CENTOVENTITRÉ: “Noi siamo brutte cose, chi ascolta l'album invece belle persone”
I Centoventitré impegnati in una particolare partita di biliardo
I Centoventitré impegnati in una particolare partita di biliardo.

CENTOVENTITRÉ: “Noi siamo brutte cose, chi ascolta l’album invece belle persone”

Benvenuti sulle pagine di Music.it Iniziamo questa intervista raccontando un aneddoto curioso capitato durante un live dei Centoventitrè!

Qualcosa di curioso legato ai nostri live è probabilmente il nostro raccontare prima di ogni canzone una storia o una sensazione legata ad essa, sempre improvvisata al momento.

Come mai lo pseudonimo “Centoventitré”?

Il nome Centoventitré è legato al numero civico dove il progetto è partito. Era una sorta di rifugio dove far nascere delle idee slegate da tutte le altre cose, che ognuno di noi svolgeva parallelamente in altre situazioni musicali. Inoltre ci sembrava anche un nome figo!

Qual è la storia che ha portato alla nascita dei Centiventitré?

Come accennato prima, il gruppo nasce come valvola di sfogo per ognuno di noi. È la nostra opportunità per esprimere le nostre emozioni e raccontare storie che possano risultare comode da indossare a chi le ascolta. È un lavoro corale per ogni canzone, sia per quanto riguarda i testi sia per la parte strumentale.

Nel 2016 esce il vostro primo singolo, “La Porta”. Come siete maturati, artisticamente parlando, da allora sino ad oggi?

“La porta” è stato il brano che ha consolidato il tutto e da quel punto ad oggi è sicuramente aumentata la nostra voglia di continuare a suonare. Già dal secondo brano pubblicato abbiamo avviato una più attenta ricerca nel ricamare dei testi più densi, mirati su determinate questioni e sensazioni.

State producendo tracce in vista del vostro disco d’esordio, “Cose brutte per belle persone”. Cosa ci dobbiamo aspettare da questo album?

Manca poco per la chiusura di questo nostro primo album che comprende tutto ciò che abbiamo pubblicato fino ad ora insieme a dei brani che seguono lo stile che lega i precedenti. Il titolo è dato da una canzone che parla della tragedia della Grenfell Tower e ci teniamo molto, ma potremmo ironicamente interpretarlo anche così: noi siamo le brutte cose e chi ascolta l’album sono le belle persone!

Ci sono artisti ai quali vi ispirate?

Non abbiamo dei veri e propri punti di riferimento, siamo attenti ed ascoltiamo tutto ciò che avviene nella scena attuale sia italiana che internazionale.

Come pensate che internet influisca sul mondo della musica?

Attualmente è internet il terreno fertile per la musica. Ha sicuramente dato molte opportunità in più alle piccole realtà.

Il nostro tempo è finito. L’ultima domanda la lascio alla vostra fantasia: dichiarazione a ruota libera su ciò che volete, a presto!

Matteo è sempre pelato, Michele fa volare i droni, Paolo fa volare le videocamere, Giuseppe ha tagliato i capelli, l’altro Michele ha comprato la batteria nuova. Chi tra di loro è Liberato? A voi l’ardua sentenza!