Oggi abbiamo con noi i Tiro, band alternative rock pugliese. Benvenuti su Music.it, ragazzi! La prima domanda che voglio porvi riguarda un aneddoto che vi è capitato da quando fate musica insieme. Ce ne raccontate uno particolarmente significativo?
Grazie a voi per averci invitati. Una delle tante esperienze fatte in questi tre anni di concerti è stata quella di suonare su un balcone. Lo scorso ottobre, durante il Balconica Festival, ci è capitato di suonare i nostri pezzi con batteria, basso e chitarra su un balcone. È stato come suonare su un palco vero e proprio. Questa per esempio è stata una delle esperienze più strane e fighe che ci sia capitata fino ad ora.
Il 5 gennaio 2018 è uscito il vostro disco “Senza uscita”. È passato quasi un anno da allora. Quali sono le vostre considerazioni in merito? Cosa vi ha regalato questo disco?
Ci ha dato tanto e ha ancora molto da dare, speriamo. È stato bellissimo poter firmare un disco tutto nostro. Pensiamo sia una delle cose che chiunque, da quando prende il proprio strumento in mano per la prima volta, voglia fare. Crediamo sia un buon disco, fatto da tanti potenziali singoli. La risposta della gente quando ascolta un gruppo inedito è sempre un po’ fredda. Nel nostro caso possiamo dire che invece è stata bollente! Ci ha regalato belle performance nei festival estivi, dove c’è una propensione maggiore all’ascolto. Di questo siamo felicissimi.
“Senza uscita” è un album duro, graffiante come un cumulo di lamiere. Qual è, di questo disco, la traccia per voi più rappresentativa della vostra musica?
È difficile sceglier tra i propri figli! Però “Liquida”, tra le dieci tracce, è quella che ci è venuta più spontanea e che sentiamo più nelle nostre corde. Diciamo che è stato come se ce l’avessimo avuta già nella testa, doveva soltanto uscire.
Chi sono i Tiro? Come vi siete conosciuti?
Siamo una band di amici di vecchia data e possiamo definirci quasi fratelli. Da 15 anni in un modo e nell’altro abbiamo sempre suonato insieme, con un sacco di amici in comune e un garage in affitto per passare le giornate a suonare, guardare film o ascoltare musica. Ma per descriverli meglio possiamo dire che i Tiro sono tre teste calde (non dicono proprio così, ndR) che provano ancora a suonare e fare musica. Quel tipo di musica che ormai è difficile trovare in giro e soprattutto apprezzarla, visto le mode del momento. Tra l’indie, che non si capisce più che forma abbia, e il rap o trap, che sta salendo negli ascolti maniera esponenziale tra i giovani, cerchiamo di ritagliare la nostra cerchia di ascolti con la musica che ci ha cresciuti: il rock.
Capisco cosa intendete… Torniamo a voi, però. La vostra musica mi ha ricordato “Ballate per piccole iene” degli Afterhours. Quali sono le vostre influenze musicali?
È un gigantesco complimento per noi! Abbiamo divorato quel disco degli Afterhours, ma ascoltiamo un sacco di gruppi diversi fra loro. Dai Dream Theater ai Pantera, dai Deftones, Rage Against the Machine, Muse, Biffy Clyro e Queens of the Stone Age, i Red Hot Chili Peppers, gli Oasis e Arctic Monkeys, Nirvana e Soundgarden. Senza dimenticare il rock italiano di Verdena, Ministri, Le Vibrazioni. Siamo figli degli anni ’90, si sente, e nonostante possa essere preso come un difetto, non ce ne frega nulla!
Qual è un gruppo o cantante di cui vi piacerebbe aprire un concerto?
Abbiamo aperto i concerti di artisti come Giorgio Canali e Punkreas durante l’anno appena trascorso. Se dovessimo scegliere e sognare un’apertura tra i tanti, ci piacerebbe aprire un concerto de Le Vibrazioni e dei Ministri in Italia. Arrivando nell’utopia più totale sarebbe un sogno aprire un concerto dei Biffy Clyro. Sperando che i sogni diventino realtà, prima o poi!
La vostra musica non è molto sanremese, ma se vi fosse offerta l’opportunità di suonare sul palco dell’Ariston, accettereste?
Assolutamente sì. Saremmo degli stupidi a dire di no. È la vetrina musicale per eccellenza in Italia e poi saremmo una voce fuori dal coro.
A nome di Music.it, ringrazio i Tiro per il tempo che ci avete dedicato. Volete aggiungere qualche cosa per chiudere l’intervista?
Grazie a voi. Ascoltate il nostro album su ogni piattaforma vogliate e soprattutto andate ad ascoltare i live con musica inedita. Magari rock, il rock è vita. Solo questo può salvare le sorti musicali di questo paese! Alla prossima!