Non cominciamo con una domanda, ma con una richiesta. Raccontate a noi e ai nostri lettori un’esperienza che vi ha segnati artisticamente.
Di occasioni che ci hanno segnato ce ne sono state diverse in questi anni, molte delle quali in sala prove, dove impieghiamo molto tempo durante la settimana. Una delle esperienze più belle, tuttavia, si è consumata durante un live nel 2016, al Padova Metal Fest, davanti a un pubblico numeroso, dove abbiamo potuto dare il massimo su un palco grande. Credo che da quel concerto in poi qualcosa sia cambiato in meglio all’interno del gruppo.
Iniziamo dal nome che vi siete dati. Perché Blind Marmots? A quanto pare avete un amore per i mammiferi roditori dal muso baffuto. Come è nato?
La marmotta è un piccolo roditore affascinante e l’accostamento con l’aggettivo “cieca”, che indica un handicap, sta a sottolineare che la sua forza sta nell’introspezione piuttosto che nelle qualità fisiche. In qualche modo il nome Blind Marmots lascia intendere che il mondo acquista la forma che gli diamo con la nostra immaginazione.
“Spore” è un album assai variegato, ma di certo non confusionario. Ogni influenza ed ogni variazione è in una cornice armonica ben precisa che sa stupire l’ascoltatore. Quali sono le differenze rispetto al vostro primo lavoro “Blind Marmots”?
La prima e sostanziale differenza è nella line up che, rispetto al primo album, ha un componente in meno. In “Spore” sono l’unico chitarrista mentre prima eravamo in due. I brani sono più melodici e orecchiabili e abbiamo cercato di arricchire le armonie in maniera più semplice e onesta. I testi sono stati scritti prendendo in considerazione come i sentimenti umani si relazionano con il fanatismo (“Mice in the attic”), con le forze della natura (“Storm”) e con le proprie debolezze (“Pyromaniac”).
Se volessi descrivere “Spore” con due parole userei: energia e risentimento. Sei d’accordo?
Sono d’accordo. Il risentimento sottolinea una guerra interiore e l’affiorare di sentimenti forti come la paura e la voglia di combattere. Credo che sia stata da sempre nostra volontà esprimere questo con le note.
La vostra psichedelia non abbandona le sonorità compatte dello stoner. Una scelta felice a mio parere. Cosa vedevate quando avete scritto “Hangover”?
“Hangover” si è creata da sola, ha preso forma mentre improvvisavamo in sala prove, per cui mostra essenzialmente noi stessi nella maniera più istintiva e autentica possibile. In quel momento eravamo fisicamente e psicologicamente impegnati nel medesimo viaggio.
Alternative rock, stoner, metal, progressive, grunge, punk… Cosa sono i Blind Marmots?
Credo che il termine alternative e crossover siano quelli che meglio ci descrivono. Sicuramente la nostra formazione viene dal trash metal, dal grunge dei Soundgarden e degli Alice in Chains, dalla psichedelia dei Melvins o dei Neurosis. Mettiamo semplicemente in musica quello che ci piace, senza seguire schemi prefissati.
Spero vivamente ci sia un nuovo progetto in arrivo. Qualche anticipazione?
Abbiamo molto materiale nuovo. Addirittura una heavy ballad! Credo che il prossimo album uscirà per Natale o al massimo nei primi mesi del 2019.
Le ultime righe sono tutte vostre. Usatele bene!
Vi invitiamo a seguirci sui social per rimanere aggiornati sui nostri live. Ad ogni concerto, infatti, ci saranno sorprese musicali inedite, e non vediamo l’ora di comunicare la nostra energia e a riceverne dal pubblico.