I Belize descrivono Milano con "Graffiti", un album che unisce trip hop e cantautorato
I Belize immortalati da Dalì Geralle.
I Belize immortalati da Dalì Geralle.

BELIZE – Graffiti (Album) – La band descrive Milano con un sound unico che unisce trip hop e cantautorato

Iniziate questa lettura seguendo questa premessa. La musica cambia, lo fa da sempre e sempre continuerà a farlo, La musica è in continuo mutamento e segue le correnti che la circondano. Ci sono i nostalgici e gli avanguardisti, c’è chi la fa bene e chi meno, ma specialmente c’è chi è in grado di farne uno stile tutto suo dando vita a qualcosa di nuovo. Questo è ciò che accade con “Graffiti” dei Belize.

L’album dei Belize si fa apprezzare grazie a tutto il lavoro di background sepolto dietro ogni nota.

Potrà piacere o meno, anche se i numeri parlano da soli, ma personalmente ho apprezzato tantissimo questo album e tutto il lavoro di background che c’è dietro ogni nota. Una bella interpretazione di generi che spaziano tra pop, trip hop, rap e urban. È un album che definirei delicato e che, allo stesso tempo, solo tramite i suoni, sa raccontare la realtà di una città intera.

“A lei”, traccia di apertura dell’album, definisce immediatamente il sound di “Graffiti”, senza rivelare tutte le carte in mano ai Belize. Inutile spendere parole su “Pianosequenza”, che banalizzerebbero quella che probabilmente è la traccia più significativa dell’album. Curiosa, invece, la scelta di dividere “Buenos Aires” in due parti, raccontando la nota via di Milano come fosse la capitale dell’Argentina.

“Graffiti” è un album in grado di impressionare l’ascoltatore in modo inaspettato.

A seguire troviamo “Graffiti”, il brano che dà il nome all’album. Anche in questo caso, i Belize sono in grado di distinguersi, scegliendo l’unica traccia strumentale dell’album come punta di diamante. Menzioni speciali vanno fatte per i brani “Non aprite quella porta”, in collaborazione con Mecna, e “Barca”, in collaborazione con Generic Animal. Le due ottime collaborazioni dimostrano la capacità di rimanere sulle corde giuste anche quando i generi si mescolano.

Come concludere? “Graffiti” è un album che sicuramente vale la pena ascoltare, in grado di impressionare l’ascoltatore in modo inaspettato. Si tratta di un paradosso in cui il pop vuole e riesce a superare i limiti del genere, per approdare a qualcosa di innovativo. Quello dei Belize è un lavoro dove le melodie la fanno da padrone senza rubare spazio ai testi, che sanno comunicare e far ricordare, come già anticipato da “Superman” e “Fisher Price”.

 

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BELIZE

GRAFFITI

15 giugno 2018

Ghost Records | Believe Digital

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