Arrivano direttamente da Torino, ma i Codice EGO attraversano il pianeta con il loro nuovo album. “Meraki” infatti li rende fin da subito difficilmente collocabili su più contesti. Non sembrano cioè avere radici tanto forti da tenerli aggrappati a cliché nazional popolari, così la loro essenza arriva fluida e versatile. Niente di più rassicurante, quando a dominare le classifiche e la presenza in radio sono per lo più canzoni pop vanifiche ma che ancora non trovano arresto di successo. I Codice EGO invece sembrano non dare attenzione a meccanismi di successo, preferendo un approccio più naturale.
Dopotutto è difficile che un album quasi totalmente strumentale possa trovare una copertura considerevole nelle radio nazionali. “Meraki” infatti si compone di dieci tracce che raccontano storie attraverso il puro linguaggio musicale. Ad eccezione di alcuni estratti di interviste di personaggi importanti del modo artistico internazionale, “Meraki” non ha testi. Come il cinema muto sceglieva di trasmettere emozioni tramite la sola immagine, così i Codice EGO si spogliano di qualunque parola superflua. “Meraki” non si impoverisce, ma in dieci tracce è il biglietto da visita più sincero e diretto dei Codice EGO.
“Meraki” dei Codice EGO infatti si compone di dieci tracce che raccontano storie attraverso il puro linguaggio musicale.
Da “Duende”, passando per “Dalì”, “Charles”, “Joanna”, e arrivando a “Komorebi”, “Meraki” delinea un viaggio trasversale tra diversi generi musicali piuttosto che linguaggi artistici. Prodotto da Flavio Ferri dei Delta V, fondato su un sound impuro che unisce l’elettronica a un reiterato tappeto di bassi e improvvise sferzate di chitarra, “Meraki” viaggia su fili diversi. Le influenze che vanno dai Depeche Mode ai Pink Floyd, dai Massive Attack ai Talk Talk, si infiltrano tra la nostra memoria e ripescano ricordi. I Codice EGO presentano l’album come un romanzo o come un film: cercando l’empatia attraverso il minuzioso controllo della costruzione della tensione.
Non a caso “Meraki” sembra la colonna sonora di qualche lungometraggio o lo sfondo musicale di un momento privato. Sembra di sentire qualcuno, impegnato in un’altra stanza, a guardare un film di Romero, suggerendoci quasi inconsciamente qualcosa di familiare eppure lontano. I Codice EGO dimostrano allora anche una certa furbizia. Strizzano l’occhio al pubblico sapendo già di toccare corde interessanti e soprattutto sanno di saperlo fare bene. “Meraki” è l’invito a esplorare con occhi diversi un mondo che in realtà conosciamo già. Spogliarsi di una superficie dura ma corruttibile per ritrovare, appunto, l’essenza di noi stessi.