Esiste tutta una parte di discografia italiana che è destinata amaramente non solo a essere dimenticata, ma a non vivere mai i suoi famosi quindici minuti di gloria. Sono, ahimè, i tanti cantautori, cantanti e musicisti italiani che cercano sempre e disperatamente di arrivare a un pubblico enorme, un’ambizione assecondata solo dalla scelta di cantare in lingua inglese. Le produzioni ne risentono, i testi si fanno banali, e il più delle volte la noia arriva già a leggere il nome. Non è mancanza di talento, né di tatto da parte del pubblico. È solo incompletezza, incertezza, un’identità che sfugge e che si brucia per la fretta di uscire. Ecco, prendete tutto questo e toglietelo di netto e con forza quando vi troverete ad ascoltare “Bona Fide” di Viva Lion.
Daniele Cardinale, in arte Viva Lion, torna dopo cinque anni dall’uscita di “Mi Casa Es Tu Casa”, il suo ultimo LP pubblicato per l’etichetta INRI, con un album assolutamente solido. Disponibile su tutte le piattaforme streaming da fine settembre 2020, “Bona Fide” ci ha messo quattro anni per vedere la luce. È proprio ascoltando le undici tracce che lo compongono ci si rende conto di quanto questi quattro anni siano stati fondamentali. Quell’identità che manca a molti, si fa prepotente di fronte a Viva Lion e si respira lungo tutto l’ascolto di “Bona Fide”. Questo nuovo lavoro è un album fatto soprattutto di atmosfere. Quelle tipicamente americane che accompagnavano il folk di “Mi Casa Es Tu Casa” si mescolano qui a respiri più moderni creando un ibrido che sì, scavalca i confini.
Le atmosfere tipicamente americane che accompagnavano il folk di “Mi Casa Es Tu Casa” si mescolano in “Bona Fide” a respiri più moderni creando un ibrido che sì, scavalca i confini
Ci si dimentica di trovarsi di fronte a un cantautore romano. Il pop di “Bona Fide” non è davvero quello a cui siamo abituati. Perfettamente bilanciato, il sound di Viva Lion è quello di un folk in cui alla chitarra acustica fanno eco sintetizzatori come strumenti vintage. Accanto all’intimismo dei testi e al calore della voce, c’è la produzione tutta italiana di Federico Nardelli, Federico Coderoni e Giampaolo Speziale. Lo stesso Federico Coderoni gira il videoclip del primo singolo estratto “Boomerang” con un iphone 11 per le strade di Berlino. Anche qui, oltre che in tutta la carriera di Viva Lion, costellata da un’intensa attività live tra Italia, Spagna e Stati Uniti, torna allora quella nota internazionale che in “Bona Fide” arriva genuina e senza sforzo.
Così anche le altre tracce viaggiano lungo strade non banali, figlie di autore senza nazione che proprio per questo riesce a racchiudere in sé diverse culture. Il folk si muove lungo tutto “Bona Fide” a tratti più classico, come in “Fair Loyal Road”, a tratti più morbido, come nelle ballate “Agata (A Song For)” e “Lola (A Song For)”. Ci riporta in Italia “Deal”, in collaborazione con Chef Ragoo che accosta al sound intimista, le sue rime cantante stavolta in italiano. “Bona Fide” riesce a costruire un’identità forte e riconoscibile per Viva Lion. Un album pensato per quattro anni eppure immediato appena si accende la cassa. Non stupisce neanche sapere che Flipper Music ne acquisisce i diritti per uso cinematografico. In tutta “bona fide”, ascoltatelo.