OSAKA FLU: “Citando un nostro pezzo, siamo dei vagabondi e ci fa schifo lavorare”
Gli Osaka Flu.
Gli Osaka Flu.

OSAKA FLU: “Citando un nostro pezzo, siamo dei vagabondi e ci fa schifo lavorare”

Diamo il benvenuto a Cecco degli Osaka Flu su Music.it! Piacere di conoscerti! Partiamo dalle origini: quando avete cominciato a fare musica? C’è un aneddoto strambo che vi ha portato a formarvi?

Ciao, piacere! Siamo Denni, chitarra, berci e kebab, Cecco, basso, pettognudo bestemmie e Michi, batteria, poliglotta e cicatrici. Ci siamo formati nel 2010 e facevamo rock’n’roll/garage in inglese. Prima c’erano solo i due fratelli Daniele e Francesco e un altro batterista, il Jek, che ha lasciato per motivi personali. Solo in quel momento ci siamo resi conto che oltre al batterista ci serviva uno spacciatore, e vi potete immaginare come abbiamo trovato Michele.

Ho saputo che, per concludere questo disco, avete discusso. Non vi succedeva da anni! Come va ora? Siete più solidi di prima?

Siamo tre personalità molto diverse, ognuno con idee molto decise. A me piacciono i Descendents e i The Clash, a Daniele piace Cristina D’Avena! Michele adora il liscio da balera. Come avrai capito, ci piace prenderci per il culo! In verità rispetto al precedente disco, abbiamo partecipato tutti di più sia nelle musiche che per i testi. Litighiamo sempre ma il bello di fare la musica in un gruppo è anche questo: alla fine si trova sempre un punto d’incontro. Ci vogliamo bene.

Raccontami un particolare legato a questo vostro ultimo disco “L’Italia fuori dal mondiale”.

Se mai avete intenzione di pubblicare un disco da indipendenti, non fate la cazzata di inserire sigle musicali. Noi abbiamo avuto la brillante idea di mettere, all’inizio del disco, una vecchia sigla di 5 secondi con sopra la mia voce, precisamente prima di “Beviti Un Fernet”. La distribuzione ci aveva bloccato l’uscita, e se lo avessimo cambiato di nuovo, non ci sarebbe stata la certezza di uscire il 29 aprile come previsto. Abbiamo chiamato la SIAE e incredibilmente dopo qualche giorno ci hanno risposto. E sono stati anche gentili! Quando sentiamo la parola “pagare” perdiamo ogni speranza ma decidiamo di provare lo stesso.

E come è andata a finire?

Dicono che dobbiamo contattare l’erede del compositore della sigla. Ci lasciano un numero di telefono e un indirizzo. Telefono all’erede, la nipote, docente dell’università di Venezia. In modo gentile ma sbrigativo mi dice di mandarle una mail per spiegarle tutto. Riesco, tuttavia, a pronunciare almeno due volte l’espressione “band squattrinata” e almeno una volta l’espressione “senza una lira” e la professoressa cede. Questo il finale della mail: “Come le avevo anticipato, siamo una band indipendente e squattrinata e non siamo in grado di fornirle un rimborso economico per l’autorizzazione. Ma possiamo inviarle il nostro cd e riconoscenza a vita”.

Avete girato “Mi fa schifo lavorare” per le strade di Arezzo. Come sono andate quelle registrazioni? Che storie avete incontrato e che vi hanno detto quelle persone?

Quando sei una band indipendente il budget per fare un video musicale è zero, e per competere dobbiamo utilizzare il cervello, o quello che ci è rimasto. Se non siete mai stati al mercato di Arezzo o al bocciodromo di Olmo, frazione di Arezzo, è impossibile da spiegare con poche parole. Però, abbiamo creato il video backstage dove si capisce tutto. Lo potete trovare sul nostro canale Youtube.

“L’Italia fuori dal mondiale” è il vostro terzo disco: lo considerate un traguardo? In cosa vi vedete cambiati, rispetto al primo?

Dopo “L’Italia fuori dal mondiale” siamo più imbecilli di prima! Prima era tutto più casuale o, come si dice ad Arezzo, alla io boia. Ora si prova a ragionare un po’ di più anche se i cervelli, dopo parecchie sbornie, sono quelli che sono.

Dietro questo mix di energie positive per un futuro migliore, che messaggio vogliono mandare gli Osaka Flu a chi li ascolta? E soprattutto, cosa vi aspettate?

Ci hanno insegnato che la vita deve essere in un solo modo: serietà, lavoro, famiglia, casa, crescita, PIL, spread… Eddai, rilassatevi, si vive una volta sola! Non ci piace lavorare per i soldi e ci piace ancora meno se si tratta di un lavoro che non permette di mettere la testa fuori dalla finestra. Proviamo a far vedere le cose da un’angolazione diversa.

Per esempio?

Credo che non ci siamo resi conto che stiamo vivendo una crisi ambientale molto seria. Da un decina di anni, ad Arezzo, ci sono state diverse tempeste tropicali. Le stagioni sono cambiate radicalmente e l’anno scorso c’è stata una siccità che ha fatto danni enormi, soprattutto alla produzione di vino a cui siamo particolarmente legati. Le previsioni non sono certo le più rosee: il ritorno di Silvio Berlusconi, e Donald Trump, Jair Bolsonero, Matteo Salvini. Nel 2050, saremo 9 miliardi e saranno cazzi amari! Solo allora ci accorgeremo che, come dice sempre Piero Pelù, che Michele sa imitare molto bene, citando il capo indiano Toro Seduto “i soldi non si possono magnare”. Questa situazione ci fa venir voglia di spaccare ogni cosa ed è un ottimo spunto per il prossimo album.

Al di là della musica, quanto ci siete rimasti male per l’uscita dell’Italia dai mondiali?

Malissimo. Ma il dispiacere più grande è stato per tutti quei bambini che, oltre a non poter andare in vacanza d’estate, non hanno potuto guardare i Mondiali per colpa di quei due buffalmacchi di Giampiero Ventura e Carlo Tavecchio. Per consolarli, abbiamo musicato una filastrocca di Giovanni Rodari, l’ultimo pezzo de “L’Italia è Fuori dal Mondiale”:

“Quando divento presidente
faccio un decreto a tutta la gente

Ordinanza numero uno
in città non resta nessuno

ordinanza che viene poi
tutti al mare, paghiamo noi”
.

Un riscontro dal pubblico nel vostro tour estivo? Obiettivi futuri per gli Osaka Flu?

Siamo molto contenti di vedere le persone che cantano i nostri pezzi. Come quando a Torricella Peligna, un paesino sperduto nella zona del parco della Maiella, c’erano una ventina di ragazzi che cantavano a squarciagola. Ora siamo concentrati a tutto foco sul tour!

L’ultimo spazio è per voi, liberi: volete urlarci qualcosa?

Per citare un nostro pezzo: SIAMO DEI VAGABONDI E CI FA SCHIFO LAVORARE!