CLAUDIO BARZETTI: "Le nostre vite non sono altro che un giro di giostra"
Claudio Barzetti in una foto promozionale
Claudio Barzetti in una foto promozionale

CLAUDIO BARZETTI: “Le nostre vite non sono altro che un giro di giostra”

Ciao Claudio Barzetti, benvenuto su Music.it. Rompiamo il ghiaccio: raccontaci qualcosa di divertente o imbarazzante che ti è successo sul palco o in studio di registrazione.

Al Magnolia. Milano. Suonavo ancora con i Requiem for Paola P. Durante il live, mi arrampicai sul mio amplificatore, testata-cassa 4 coni per intenderci. Dietro al mio ampli erano posizionate le rastrelliere con le chitarre degli altri gruppi, insomma parecchie migliaia di euro di strumentazione. Beh, ad un certo punto la testata, su cui erano bellamente in piedi, tremò e quasi si impennò. Non so ancora oggi come riuscì a non cadere addosso a tutte le chitarre. In realtà nessuno si accorse di niente, tranne me. Rischiai veramente di fare una figura tremenda e di fare molti danni. Salvo.

Dici di essere cresciuto “con il punk rock anni Novanta della West Coast, la tragicommedia di Jannacci, le sperimentazioni dei Motorpsycho e l’eclettismo dei Beastie Boys”. Come riesci a coniugare tutte queste anime?

Penso sia solo una questione di esperienza e di tempo. Tempo passato a suonare e ascoltare, ascoltare e suonare. Poi, come tutti i cantautori, ci si crea una propria identità, fatta di mille sfumature.

“La Segreteria” è il tuo ultimo brano. Come nasce questo brano? Che vuole raccontare?

I miei brani nascono abbastanza spontaneamente. Non c’è un processo standard. Mi metto alla chitarra o al piano e creo. “La Segreteria” nacque dalla frase del ritornello «Non ti telefono più» e da un do maggiore, il resto venne in automatico. Ah, stavo guardando “Il Trono di Spade”. Quello che volevo raccontare era quella delicata fase post rapporto sentimentale, in cui vorresti ancora sentire la persona con cui hai una parte della tua vita, ma sai che sarebbe sbagliato farlo. O forse no, dato che il protagonista della canzone chiama comunque, ma trova sempre la segreteria telefonica dall’altra parte della cornetta.

Quali sono le cose indispensabili nella vita di un cantautore? E le cose indispensabili per te?

Personalmente non ho nulla che reputi indispensabile. Forse i musicisti con cui poi suonare i pezzi in sala prove, avere dei feedback. Positivi o negativi che siano.

“Partenze” è stato il tuo disco d’esordio. Cosa è cambiato da allora? In che direzione sta andando la tua musica?

Così come nella vita, anche nella musica ho bisogno di cambiare, di approcciarmi a cose nuove, stili differenti. Non saprei dire dove sta andando la mia musica, lascio che sia lei stessa ad impostare il mio Google Maps musicale. Ad oggi, sicuramente, compongo molto più su pianoforte rispetto alla chitarra. Questo probabilmente mi porterà ad ampliare l’armonia dei pezzi, penso risulterà inevitabile.

Su Spotify hai un buon numero di ascolti. Quanto contano queste cose nella vita di un cantautore? Quanto contano per te?

Bella domanda. Oggi sembra essere necessario raggiungere numeri importanti sulle piattaforme digitali. Personalmente, provenendo dalla vecchia scuola, quella che non aveva accesso al web durante la fine anni 90, resto più legato alla reazione del pubblico durante i live. È gente vera, che hai di fronte e di cui puoi percepire le emozioni.

Nel 2016 hai iniziato la tua carriera da solista. Perché questa decisione? Preferisci stare sul palco come membro di una band o da solo?

La decisione è stata obbligata. Allora abitavo in un paesino di 240 abitanti sull’appennino tosco emiliano e non riuscivo a trovare nessuno con cui suonare. Infatti il mio primo disco, “Partenze”, è stato composto tutto da solo e anche le prove (con i musicisti che l’hanno registrato) venivano fatte online, un’avventura. Ora sono tornato a vivere a Bergamo e ho tre fantastici ragazzi che mi accompagneranno live da ottobre.

Chiudiamo col classico “fatti una domanda e datti una risposta”, che vuoi dirci?

Beh starei sul leggero e mi chiederei “qual è il vero senso delle nostre vite”? La penso esattamente come la persona che più ha segnato la mia vita, Bill Hicks. It’s just a ride. Le nostre vite non sono altro che un giro di giostra, per alcuni può durare tantissimo questo giro, per altri molto meno. Ma l’importante è essere consapevoli che non è altro che un giro di giostra. Dove la giostra sale e scende, ti può far rabbrividire ed emozionare, ma resta pur sempre un giro di giostra. Alcune persone, quelle che restano a bordo più a lungo, ad un certo punto cominciano a capire e a chiedersi: «È questo reale o solo un giro di giostra?!», e ce lo vengono a dire «Ehi, non abbiate paura, è solo un giro di giostra». E noi cosa facciamo a queste persone? Beh solitamente le uccidiamo! Ci avete mai fatto caso a questo? “Uccidiamo” queste persone, mentre lasciamo che i demoni reali vivano.

Perché secondo te?

Forse perché sono state investite troppe menzogne e troppo denaro in quella giostra. Ma fidatevi del buon vecchio Bill Hicks… It’s just a ride! Sarebbe possibile cambiare tutto questo, tramite una sola Scelta. La Scelta più importante durante questo giro di giostra. Una sola scelta, fra paura e amore. Gli occhi della paura vogliono che mettiamo serrature più grandi alle nostre porte, farci sentire il desiderio di isolarci. Quelli dell’amore, semplicemente, che ci potessimo sentire tutti una sola ed unica cosa, per un giro di giostra migliore. Perdonate la digressione, but… IT’S JUST A RIDE.