Caravaggio presenta "Le cose che abbiamo amato davvero" il nuovo singolo dell'artista uscito il 20 ottobre 2020
Caravaggio presenta "Le cose che abbiamo amato davvero" il nuovo singolo dell'artista uscito il 20 ottobre 2020

CARAVAGGIO: “La musica è una fotografia dell’istante in cui viene generata”

Diamo il benvenuto su music.it a Caravaggio. Per rompere il ghiaccio, raccontaci un aneddoto divertente o imbarazzante che ti è successo in studio o su un palco.

Ciao amici di Music.it e grazie per questa intervista. Mi è capitato spesso negli ultimi eventi live di essere presentato come band : «Ecco a voi i Caravaggio!” “No…scusate…sono un artista solista».

Parliamo de “Le cose che abbiamo amato davvero”, come nasce questo pezzo e dove vuole arrivare?

Il brano nasce dopo la fine di una storia d’amore importante che si è consumata qualche anno fa, mentre vivevo in un piccolo appartamento a Roma. È una riflessione su come l’esistenza scorra inesorabilmente in avanti e sappia rinnovarsi sempre, ignara delle nostre sofferenze personali. La vita non ne vuole sapere di morire e cerca sempre un nuovo inizio. A volte lo fa con una canzone!

Una cosa che colpisce molto è la copertina de “Le cose che abbiamo amato davvero”, come la descriveresti? Perché?

La copertina è una rappresentazione “anatomica” del dolore provocato dalla fine di un amore, quindi da un lutto. Nonostante la violenza, l’immagine finale risulta incredibilmente elegante e delicata. Un bellissimo lavoro di Andrea Periati, l’artista che l’ha realizzata e che cura tutte le mie cover.

Se dovessi descrivere “Le cose che abbiamo amato davvero” con una parola, quale sceglieresti? Perché?

Sceglierei “minimale”. Con questo lavoro ho raggiunto un livello di essenzialità mai raggiunto prima. Ogni aspetto è stato ponderato, ogni parola, ogni suono, ogni immagine del videoclip. Quello che ascoltate e che osservate è li perché strettamente necessario, niente fronzoli.

“Le cose che abbiamo amato davvero” è il tuo terzo singolo del 2020, pensi che la musica possa aiutare in questo particolare momento storico? Perché?

La musica è una fotografia dell’istante in cui viene generata. Non credo debba insegnare nulla ne essere portavoce di qualcosa. Qualche volta è una medicina per l’anima, qualche volta ha uno scopo puramente ludico. Il mio è un racconto attraverso le emozioni, ognuno lo fa proprio e lo usa liberamente.

Secondo te cosa verrà dopo? Adesso che il settore è in crisi e l’arte è stata duramente colpita dalla pandemia tu, da artista, cosa pensi che succederà in futuro? Perché?

Devo dire la verità, sono sempre stato abituato a rimboccarmi le maniche e a reagire nei momenti di difficoltà. Quando mi sono ritrovato chiuso in casa per il lockdown ho cominciato a cercare modi alternativi per dare sfogo alla mia creatività. Ho lavorato alle canzoni, sono uscito col singolo “Gli impressionisti” a maggio, ho girato un videoclip completamente fatto in casa. Insieme a due cari amici abbiamo dato vita ad un appuntamento folle chiamato “The Bad Room”, un incrocio tra DJ Set e performance teatrale in diretta su Instagram tutti i venerdì. È stato, nonostante le restrizioni, un periodo di intensa attività per me. Non so esattamente cosa succederà ma so che l’arte non finirà mai di esistere, troverà sempre nuovi modi per esprimersi.

Chi o cosa non può assolutamente mancare mentre scrivi musica? Perché?

Compongo e arrangio simultaneamente e le due cose si influenzano a vicenda. Direi che quello che non può mancare assolutamente è il mio Mac con Logic aperto, un tastierino usb e tutte le mie librerie dei suoni.

Cosa ne pensi della scena musicale del nostro paese? Ti senti integrato? Perché?

Penso che ci siano moltissime cose interessanti. Il nuovo cantautorato indie è strepitoso e adoro il fatto che spesso si mescolino bei testi e sonorità elettroniche. La trap ha svecchiato la scena pop italiana portando una ventata di freschezza sia a livello di sound che di lyrics. La nostra scena musicale gode di ottima salute, almeno dal punto di vista creativo. Sono orgoglioso di farne parte.

Ultima domanda, il classico “fatti una domanda e datti una risposta”. Che puoi dirci?

Mi domando: “Quanto tempo passerà prima che ti ritorni il prurito e caccerai fuori un altro brano?”, “Pochissimo, ho già Logic che scalpita. Rimanete nei paraggi!”

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