BLUAGATA: "La strada verso l’uguaglianza di genere è ancora lunga e tortuosa"
I Bluagata durante una performance live.
I Bluagata durante una performance live.

BLUAGATA: “La strada verso l’uguaglianza di genere è ancora lunga e tortuosa”

Diamo il benvenuto ai Bluagata su Music.it e partiamo subito con le domande! O le “quasi domande”. Raccontate ai lettori un aneddoto unico legato alla musica. Più è segreto e imbarazzante, e meglio è!

Essendo stati chiamati ad aprire l’intervista con un aneddoto colorito sulla nostra musica, la prima cosa che ci è venuta in mente riguarda la registrazione in studio di un brano del nostro primo disco, “il gatto a Polissena”. Le voci che schiamazzano, cose apparentemente incomprensibili all’inizio del brano, le abbiamo registrate tutti noi Bluagata, il nostro produttore e il fonico nella stessa stanza inalando dell’elio; è per questo che sembriamo tutti dei simpatici cartoni animati che hanno assunto sostanze stupefacenti.

Tutto ciò è delirante e splendido allo stesso tempo.

L’intento era quello di recitare le parole che dopo cantiamo nella canzone, ma appena uno di noi cominciava a parlare gli altri scoppiavano inevitabilmente a ridere. Abbiamo deciso di tenere la registrazione di quelle voci esattamente come era venuta al momento con tutti gli strafalcioni e le risa, compresa la voce del produttore che a un certo punto si è sdraiato a terra perché gli girava la testa per colpa dell’elio.

Il nome Bluagata sembra essere davvero importante, essendo anche il titolo di un vostro singolo. Da dove proviene?

Bluagata è l’insieme di due parole: “blu” come il colore del chakra della gola e “Agata” è il nome della protagonista della poesia “Moesta et errabunda” Charles Baudelaire, alla quale siamo molto affezionati. È anche il titolo del primo brano del nostro album “Sabba”, dove ogni canzone è dedicata ad una donna bruciata dall’Inquisizione in Italia. Bluagata è il nome dell’unica strega ancora in vita, quella che aleggia tra noi e influenza ciò che suoniamo e scriviamo.

“Sabba” è il vostro primo album, carico di atmosfere cupe e soffocanti. Ma una particolarità di quasi tutti i brani è il titolo: ogni donna menzionata riceve/subisce un “dono”, se così possiamo chiamarlo, un qualcosa, come nel singolo “La Ferita a Crezia”. Qual è l’intento dell’album, e chi sono queste donne? Sento odore di bruciato.

Come anticipato prima, ogni brano è dedicato ad una donna accusata di stregoneria, torturata e bruciata viva. Il nostro intento non era quello di rispolverare storie passate, ma di puntare l’attenzione su quanto “la caccia alle streghe” abbia solo cambiato abito, ed è ancora un morbo che affligge la nostra società. Leggendo le storie di queste donne, presunte streghe, si trovano erboriste, vedove o donne che cercavano semplicemente l’’emancipazione in un mondo che le voleva devote, silenziose, al servizio e di proprietà prima del padre e poi del marito. Si accusavano di stregoneria le donne “scomode” e di cattivo esempio esattamente come oggi si torturano e uccidono le manifestanti. La strada verso l’uguaglianza di genere purtroppo è ancora lunga e tortuosa.

A distanza di un anno, esattamente il 31 ottobe 2019, è uscito il vostro nuovo EP “The Disguises of Evil” e questa volta i brani sono cantati in inglese, anziché italiano. Come mai questo cambio di stile?

La scelta dell’inglese nel nostro secondo lavoro è solo per aprirsi ad ascoltatori non solo italiani. Non ci mettiamo limiti e non vogliamo essere limitati dalla lingua con cui scegliamo di comunicare.

Qui i brani, invece, presentano un’altra particolarità: il doppio titolo – esempio il singolo “Mother / Ghost”. Cosa sta ad indicare questa dualità? Cosa si cela dietro le atmosfere dipinte dai Bluagata?

Il doppio titolo è dovuto al duplice aspetto che può avere ogni elemento che ci circonda. Un titolo positivo e uno negativo che ognuno di noi può scegliere quale dei due sia. Non sempre ciò che la società identifica come figura positiva lo è realmente. Dietro la famiglia, la comunità, il credo religioso, il posto di lavoro può celarsi il male. Ogni cosa ha un duplice aspetto, sta a noi vederli entrambi e saperci difendere.

Anche qui troviamo la Sabba, ma nel doppio titolo “Sabba / Sabba” non presenta un’altra faccia. Perché, al contrario delle altre tracce, mantiene lo stesso nome “ambo i lati”? Ha un filo conduttore col nome dell’EP precedente?

L’ultima canzone si intitola “Sabba/Sabba” citando il titolo dell’album precedente perché con questo EP volevamo concludere il concept sulle streghe e sul male. Il titolo contiene due volte la stessa parola perché come ogni cosa è composta da due essenze. Anche il Sabba lo si può vedere in due modi: un rito satanico per evocare il diavolo o una festa tra amici senza che l’autorità abbia dato il permesso di farla, una manifestazione o un rave insomma.

Tutti i vostri videoclip sono sempre in bianco e nero, e presentano atmosfere inusuali e disturbanti. Siete sempre voi a curare trucco – anch’esso particolare –, fotografia e regia?

Nei videoclip il merito del risultato non è solo nostro. Tutto il nostro materiale fotografico nei booklet, sui social e nei videoclip è stato realizzato dall’artista mauchi, ormai parte integrante dei Bluagata. Il trucco è stato ideato e realizzato da Teresa Basili. Per i video di “Bluagata”, “Diamante” e “Bellezza” dobbiamo ringraziare anche il regista Andrea Rapallini e la casa di produzione Black Oaks Pictures che ci hanno aiutato nella regia e nella realizzazione.

Quali rituali di scrittura avete durante la stesura di un pezzo? Cosa non deve mai mancare in un vostro brano per soddisfarvi?

La genesi di un brano nei Bluagata non è sempre la stessa. Alcuni nascono chitarra e voce, altri piano e voce, di altri nasce prima la parte elettronica e in un secondo momento ci vengono aggiunti gli strumenti. Quando andiamo in studio a registrare facciamo un ulteriore lavoro di pre-produzione con il nostro produttore di fiducia, Alessio Camagni. In questa fase i brani possono assumere vesti diverse rispetto a quando sono nati. Il tutto sempre seguendo il nostro gusto e giudizio perché la cosa principale è che ci deve rispecchiare.

Nella vostra giovane carriera avete aperto a live molto importanti, come Ministri e Meganoidi. Ma se poteste scegliere per quale artista, o band, vorreste assolutamente aprire la serata? Fuori gli idoli!

Nei nostri idoli si spazia dai Pink Floyd  ai Led Zeppelin, dai Radiohead ai blink-182, dai Muse a Björk, dai Nine Inch Nails ai Tool, da Vasco Rossi ai Fratelli Calafuria e potremmo continuare ancora perché, essendo in cinque, mettersi ad elencare gli idoli di tutti può rivelarsi un lavoro infinito.

E di imminenti live e concerti, invece, che potete dirmi? Dove possiamo venire a sentirvi?

Potete venire a sentirci il 12 Dicembre al “Wallace” a Prato e il 29 Dicembre al “Boogie Club” a Roma.

Purtroppo la nostra intervista termina qui, ma è rimasta ancora qualche riga per chiudere come preferisci. Bluagata, date il peggio di voi! A presto!

Concludiamo l’intervista con un aneddoto riguardante proprio l’ultimo brano che chiude il nostro secondo album, “Sabba/Sabba”. È un brano strumentale con sotto delle voci infernali che devono ricordare proprio un Sabba. Per realizzarle abbiamo dato vita ad una vera e propria sbronza di gruppo insieme a dei nostri amici e ci siamo buttati a registrare cose a caso e sconclusionate; ognuno poteva dire, urlare o sussurrare ciò che in quel momento gli passava per la testa e così è stato. In ogni disco abbiamo una traccia dove diamo il peggio di noi: nel primo disco “Il Gatto a Polissena” e nel secondo “Sabba/Sabba”.