Benvenuti ai BlueSide! Inizio subito dicendovi che ascoltando i vostri brani, sono palesi le influenze dei maggiori gruppi americani come blink-182, Sum41 e The Offspring. Raccontate se c’è qualche gruppo che vi mette in disaccordo?
Di gruppi che ci mettono in disaccordo ce ne sono molti in realtà, ma devo dire che il numero cala drasticamente quando andiamo a parlare specificatamente del punk. Che poi definirlo disaccordo è un po’ un’esagerazione, è più un “a te fanno impazzire a me non dicono niente di che ma non mi fanno neanche schifo” come succede per esempio con i Good Charlotte. Se proprio dovessimo nominare qualcosa che ci mette in disaccordo dobbiamo allontanarci molto dal nostro stile e arrivare a Vasco Rossi che alcuni di noi amano mentre altri proprio non lo sopportano.
Tra le vostre produzioni vantate sia tesi in italiano che in inglese, quale credete sia la scelta giusta e come reagisce il pubblico all’una e all’altra?
Su quale sia la scelta giusta ancora non ne siamo del tutto sicuri, diciamo che ci troviamo ancora in una fase di sperimentazione. Stiamo notando però una tendenza del pubblico a apprezzare maggiormente i brani in inglese, ma questo un po’ ce lo aspettavamo. Questo perché nel punk, ma più in generale anche nel rock, siamo abituati a sentire in prevalenza brani in inglese. Ma anche per il carattere della nostra produzione che, data la diversa musicalità tra i due idiomi, è sicuramente più orecchiabile in inglese rispetto a quella in italiano. Nel futuro probabilmente continueremo a scrivere in entrambe le lingue ma approfondendo il processo di scrittura in inglese, al contrario di quanto abbiamo fatto nell’album appena uscito in cui quest’ultime erano in netto svantaggio numerico.
So che avete recentemente firmato un contratto con l’etichetta Volcano Records. Vedremo un album al più presto firmato BlueSide?
Certo, abbiamo già cominciato a scrivere e registrare delle bozze e vorremmo rilasciare prima possibile un nuovo singolo. Sarà sicuramente diverso dal nostro primo album, poiché nel frattempo sono cambiate le nostre vite, sono cambiati gli impegni, gli interessi e soprattutto il tempo che abbiamo a disposizione per vederci e lavorare quindi, di conseguenza, è cambiato anche il nostro processo di creazione. Manterremo comunque quei particolari che contraddistinguono “Small town, Good wine & Sad people”. Questo nuovo disco sarà quindi la descrizione di questo nostro cambiamento.
Siete un gruppo di Latina, piccola frazione vicino Roma. Spesso nei vostri brani è ricorrente il tema del disagio di vivere in un luogo del genere. Quanto ha influenzato la vostra musica?
Questo tema ha influenzato tantissimo e influenza tutt’ora la nostra musica. Lo percepiamo ancora come il centro focale della nostra ispirazione. È incredibile come, anche inconsciamente , ogni avvenimento, ogni cambiamento che affrontiamo nelle nostre vite dipenda dalla realtà in cui ci troviamo: dalle possibilità lavorative alla scena musicale. E quale è il modo migliore per sfogare tutta la rabbia e la frustrazione, la tristezza, la noia o quei piccoli momenti di felicità che derivano da questa situazione se non parlarne attraverso la musica? In fondo è questo quello che fa la musica: parlare della vita in tutti i suoi aspetti, e dato che questo tema è una parte importante della nostra vita diventa in automatico una parte importante della nostra musica.
Avete partecipato a diversi contest piuttosto conosciuti nella capitale come “Anime di Carta”, confrontandovi con altre realtà musicali. Cosa pensate quindi dell’attuale panorama musicale underground della capitale e in generale italiano?
Ecco, questa è forse la domanda più scomoda. Partiamo da Anime di carta che è veramente un buon inizio per le band emergenti perché da l’opportunità di farsi sentire in locali abbastanza conosciuti a Roma. Noi continuiamo ad andarci quando ne abbiamo l’occasione. Allargando il discorso al panorama underground, cambia un po’. In genere non si trovano, locali molto disponibili a scommettere su band emergenti. Quindi la lotta per farsi spazio è piuttosto dura. In generale anche il pubblico non è molto ben disposto nei confronti degli eventi live, ci siamo ritrovati in più di qualche occasione nei nostri concerti o ad ascoltare altre band emergenti e raramente c’è il pienone. La situazione non è certo delle migliori, a malincuore ci sentiamo dire troppe volte la solita frase che è meglio uscire dall’Italia se si vuole fare qualcosa e col tempo ce ne stiamo convincendo anche noi.
Negli ultimi anni sono molti i gruppi che si sono sciolti o hanno smesso di fare musica. Qual è stata per voi la più grande delusione tra questi? Da chi vi aspettavate magari faville, e invece vi ha lasciato con l’amaro in bocca?
Questa è una domanda a cui è difficile rispondere perché in verità tra i gruppi che si sono sciolti negli ultimi anni, fortunatamente, non ce ne sono molti che seguiamo e di questi nessuno ci ha lasciato con l’amaro in bocca. Ce ne sono molti però da cui ci aspettavamo molto di più e che hanno poi deluso le nostre aspettative. L’esempio più eclatante è stato il tanto atteso ritorno dei blink-182 con il loro nuovo album “California” ma forse in questo caso la colpa è più nostra che dei blink-182 dato che speravamo in un ritorno al vecchio punk dei primi album che chiaramente è un qualcosa di irrealizzabile.
Il nostro tempo finisce qui ma vi ringrazio infinitamente per il tempo che ci avete concesso. Vi lascio spazio per dire ciò che volete ai nostri lettori e salutare chiunque vogliate!
Vi ringraziamo per lo spazio che ci avete concesso e ne approfittiamo per salutare e ringraziare tutti coloro che quotidianamente sostengono il progetto BlueSide. Rivolgo un invito a continuare a seguirci sui nostri canali social, dove avrete sempre news sui nostri lavori. Presto ci saranno grosse novità. Mr. Donkey non vede l’ora. Stay Punk! #thebombisabouttoexplode