerai” ha fatto scuola.
A questo punto di novembre, il caro Max Pezzali è nato sotto il segno dello scorpione. Chiaramente questo spiegherebbe molti contenuti della su poetica. Chissà se il cantautore pavese non abbia deciso di esorcizzare i limiti caratteriali imposti dallo zodiaco con una canzone e una favola nello stile di Esopo.
Per non parlare dell’esistenzialismo di “Ci sono anch’io”, colonna sonora del “Pianeta del Tesoro”. Farebbe smuovere qualcosa nel petto anche al più lucido degli ascoltatori. Sarà il timbro di voce. Sicuramente l’arrangiamento originale dei Goo Goo Dolls svolge un ruolo da protagonista. Max Pezzali convince tutti quanti a interrogarsi sul potere dell’individuo, riscoprendone dignità e valore assoluto.
Max Pezzali e l’insospettabile benedizione del metal
Non è sempre fondamentale sapere che persona che ci sia dietro all’artista. Purtroppo a volte saltano fuori cose spiacevoli. Ma basti immaginare il favore con cui Max Pezzali ha accolto una delle sue tribute band, i 666, che interpreta meravigliosamente in chiave metal tutti i suoi più grandi successi. Non che non sia stata scritta una canzone, se non rock, almeno fuori dai tranquilli binari del pop degli 883. Pensiamo a quel piccolo capolavoro che è “Il grande incubo”.
Probabilmente “Il grande incubo” è una traccia foriera di un gusto che si si sarebbe riscoperto vincente nei primi decenni del 2000. Un piglio musicale molto diverso anima, invece, la canzone pubblicata da Max Pezzali qualche giorno fa. Sembra abbia confermato i classici accompagnamenti degli 883: pianoforte e chitarra. Nel fare tanti auguri di buon compleanno a Max Pezzali, lasciamo a voi l’immagine di Roma che emerge dalle parole di “In questa città”.