Benvenuto a Brando Madonia sulle pagine di Music.it. Iniziamo dagli albori della tua storia. So che hai un papà anch’esso musicista. Raccontami un po’ come nasce la tua passione per la musica e quanto ti ha influenzato.
Grazie per avermi ospitato. Allora, come hai detto ho un padre musicista, e inevitabilmente sono cresciuto in un ambiente totalmente musicale. Ascoltavo tanta musica a casa, andavo a guardare i live. Avevo strumenti musicali in casa, e per me era una cosa normale. Poi non è detto che per questo motivo uno debba diventare per forza un musicista. Crescendo è cresciuta anche la passione per la musica, e quindi ho iniziato a suonare, comporre. Poi vuoi o non vuoi ovviamente sono stato influenzato dal mio passato, da quello che ho sentito in casa etc.
Beh certo, l’ambiente in cui si vive è sempre di ispirazione per la musica. Sarebbe impossibile scrivere senza stimoli esyterni. Ti chiedo invece una piccola curiosità: ricordi la prima canzone che hai suonato? Magari di che artista fosse.
Io inizialmente suonavo il pianoforte. Infatti ricordo che registravo su delle cassettine i miei primi brani con la tastiera. Ancora dovrei averli da qualche parte, dei brani infantili proprio (ride). Mentre ho preso la chitarra verso i 15 anni e come tutti tra le prime cose che ho fatto c’è il riff di “Smoke on the water”, un classico come chiunque. E forse poi tra i primi riff c’era qualcosa dei The Beatles.
Si, anche io ricordo di aver fatto più o meno lo stesso percorso. Una soddisfazione incredibile quando quello che suonavi iniziava a somigliare quasi ad una canzone.
Esatto, ti facevano malissimo le mani ma nelle prime note che uscivano capivi che stavi iniziando a fare qualcosa. Una soddisfazione pazzesca,
Poi ti sei avvicinato alla musica dal vivo con una band, I Bidiel, con la quale sei stato anche a Sanremo Giovani. C’è qualche aneddoto particolare che ricordi con piacere durante un concerto?
Guarda, con loro ho fatto davvero tanta tanta esperienza tra cui due album. Però mi viene difficile ricordare un momento specifico. Abbiamo suonato tanto insieme e in due anni è successo di tutto. Posso dirti che le cose che ricordo però con più piacere sono proprio quelle fuori dal palco. Magari durante il tour quando finivi a dormire in qualche ostello e ti trovavi in situazioni davvero improbabili. Come è giusto che sia, e comunque eravamo più piccoli e ci piaceva anche quel tipo di vita.
Adesso invece ti presenti con un progetto solista che porta il tuo nome: Brandoi Madonia. Intanto parlami dell’esigenza di passare dalla band al cantautorato.
Non è stata in realtà una mia scelta. Come tante band per forza di cosa ci siamo dovuti sciogliere, e io ho preso questa decisione come un segno del destino. Ho continuato a fare musica con mio fratello Mattia e quindi ho deciso di andare avanti. Ho registrato tanti provini, e da li’ ho avuto la fortuna di farli ascoltare alla Narciso Records, etichetta fondata da Carmen Consoli. È piaciuto il progetto, i brani. Per me è stata una gioia assoluta, è come fosse un nuovo inizio e sono felice di ricominciare con un nuovo progetto che mi stimola molto ma con un’esperienza alla spalle.
Certo, a tal proposito ti chiedo, sei un po’ emozionato per l’uscita dell’album. Ti tremano un po’ le gambe?
Assolutamente sì. ero già emozionato prima dell’uscita del singolo, e lo sono ora considerato che l’album è il prodotto finale del lavoro che è stato fatto e che arriverà. Ovviamente tu stai mostrando qualcosa di tuo alla gente, quindi sei curiosissimo di sapere che ne pensano le persone. Se piace o meno. Da una parte è super emozionante, dall’altra c’è una tensione terribile. Però forse è proprio la parte più bella del lavoro.
A proposito del fatto di esporsi, getto un po’ di benzina sul fuoco. È la prima pubblicazione da cantautore, quindi ti prenderai tutto il merito qualora la pubblicazione andasse bene, ma dovrai anche assumerti tutte le responsabilità di eventuali sbagli o errori, giusto?
Certo che sì, questa forse è una delle differenza fondamentali rispetto alla band. Lì ti senti anche più sicuro, hai sempre un supporto. Qui invece ovviamente la responsabilità è solo mia. Ci tengo però a precisare che tutto il lavoro non poteva nascere senza l’ausilio della Narciso Records. Questo è un aspetto che a volte non viene sottolineato, ma in realtà è fondamentale. Il loro aiuto per me è stato veramente alla base di questo lavoro e non potevo chiedere di meglio.
Ora dammi qualche impressione sul singolo: “I pesci non invecchiano mai”. Inizia raccontandomelo dal tuo punto di vista.
Allora: il brano vuole raccontare una storia attraverso varie immagini. L’intento della canzone è quello di trasmettere che si può costruire il proprio futuro, attraverso i ricordi e le esperienze del passato. Questo perché purtroppo noto che ormai dimentichiamo da troppo tempo il passato. Ci focalizziamo solo sull’istante, specialmente ora che siamo bombardati dai social. Da una parte è un bene la comunicazione, ma dall’altra parte noto che se vediamo un immagine, e dopo un minuto ne vediamo un’altra, quella precedente ormai la reputiamo già vecchia.
Beh, per dare una forma a questa cosa, per esagerare, dico che nonostante il periodo terribile della pandemia, dopo il fatto George Floyd in America, il coronavirus ormai sembrava già una storia vecchia di cento anni.
Spero infatti che proprio questo aspetto possa migliorare. L’approccio alla vita, la memoria, la consapevolezza di dove e chi siamo, potrebbe almeno un po’ migliorare. Quindi alla fine il messaggio è questo. Le esperienze passate sono molto importanti per il proprio futuro. Ti aiutano a crescere e non dobbiamo dimenticarli ma sfruttarli.
Come sta andando? Ti è arrivato qualche feedback?
Sì assolutamente. È un brano difficile come primo singolo. Molto lento, una ballata molto intima. Sono felice perché sono arrivati molti commenti positivi: sia da amici (che non è mai scontato) che da persone che non conoscevo, e questo ovviamente riempie di gioia.
Invece ora hai tre giorni importanti. 2, 3, e 4 luglio aprirai i concerti di Max Gazzè all’auditorium di Roma. Non è da tutti insomma.
Una notizia stupenda. Sono doppiamente felice perché intanto si ritorna a suonare finalmente live, e poi perché come primo live ufficiale del mio progetto aprire a Max Gazzè… non potevo chiedere di meglio. Non vedo l’ora di salire lì e far sentire la mia musica. Ovviamente neanche a dire che è un onore per me aprire questi concerti.
Parlando un po’ di futuro invece, hai già in mente una strada da seguire dopo l’album?
In questo momento credo che la cosa migliore sia proprio quella di muoversi passo dopo passo. Mi sono imposto di non pensare troppo a lungo termine. Voglio dare il massimo nel mio lavoro e mi impegnerò in ogni appuntamento. A breve uscirà il secondo singolo e sarà una nuova prova per me stesso. Per l’album non so ancora le date, ma è pronto, e poi dopo si vedrà. Una volta che l’album avrà del tutto esaurito le sue possibilità, tireremo le somme e valuteremo il da farsi.
Brando, ti ringrazio tantissimo. Per chiudere questa chiacchierata ti lascio le ultime righe.
Mi sento di dire che vorrei fare quello che sto facendo ora per sempre. Questo è il mio sogno, ora è il mio lavoro e penso che tutti dovrebbero riuscire a fare nella propria vita ciò che gli piace. So che è quasi un’utopia e non solo nella musica. La mia generazione adesso trova più difficoltà rispetto ai tempi passati, anche solo nel trovare lavoro. Però credo che se tu dai il massimo in quella che è la tua passione, prima o poi qualcosa arriva.
https://youtu.be/YnRZsz_Ztg4