L’Avvocato dei Santi, benvenuto su Music.it! Diamo inizio a questa intervista con un tuo ricordo: svela ai lettori un aneddoto goliardico legato alla tua carriera musicale!
Ciao a voi e grazie per il benvenuto! Partiamo con una prima domanda veramente tosta, sono uno degli adepti della setta del “quello che succede in tour resta in tour”. Il problema di questi strani avvenimenti è che quando sei in giro a suonare ne capitano così tante che ad un certo punto diventano la normalità. Si minimizza, ecco.
Raccontaci di te, chi si nasconde dietro L’Avvocato dei Santi e come nasce questo progetto?
Ho l’impressione che L’Avvocato dei Santi sia proprio il modo che ho per non nascondermi. «Non ci sono che io qui» diceva così Robert De Niro, no? Come ho realizzato recentemente, credo che questo progetto in realtà non sia nato ad un certo punto, ma sia sempre stato dentro di me. Nella mia musica c’è tutto quello che ho vissuto finora e tutto quello che devo ancora vivere. C’è un momento specifico in cui ho capito e deciso che stavo scrivendo qualcosa che sarebbe finito in un unico contenitore, ma poi ho anche capito che in realtà quel qualcosa lo stavo proprio tirando fuori da un altro contenitore, me stesso.
Cantautore e polistrumentista. Quando hai iniziato a comporre canzoni? Solitamente arriva prima il testo o la tessitura musicale?
Le prime canzoni sono arrivate tanto, tanto tempo fa, con le prime band in cui ho militato. Per lungo tempo poi, scrivere canzoni è stato qualcosa che non era nelle mie intenzioni. Non ne ho sentito il bisogno o forse più semplicemente ero concentrato su altri aspetti che mi appassionano della musica. Ero più interessato a capire come arrangiare, come produrre, e tutte queste cosine che mi appassionano infinitamente. Solitamente arriva prima la musica, il testo è davvero l’ultima cosa. Capita di bofonchiare qualche parola o frase di senso compiuto mentre cerco una melodia e magari da lì trovo ispirazione per continuare la scrittura del testo. Quella parola o quella fase in particolare mi evoca qualcosa e tendo a voler andare più a fondo.
Quali sono gli artisti che hanno orientato e suggestionato maggiormente la tua musica?
Che domanda difficile. Ultimamente ho notato che ci sono degli artisti che ho ascoltato molto meno di altri, ma che hanno avuto comunque un forte impatto su di me. Davvero strana questa cosa. Sta di fatto che ho capito di essere attratto da quegli artisti che riescono subito a portarti nel loro mondo e creano un percorso nella loro opera, anche singola. Può essere una canzone, una foto, un quadro, qualsiasi cosa, davvero. Chi riesce a creare un climax all’interno dell’opera mi cattura. Se dovessi pensare ad una canzone per fare un esempio ora, direi “Lo stambecco ferito” del primo Antonello Venditti o “End of the affair” di Ben Howard.
Il 24 marzo è uscito “Niente da perdere” un brano art-rock dall’atmosfera oscura, sospesa e viscerale. Cosa ti ha spinto a scrivere questa canzone?
Viene fuori dal bisogno di allontanarmi da una sensazione e da una situazione. La fase finale di una relazione con qualcuno e con me stesso, dopo un periodo molto duro che mi aveva cambiato e aveva cambiato il modo di approcciarmi al prossimo. Un ritorno alla persona che voglio essere e uno statement per chi mi è vicino.
Nebuloso e tormentato, “Niente da perdere” si rivela come il momento di una nuova rinascita. Parlaci del videoclip e di come mente e corpo, spazio e tempo si fondono in una danza sempre più consapevole e liberatoria.
Credo che il video sia indissolubilmente legato alla canzone. Quella del video è un’immagine da abbinare al continuo mutamento durante la ricerca di sé stessi; la rinascita di un corpo asfissiato quasi mortalmente, che più si tira fuori da quella situazione di pericolo, più prende coscienza del mondo che lo circonda, arrivando perfino a violarlo con la sicurezza di chi non ha niente da perdere.
Parliamo di progetti futuri: cosa dobbiamo aspettarci dopo questo singolo? Come stupirai il tuo pubblico?
Vorrei sapere anche io cosa aspettarmi. Ho tante idee, poi alla fine faccio quello che sento giusto in uno specifico momento, proprio come con l’uscita di “Niente da perdere”. Volevo farla uscire e basta, senza pensare ad altro. Ne sentivo il bisogno. Intanto continuo a scrivere musica, a registrare nuove cose, a modificarne altre. Se mi stai chiedendo quando uscirà il disco, la risposta è che non lo so. Uscirà quando sarà pronto.
Quando sarà nuovamente possibile, con chi ti piacerebbe condividere il palco e/o con chi hai intenzione di collaborare?
Sarebbe bello riuscire a riprendere il tour che al momento è stato spostato a data da destinarsi. Avrei dovuto condividere il palco con La Rappresentante di Lista, qualcosa che ho voluto fortemente per molto tempo e che finalmente si era concretizzata, ma niente, bisognerà aspettare. Per quanto riguarda le collaborazioni ci sono tanti artisti con i quali mi piacerebbe lavorare. A livello internazionale mi piacerebbe incontrare in studio uno come Baloji o i Tinariwen. Cosa dire poi riguardo l’Italia: sto già collaborando con artisti che stimo infinitamente, vedi appunto Enrico Lupi e Dario Mangiaracina de La Rappresentante di Lista e, grazie a questa quarantena, arriverà altra musica realizzata con altre persone ancora. Presto, credo.
L’Avvocato dei Santi ti ringrazio per essere stato con noi e per il tempo che ci hai dedicato. Le ultime righe sono per te, sei libero di dire ciò che vuoi: spazio alla fantasia! Ciao!
Fate ciò che vi fa stare bene. Ciao!