Il regista di MARTYRS ci porta a GHOSTLAND ne LA CASA DELLE BAMBOLE
Crystal Reed è Beth ne “La Casa delle Bambole - Ghostland” di Pascal Laugier.
Crystal Reed è Beth ne “La Casa delle Bambole - Ghostland” di Pascal Laugier.

Il regista di MARTYRS ci porta a GHOSTLAND ne LA CASA DELLE BAMBOLE

“La casa delle Bambole – Ghostland”, rappresenta tutto ciò che un horror psicologico dovrebbe essere. Partorito dalla mente di Pascal Laugier, che aveva sconvolto la Francia e successivamente il resto del mondo con il suo “Martyrs” più di dieci anni fa. Il nuovo lavoro presenta quasi tutti i tratti caratteristici che erano stati mostrati nei film precedenti, assumendo aspetti decisamente più maturi. Troviamo violenza incontrollata, scene crude e penetranti e sviluppo psicologico del personaggio studiato nei minimi dettagli. La protagonista si ritrova in un orribile limbo dal quale deve decidere se sottrarsi o meno. In questa pellicola viene esaltata la capacità dell’individuo di evadere dalla realtà e creare strutture fittizie nella propria mente per superare il dolore e sopravvivere.

“La casa delle Bambole – Ghostland”, rappresenta tutto ciò che un horror psicologico dovrebbe essere.

Pauline e le due figlie adolescenti Beth e Vera ricevono in eredità da una zia una vecchia casa in campagna. La casa, distante dal centro abitato, è un ambiente tetro e inquietante. Piena di cimeli della vecchia signora e di bambole delle più disparate forme e dimensioni, pone subito la famiglia in una situazione di disagio. Durante la prima notte di soggiorno, due intrusi fanno irruzione in casa, prendendo in ostaggio le ragazze. Pauline, in un impeto d’ira dettato dall’istinto materno, riesce ad avere la meglio sugli assalitori. Il trauma di quella notte segnerà per sempre la vita delle ragazze e della madre in maniera indissolubile.

Sedici anni più tardi, Beth si è lasciata il passato alle spalle, facendone tesoro e diventando una famosa scrittrice di horror. Pauline e Vera sono rimaste nella vecchia casa della zia. Mentre Beth gode di una vita agiata insieme alla sua famiglia, Vera non ha superato mai quella notte, che continua a rivivere giorno dopo giorno. Pauline continua a dimostrare la propria forza. Quella forza che solo una madre può avere, curandola in casa, standole accanto e cercando di evitare che la sua follia la divori. Quando una notte Beth riceve una chiamata di Vera, non può esimersi dal far visita alla vecchia casa. Solo a quel punto scopre di non aver mai lasciato quell’incubo.

In un’altalena di suggestioni, “La casa delle bambole – Ghostland” procede senza mai mollare la presa, neanche per un solo istante.

Il sipario finalmente si apre. Beth ritrova una Vera in balia della follia, che non ha mai superato la notte del rapimento, e che continua a chiedere il suo aiuto. Tra scene di isteria e panico generale, finalmente il disegno della trama si palesa. La follia è nella testa di Beth, che in realtà è ancora un’adolescente, rapita e rinchiusa in casa dai sequestratori, che vede come una strega e un orco. Pauline è stata uccisa davanti ai suoi occhi. Non è mai riuscita a salvare le figlie, morendo nel tentativo di farlo in una delle scene più toccanti de “La casa delle bambole – Ghostland”. Le due adolescenti sono in balia dei rapitori, che le utilizzano come bambole. Le truccano, le mettono in posa e le seviziano. Beth si rifugia nella propria mente, dove è sopravvissuta a quella notte e ha la vita che ha sempre desiderato.

In un’altalena di suggestioni, “La casa delle bambole – Ghostland” procede senza mai mollare la presa, neanche per un solo istante. L’adrenalina è costantemente alle stelle e la caratterizzazione dei personaggi ci catapulta dentro lo schermo. Le due adolescenti cercano il modo di sottrarsi alla tirannia dei rapitori con le proprie forze. Gli sforzi ovviamente quasi sempre risultano vani e non c’è via di uscita per le due ragazze, se non quella di perire dopo orribili torture. Beth, grazie alla fantasia continua a cercare di rifugiarsi in mondi inventati, sfuggendo totalmente alla realtà. Vera, invece, si assume il compito di riportarla costantemente all’interno della casa.

“La casa delle bambole – Ghostland” di Pascal Laugier mette lo spettatore in una posizione di totale impotenza.

“La casa delle bambole – Ghostland” mette lo spettatore in una posizione di totale impotenza. La forza del film, a differenza del precedente, non sta tanto nelle immagini, quanto nella psicologia del personaggio. Ovviamente si ripresentano come nei lavori precedente di Pascal Laugier scene agghiaccianti, al limite della sopportazione. Se in “Martyrs” la narrazione era sostenuta dalla filosofia della ricerca della vita dopo la morte, ne “La casa delle bambole – Ghostland” si palesa la potenza della mente di fronte al reale. Ogni dettaglio è fondamentale. Da ogni parola, da ogni gesto può scaturire la salvezza del protagonista o l’agonia più totale.

Già all’inizio de “La casa delle bambole – Ghostland” possiamo avere un assaggio della potenza delle immagini che sfrutta Pascal Laugier. I due rapinatori si presentano, in ombra, all’interno di un furgone per caramelle che segue la macchina delle protagoniste. Quando salutano le ragazzine, Vera sfoggia in modo presuntuoso il dito medio alle due figure. La scena palesa la sicurezza e la sfrontatezza di un’adolescente protetta dalla madre, nella sua macchina. Sebbene come immagine non sia particolarmente evocativa, è solo più avanti che scopriamo come questi gesti possano diventare un’arma affilatissima contro una mente giovane. La strega mostrerà a Vera il dito medio sogghignando, mentre la trascina in una stanza con chiare orribili intenzioni. Questo gesto provoca un senso di colpa nel personaggio, che quasi si assume la responsabilità dell’accaduto, chiedendosi cosa sarebbe successo se non li avesse provocati.

“La casa delle bambole – Ghostland” può essere definito come il degno erede di “Alta Tensione” di Alexandre Aja.

“La casa delle bambole – Ghostland” può essere definito come il degno erede di “Alta Tensione” di Alexandre Aja. In questo caso però lo spettatore viene proiettato nella mente della vittima e non del carnefice. La scenografia è un piccolo capolavoro. Le luci e la fotografia riportano più ai blockbuster hollywodiani, minando un pochino l’atmosfera. Il doppiaggio in italiano non è dei migliori, e risulta fuorviante ai fini della trama, lasciando diversi dubbi. Crystal Reed, nei panni di Beth adulta, non è del tutto all’altezza del personaggio. Mylène Farmer nei panni di Pauline è perfetta. Emilia JonesTaylor Hickson che interpretano delle giovani Beth e Vera sono ineccepibili.

La regia di Pascal Laugier presenta qualche lacuna, come i troppi campi in slow motion. Inoltre la caduta di stile di una ripresa da action camera sfocata in stile “Abbiamo finito i fondi, chiamo mio cugino per fare questa ripresa che è bravo e costa poco” è imperdonabile. D’altra parte è ammirabile l’uso delle prospettive e dei movimenti di camera che portano lo spettatore a vivere la claustrofobia della casa in prima persona. “La casa delle bambole – Ghostland” è assolutamente da vedere, rivedere in lingua originale, e rivedere di nuovo. Le citazioni e i riferimenti a Howard Phillips Lovecraft e al suo mondo sono fantastici, come quelli a Stephen King, e contribuiscono alla realizzazione di una splendida fiaba dark.