ZAFARÀ: "Mi piace parlare con la gente, dirgli il mio punto di vista sulle canzoni"
In foto il cantautore Sergio Zafarana, in arte Zafarà
In foto il cantautore Sergio Zafarana, in arte Zafarà

ZAFARÀ: “Mi piace parlare con la gente, dirgli il mio punto di vista sulle canzoni”

Ciao Zafarà! Benvenuto su Music.it! Come prima domanda volevamo chiederti se potevi parlarci di come è cominciata l’ avventura musicale che ti ha portato alla pubblicazione del tuo ultimo album.

Ciao cari! La mia avventura musicale è cominciata da piccolo. Mio fratello da adolescente suonava la chitarra e mi ha insegnato i primi accordi. Da quel momento non ho più smesso. Attraverso la musica riuscivo a esprimermi e a emanciparmi. Da subito cominciai a scrivere canzoni e attraverso le esperienze vissute nel tempo con i vari progetti musicali, ho deciso di fare un progetto da solista. Quindi EP omonimo nel 2015 e Disco Balordo nel 2017.

Per quanto riguarda il tuo ultimo disco, puoi raccontarci qualche aneddoto?

È un disco che nasce – come idea – dentro un carcere minorile, ispirato da un presunto innamoramento di un giovane detenuto nei confronti di un’operatrice. A quel punto, scritta  “Balordo”, le altre sono venute fuori scatenando milioni di aneddoti che potrei raccontare ma che di fatto, dato che non sono dotato del dono della sintesi, magari li racconterò a voce quando ci incontreremo.

Solo per stavolta però. Proseguiamo dunque. Il tuo sound è abbastanza unico. Quali sono state le principali influenze che più ti hanno formato come musicista?

Il sound al di là delle mie influenze musicali, è determinato prevalentemente da chi il disco lo ha arrangiato, Aldo Giordano, che ha sviluppato un mix, a mio giudizio perfetto, tra armonia e suono. Ovviamente alla base del lavoro c’è stato sempre un costante confronto rispetto alla forma di ogni singola traccia. Le mie influenze musicali partono sempre da bambino a cavallo tra Fabrizio De Andrè e i The Beatles sono cresciuto con l’amore per le parole e per il suono. Maturando ho approfondito i cantautori italiani e le band che a mio avviso producessero un sound interessante. Poi mi sono accorto che avevo 40 anni.

Qual è il brano a cui ti senti più attaccato? E quale brano, invece, ti piace di più eseguire dal vivo?

Non riesco a sancire attaccamenti o legami con le mie produzioni. Ho imparato che ci sono canzoni che amo suonare dal vivo, tipo “Sfioriva Settembre” o “Le valigie disfatte”, e altre meno. Se dovessi sceglierne una particolarmente significativa direi “Balordo” perché è stata la prima del disco.

Con chi ti piacerebbe collaborare? Vanno bene sia artisti italiani che stranieri ovviamente.

Di fatto non saprei scegliere. Ci sono tanti artisti molto interessanti in giro per il mondo. Mi piacerebbe piuttosto poter collaborare negli ambienti di produzione: quello sarebbe pazzesco anche perché trovo molto stimolante l’idea di poter fare l’autore per altri interpreti.

Cosa c’è da aspettarsi da un concerto di Zafarà? Hai in programma un tour?

Da un concerto di Zafarà c’è da aspettarsi canzoni, spesso eseguite da solo con chitarra acustica e una pedaliera con loopstation e diavolerie varie. Durante i live mi piace parlare con la gente, raccontargli il mio punto di vista sulle canzoni che suono. Spesso mi accade che di suonare anche un paio di cover dove cito, a seconda del mio stato d’animo, i principali cantautori che continuano a contaminare il mio destino da “suonatore” di canzoni. Per adesso mi divido da tre anni a questa parte tra il tour di Zafarà e quello di Pinuccio – monologo teatrale dell’attore regista Aldo Rapè, cui ho curato la colonna sonora che eseguo dal vivo. Questa estate farò un po’ di date a spasso per l’Italia. A giugno sarò in Lombardia, a luglio Sicilia ed ad agosto in Liguria. Poi vedremo.

Grazie per la tua disponibilità! Saluta i nostri lettori con una citazione di un tuo brano!

Grazie a voi per la fiducia… perché in effetti «siamo due soggetti instabili» (cit. “Il sorriso di Sophie”).