Il maestro Riccardo Muti ha ben chiara la sua posizione: “Ho voluto lasciarla perché cambiare il testo non cambia la Storia, mentre conoscerla nella sua crudeltà è importante per le nuove generazioni”. Riccardo Muti, alla guida della Chicago Symphony Orchestra, ha diretto infatti ‘Un ballo in maschera’ di Giuseppe Verdi, in forma di concerto proprio nella metropoli dell’Illinois, giovedì scorso. Lasciando però invariata la celebre frase del libretto in cui un giudice definisce l’indovina Ulrica “dell’immondo sangue dei negri“. Che invece in diversi teatri è stata modificata in nome del politicamente corretto.
“L’ho fatto – spiega il direttore d’orchestra napoletano – perché Verdi non è un razzista e quella frase disumana, in bocca al personaggio del giudice, è per denigrare lui. Non la maga ‘nera’ a cui è rivolta. Che viene difesa dagli altri nella stessa scena. Verdi era una persona di grande moralità, oltre che un grande musicista. Voleva attaccare la legalità cieca, non i neri. Quando l’ho spiegato, ho chiesto al tenore Lunga Eric Hallam se si sentisse disturbato a cantare la frase. Lui, sudafricano, nero, mi ha detto: ‘Maestro, no problem'”.
Riccardo Muti punta il dito contro la ‘cancel culture’ e il politicamente corretto
“Noi dall’America importiamo soprattutto le cose negative. E’ come camminare sulle uova” dice in un’intervista al Corriere della Sera. “Devi stare attento a non dire questo e quello, ogni riferimento anche vago può insospettire, offendere, essere usato contro di te. Sono contrarissimo ai teatri che si fanno il make up e cambiano le parole dei libretti. La storia non puoi cambiarla, va tenuta nella sua essenza, nel bene e nel male. Perché le prossime generazioni possano sapere. Non aiutiamo i giovani in quel modo, anzi…”.