Diamo il benvenuto su Music.it a Angela Nobile. Per iniziare raccontaci un aneddoto divertente o imbarazzante che ti è successo su un palco o in studio.
Ciao a tutti. Nulla mai di troppo imbarazzante se non che in apertura del concentro di J-Ax ho detto di aver partecipato ad X-Factor invece che The Voice e 10 mila persone hanno riso. Volevo scomparire.
Parliamo di “Domani chissà”, come nasce questo brano? Cosa racconta?
Nasce quando Mario Incudine decide di farcelo ascoltare a me e al direttore artistico Barbara Catera. Mi dice: “ti ho pensato, ti starebbe bene vorrei lo cantassi”. Ero molto emozionata e grata. Parla del coraggio di cogliere l’attimo e vivere al massimo finché possiamo perché oggi ci siamo e domani chi sa.
Dici che in questo brano ci vedi “l’immagine di una Sicilia passata”. Come è cambiata la musica e il cantautorato in Sicilia?
Credo non sia cambiata la musica veramente. Credo che la Sicilia sia uno di quei posti in cui il tempo passa lento e in questo caso è una fortuna. Ci vedo l’intimità di un paese umile che vive di soli sentimenti e di emozioni. Credo che questo tipo di cose faccia ancora parte della mia terra. Sono cose queste che non passano mai.
Quanto è importante la tua terra per la tua produzione musicale? Perché?
Importantissima. Io sono siciliana, Barbara Catera è siciliana, l’autore Lorenzo Vizzini è siciliano, Mario Incudine siciliano… Insomma, direi che lo stampo siculo è inequivocabile. La mia terra è un enorme fonte di ispirazione per me. Senza questo cielo e questo mare non potrei vivere. Adoro viaggiare ma adoro anche sapere che tornerò sempre qui alla fine.
In che condizioni è la scena cantautorale femminile del nostro paese? Tu come ti trovi in questa scena?
Condizioni pessime e non per mancanza di talento ma perché l’arte da sempre, forse in modo del tutto inconscio, è territorio sessista. Da Carmen Consoli a Levante, direi che non hanno nulla da invidiare ai maschietti ma non so, per noi sembra tutto più difficile. Come se fosse tutto compromesso a certe dinamiche. Come se non avessi le palle per farlo quando le palle le abbiamo e ne abbiamo spesso molto più di alcuni uomini. Io non so, sono demotivata al momento. In generale. Vogliamo parlare dei ragazzi di Sanremo Giovani? Quante donne ci sono? Niente, i numeri parlano da soli ma non è assolutamente in discorso di capacità. Anzi, la sensibilità femminile è fin troppo vasta e complessa. Forse proprio questo è il punto.
Parliamo di “Acqua”, il tuo nuovo album in uscita il 20 dicembre. Come nasce questo disco e quali sono i temi principali?
Nasce per la voglia di fare una cosa che resta. Proprio lasciare un’impronta nel bene e nel male. Il tema principale è l’individuo e tutte le contraddizioni che fanno parte di noi. L’amore per la vita per noi stessi per gli altri. Le paure e i rimpianti. Parla delle persone. Appartiene a tutti.
Dalla carriera come cantautrice a quella dei musical con “Rhapsody”. Su quale palco di trovi più a tuo agio? Perché?
Devo dire che ho scoperto il mondo del teatro e mi piace moltissimo. Mi fa sentire molto libera interpretare qualcosa che non mi appartiene per niente. Direi che è facilissimo. Forse più facile di cantare qualcosa che invece ho vissuto e mi portò nel cuore.
Ultima domanda, il classico “Fatti una domanda e datti una risposta”, che puoi dirci?
Sei felice? Non lo so. Mi sento felice di tutto il mio percorso. Di aver trovato persone che credono in me e hanno fatto il massimo per me e con me. Mi sento fortunata e libera. Espressa anche se non sempre capita però devo dire che arrivo al traguardo di questo disco, che per me era un punto di inizio, di partenza e non un arrivo, stanca e scoraggiata. Dinamiche troppo complesse, troppi soldi, insomma mi sono sentita anche molto sola per certi versi. Ormai quelli che “contano” non fanno più niente. Si limitano a spingere chi già ha fatto tutto da sé. Sono felice sì ma molto delusa.