L’identità artistica di Luca Usai è un interrogativo. Chi sono io? è il nome con cui presenta il primo EP, “Star”. Cinque tracce che rispondono perfettamente alla questione esistenziale proposta dal cantautore sassarese.
La chitarra acustica è il suo strumento, con cui si fa cantastorie del soggetto post-moderno, malato di individualismo istrionico che lo porta a voler avere sempre i fari della ribalta puntati addosso. Un egocentrismo malato di attenzioni mai davvero ricevute. Si spiega così il richiamo di “Uniti & diversi”, chiara richiesta di accettazione che si dispiega in un refrain martellante e compulsivo.
Strofe brevi, rime intuitive, pennate semplici ed energiche costituiscono l’amalgama melodico di “Star” di Chi sono io?
Chi sono io? sembra avere l’orrore di spazi vuoti. Il rumorismo è la sua personale risposta alle pause verbali, che da suono captato naturalmente spesso decide di trasformare in impasto elettronico. Vale per i lallismi canori che non si sentivano dai tempi d’oro di Tiziano Ferro. Ma in un’atmosfera decisamente meno malinconica. L’hand clapping, che caratterizza con una certa personalità la musica di Chi sono io?, sapientemente miscelato alla chitarra avvicina Luca Usai piuttosto ad Alessandro Mannarino, con una vena folk meno evidente e un accento diverso per ovvie ragioni geografiche. Se “A un passo da te” è la ballata romantica di “Star”, “La soluzione” ne è il manifesto artistico, tanto dal punto di vista poetico quanto da quello compositivo. L’autore sembra considerare il ripiegamento su se stessi sembra essere l’unica risposta a qualsiasi cosa venga percepita come un problema.
L’Altro sembra non intervenire nella definizione di Chi sono io?
«Il cambiamento è la mia passione / senza forma è la mia missione / come uno specchio / sempre pulito / se guardo in te io vedo solo me». Vero che uscire dai limiti della propria pelle è impossibile, ma ogni tanto potrebbe essere salutare. Dal punto di vista compositivo risulta la canzone più complessa di “Star”, che tra chitarra, autotune e percussioni emanate dal corpo, dalle mani, ma filtrate dall’elettronica, transitando da un mood relativamente in hype, con una chiusa post rock decisamente malinconica. Tra tappeti di synth e percussioni, che riempiono e completano gli accordi che scandiscono le argomentazioni di Chi sono io?, l’impianto della canzone risulta tradizionale. Un EP senza peli sulla lingua, come del resto tutta la produzione di Luca Usai.