Arrivati alla quinta giornata della kermesse romana, iniziamo a dedurre quali siano i soggetti più caldi della prossima stagione cinematografica. Dopo “La diseducazione di Cameron Post“, torniamo nell’ambito delle terapie di conversione dall’omosessualità con “Boy Erased”, del regista/attore Joel Edgerton. Basato sul libro biografico di Garrad Conley, il film segue la storia del diciannovenne Jared Eamons, figlio di un pastore battista di una piccola provincia americana. Jared è un ragazzo come tanti, lavora nell’autosalone della famiglia, studia letteratura al college, e la domenica va ad ascoltare i sermoni del padre in chiesa. La sua è una famiglia ben rispettata dalla comunità religiosa, e il rapporto di Jared con i genitori sembrerebbe impeccabile. Fino al giorno in cui farà coming out con i due, e pur di non perderci i rapporti, deciderà di partecipare a un programma religioso di conversione della sessualità.
Confrontando il film di Edgerton con quello di Desire Akhavan, ci ritroviamo davanti a una struttura non troppo dissimile, tralasciando il diverso punto di vista maschile. Jared, come Cameron, si ritrova inizialmente a vedere la terapia come un’occasione per guarire dal presunto male. Solo gradualmente arriverà la vera consapevolezza nel dover rompere quello schema imposto e perverso. Edgerton, però, decide di volere dare notevole sviluppo all’evoluzione delle dinamiche parentali. Come lui stesso ha affermato allo scrittore Conley: “Voglio convincere tuo padre che quello che ha fatto è sbagliato, e voglio farlo in una lingua che lui e altri come lui spero capiranno”. Il regista riesce così a trasporre il messaggio di base di Conley: quello di esprimere solidarietà a tutti coloro che hanno vissuto una vicenda simile. “Boy Erased” non edulcora nessuno avvenimento turpe dell’esperienza di Jared, anzi, cerca di essere il più possibilmente d’impatto e crudo.
“Boy Erased” è un film completo. Edgerton riesce a parlare di un problema esistente con schiettezza brutale, senza pedanti moralismi.
Se Akhavan ha optato per una direzione ridicolizzante e grottesca nel delineare gli addetti della struttura, Edgerton è più feroce con la sua denuncia. Lui stesso si mette nei panni del rigido terapeuta comportamentale, accompagnato da un rude assistente, interpretato brillantemente dal bassista Flea. Si creerà uno scontro tra i due e Jared, strutturato dal regista in modo accrescitivo, con una tensione silente ma tangibile. Il rapporto con gli altri ragazzi della terapia, non si basa sul cameratismo, ma su un’algida competizione fatta di un’empatia assente. Lo scopo della struttura si baserà proprio sul dimostrare chi è più uomo rispetto all’altro, prendendo parte ad una serie di attività patetiche, come imparare la postura maschile, o non cedere nell’accavallare le gambe. Jared è solo nella sua lotta, e nella solitudine riuscirà ad affermare il suo io. Lucas Hedges con la sua compostezza si dimostra più che adatto nelle vesti del protagonista.
Un plauso più che dovuto va a Nicole Kidman e Russel Crowe. La loro eccellente trasformazione nella classica coppia da borghese famiglia bianca riesce a elargire gli stessi sentimenti contrastanti percepiti dal figlio. Loro sono perfetti, cordiali, amorevoli, e questo non può essere messo in discussione dalla comunità. Edgerton seguendo le orme di Conley, però, non designa nessuna vittima o carnefice. I genitori non rappresentano il male assoluto. Ci viene suggerito quanto loro stessi siano vittime di un pensiero così radicato e stabilito da altri, da non riuscire a farne i conti. Il lavoro verso una nuova consapevolezza e l’accettazione dovrà essere duplice, sia per Jared che per la coppia. “Boy Erased” è un film completo. Edgerton riesce a parlare di un problema esistente con schiettezza brutale, senza pedanti moralismi. E dimostra quale sia il giusto modo per arrivare dritto all’animo dello spettatore. Con forte impatto e poco didascalismo.