Diamo il benvenuto su Music.it ad AvA. Partiamo subito con una domanda per rompere il ghiaccio: raccontaci qualcosa di divertente o di imbarazzante che ti è successo in studio o sul palco.
Ciao a tutti! Di sicuro una delle cose più divertenti che mi è capitata ultimamente sul palco è stata difendere i miei due squali musicisti dalle avance di un nutrito gruppo di drag queen ubriache. Come direbbe Pamela Prati: bellissimo!
Chi o che cosa è AvA? Parlaci della tua musica e di come nasce questo progetto.
AvA è nata dall’esigenza di fare pace se non addirittura abbracciare i miei mostri interiori. È un progetto sorto dalle ceneri di un mio gruppo precedente le Calypso Chaos, esperienza che mi aveva segnata al punto da dover ricorrere ad uno psicologo. Avevo deciso di smettere con la musica, ma c’era questa bestia dentro di me che invece non aveva alcuna voglia di smetterla con me… Quindi mi sono arresa e invece di combattere lo squalo che mi stava divorando, l’ho liberato. AvA è il mio costume da super eroina.
Parliamo di questo “Sovranismo femminile”. Come si inserisce nella scena musicale italiana?
Le donne italiane sono messe molto male in qualsiasi ambito socio economico. Nella musica in particolare c’è una profonda disparità sia a livello di presenza che a livello di opportunità. Le case discografiche, le etichette e tutte le dinamiche intorno alla sottoscrizione artistica sono ancora fortemente maschiliste. Basti pensare che quando un uomo o un ragazzo si propone, viene ascoltata la sua musica e valutata quella. Quando una donna si propone, prima ancora di passare all’ambito artistico le viene chiesto: “quanti anni hai?”. Secondo la discografia le donne hanno ancora una data di scadenza e una vita artistica limitata, gli uomini no. Luciano Ligabue ha sfondato che aveva quasi 40 anni. Avete mai sentito di una donna che ha messo la testa fuori dall’underground dopo i 30 anni? No. Poco importa se Jennifer Lopez a 50 anni faccia delle tournée mondiali che farebbero impallidire qualsiasi vent’enne.
Come sono messe le donne nel nostro panorama musicale?
Quello che la discografia italiana pare essersi dimenticata è che la musica ha bisogno del suo tempo, soprattutto il tempo di vivere esperienze che valgono la pena di essere raccontate. E questo tempo le donne non lo hanno a priori. Sarebbe bello che le donne si ricordassero di essere le padrone del mondo e che hanno tutte le carte in regola per piegare questo sistema patriarcale senza farsi alcuno scrupolo di coscienza. In questo momento storico il fine giustificherebbe qualsiasi mezzo.
E tu come ti trovi in questo panorama musicale?
Come ho appena detto, se fossi io un’imprenditrice musicale, metterei la musica al centro dei miei interessi ancor prima dell’artista di per sé. Se l’artista mi presenta brani forti, poco importa se è uomo, donna, teenager o adulto. Le imprese nascono per creare profitti, io mi concentrerei su cosa può generare profitti nel medio lungo periodo, e non sulle miriadi di stelle cadenti da spremere per un periodo limitato e poi passare al prossimo. Il tempo è un costo, iniziare ogni volta da zero con l’ennesimo artista usa e getta è uno spreco di soldi ed energie nonché di papabile musica credibile e duratura nel tempo.
Ti senti a tuo agio?
Personalmente non mi trovo benissimo con l’attuale panorama musicale. Sono stata prima troppo giovane e ora forse troppo adulta per attirare investitori. Ma in realtà credo solo che la mia sfortuna sia stata quella di avere a che fare con dei dilettanti e non con dei veri imprenditori. Un vero discografico fiuterebbe che il mio genere è uno dei generi del futuro prossimo, e blindare i primi della categoria sarebbe un bell’affare piuttosto che investire a formare a tavolino dei cloni poco credibili. Alla fine la musica è fatta soprattutto di credibilità, devi avercela dentro, altrimenti il pubblico si accorge che è una farsa e non ti segue.
Parliamo di “Shazam”. Sicuramente è un pezzo che va dritto al punto. Come nasce questo brano? Cosa vuoi dire a questi artisti che plagiano i brani di altri?
Direi loro che fanno bene ad approfittare dell’assenza di memoria musicale del proprio pubblico se questo li conduce al successo. Peccato che chi costruisce il proprio successo su un target così volubile sia destinato a finire presto nel dimenticatoio a favore del prossimo artista. Il discorso è sempre lo stesso, se copi perché non hai niente da dire, prima o poi la giostra si ferma. Se non sei in grado di produrre autonomamente la tua musica, almeno a livello di scrittura, ti conviene cercare lavoro!
Perché AvA si incarna in questo “animale guida” che è lo squalo?
Lo squalo è il mio alter ego interiore. È il mostro che si è risvegliato dagli abissi della mia coscienza e che si è preso lo spazio vitale di cui aveva bisogno. Non a caso è un predatore solitario, all’apice della catena alimentare, un vero leader del mare capace metaforicamente di incarnare i valori in cui il mio ideale di donna si riconosce. Io sono una donna libera, economicamente indipendente, che si è dovuta “cibare” dei propri rivali dimostrando di valere il doppio di loro per arrivare dove sta ora. E soprattutto sono una donna che sceglie le persone di cui si circonda, donne e uomini in primis non perché ha bisogno di loro ma perché ha piacere di farlo e li considera al proprio pari.
E lo squalo come viene associato alla rivoluzione femminile?
La rivoluzione femminile parte dal rimettere l’amore per sé stesse al primo posto e di non relegare la nostra felicità all’essere subordinati a qualcuno. Possiamo fare tutto quello che vogliamo, arrivare ovunque vogliamo e “cracckare” qualsiasi sistema maschilista dall’interno. Basta volerlo, basta avere il coraggio di combattere e prendersi le responsabilità anche dei propri fallimenti, invece di cercare sempre alibi. È questa la cosa difficile e purtroppo è il compromesso che frena ancora la maggior parte delle donne che per prime si auto-assoggettano a questa mentalità antica: hanno paura di fallire, non hanno il coraggio di combattere, preferiscono accasarsi, farsi mantenere e poi magari divorziare e dare la colpa della loro infelicità a chiunque tranne che a sé stesse.
Chi o che cosa non può mai mancare mentre scrivi musica? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Quando scrivo non manca mai un pacchetto di sigarette e i miei due gatti che tendenzialmente mi stanno sempre appiccicati ogni volta che mi siedo nel mio studio. Per quanto riguarda l’ispirazione, cerco di stare in ascolto il più possibile. Ho bisogno di storie da raccontare quindi esco, incontro persone, parlo con loro e cerco di rubare le loro emozioni per poi mischiarle con le mie e tradurle nella mia musica. La mia vita da sola sarebbe troppo noiosa da raccontare, dopotutto sono una stacanovista che lavora dalla mattina alla sera, quindi vado a caccia di vita fuori dalla mia routine. E poi penso al futuro, mi piace scrivere pensando a cosa direbbe una leader sul ciglio della rivoluzione di cui abbiamo parlato fino ad ora.Come se stessi di fronte ad un esercito schierato e pronto a combattere. Cosa direi per infiammare i loro animi e innescare la scintilla definitiva? Ma soprattutto, cosa potrei dire per far sì che tutto questo accada con la leggerezza tipica dell’ironia?
Siamo arrivati all’ultima domanda. In pieno stile Marzullo ti chiediamo “fatti una domanda e datti una risposta”. Che puoi dirci?
Che molte risposte sono sempre state dentro di me, però mi sà che erano tutte sbagliate! Probabilmente un giorno mi sveglierò tutta sudata e scoprirò che AvA non era altro che il sogno di Gargamella!!!