La cantautrice Dalise in uno scatto promozionale.
La cantautrice Dalise in uno scatto promozionale.

DALISE: “Lo spazio musicale dato alle donne in proporzione è solo il 20%: la situazione è complessa”

Ciao Dalise, benvenuta sulle nostre pagine! Devi sapere che noi di Music.it siamo soliti chiedere all’artista un aneddoto accaduto durante la propria carriera musicale. Ora siamo curiosi di sapere qual è il tuo!

Ho una cosa simpatica da raccontare riguardo a The Voice. Dovevo registrare una puntata e avevo un vestitino molto corto. Le costumiste – che nei miei confronti sono state carinissime – erano molto preoccupate che muovendomi si potessero vedere gli indumenti intimi e mi hanno rincorsa per tutti i camerini con delle culotte nere per nascondere eventuali gag esilaranti… Io ero talmente sicura, sapevo quello che stavo facendo, non avrei scoperto nessun indumento intimo, dunque sono scappata e andata in scena direttamente. Poi è andata bene, non si è visto nulla, sono stata di parola: non ho mostrato nulla di imbarazzante!

C’è un’immagine di te, in particolare, che ti piace dare al pubblico?

Io lavoro molto su me stessa, in modo che la mia vita possa essere coerente con il mio personaggio artistico. Curo molto il fisico e, detto da me che canto una lotta agli stereotipi, potrebbe sembrare quasi un controsenso. Ma la verità è che a me piace avere una determinata forma. Reputo il corpo un dono prezioso che va valorizzato quando si ha la fortuna di avere una predisposizione ad una certa armonia del fisico. Poi lo sport e l’alimentazione fanno parte della mia vita quotidiana, sono una cosa a cui tengo particolarmente.

Certo, è giusto che sia così…

Quindi sì, ci tengo a mostrare che il mio corpo sia sano, non bello, ma sano. Se questo, poi, combacia anche con alcuni canoni di bellezza la prendo come una doppia sfida. Dal mio pulpito voglio poter dire che, nonostante abbia le gambe slanciate e magre, la bellezza o il canone di bellezza stereotipato della donna – che vogliono rappresentare a tutti i costi – non è una cosa da seguire e voglio poterlo dire anche io, perché sono un pensiero al di là del mio corpo, nonostante ci tenga tanto.

Con queste parole mi hai fatto venire in mente una frase della tua canzone “Come vorrei”: «Vorrei che la bellezza fosse un vanto e non un’eccezione».

Esatto, mi riferisco ad un significato molto profondo di bellezza perché spesso si dà un significato troppo superficiale alla parola. La bellezza, secondo me, ha diversi strati di profondità e non bisogna fermarsi solamente all’apparenza; poi se un’anima bella è anche contenuta all’interno di un corpo armonioso, e questo risulta bello, io credo che il messaggio sia ancora più potente.

Altra frase del tuo nuovo singolo “Come vorrei” che mi ha colpita e fatto riflettere è: «Per la legge siamo tutti uguali, ma senza vestiti perdiamo gli ideali». Si tratta di un brano dal messaggio forte e chiaro. In quale particolare momento della tua vita nasce questa canzone?

Credo che questo brano sia la somma di tanti piccoli momenti di sdegno personale e, riuscirli a racchiudere in una sola canzone in tre minuti e mezzo, senza comunicare la rabbia, ma semplicemente uno stato di coscienza, per me è stato un grande successo personale. Io credo che quando si comunica qualcosa di importante a cui tieni molto, devi prima di tutto lasciare andare la rabbia, o comunque l’indignazione, perché altrimenti nella comunicazione si risulta e si scelgono delle parole o un tono di voce che ti fa passare subito dalla parte sbagliata della conversazione. Io invece volevo parlare con amore di determinati argomenti perché immagino le adolescenti di oggi in che tipo di mondo vorrei che crescessero. E soprattutto vorrei che gli uomini commentassero e ascoltassero questa canzone perché la moderazione e il messaggio di unione che c’è in questo brano credo sia molto forte.

Sono d’accordo con te, sarebbe molto importante ricevere un loro riscontro!

Non mi sto schierando e contrapponendo agli uomini, ma cerco di parlare sinceramente, come dire: “Ragazzi, questo è lo stato delle cose, ammettiamolo e una volta che abbiamo accettato che stiamo a questo punto possiamo solamente che far meglio”.

Nel brano “Come vorrei” segna l’inizio di una nuova collaborazione con l’arrangiatore Roberto Vernetti. Quanto è stata importante la sua presenza e il suo apporto nella realizzazione di questo singolo?

Quando ho conosciuto Roberto Vernetti è stato durante una delle prima interviste dall’inizio del primo lockdown, ad aprile 2020. L’ho conosciuto in una video-intervista, mi ha colpita perché mi ha fatto una domanda di una sensibilità artistica che ho trovato molto rara e per questo poi ho voluto contattarlo in seguito. La sua collaborazione, l’entrata nel nostro team di lavoro, è stata una cosa molto bella perché ci ha confermato che la nostra direzione era quella giusta, perché condivisa e capita immediatamente da uno che questo mestiere lo fa da tanti anni ed ha collaborato con tantissimi nomi che hanno avuto successo sia di pubblico che discografico. Quindi io ho trovato la sua entrata nella squadra di grande incoraggiamento che tradotto, decodificato in maniera musicale, il suo apporto è stato fondamentale.

A differenza di altre collaborazioni passate, cosa ti ha colpita del modo di lavorare di Roberto Vernetti?

Rispetto ad altre collaborazioni avute in passato, Roberto riesce a proseguire un lavoro già iniziato mettendoci la sua firma ma non per forza cambiando le caratteristiche fondamentali del progetto. In particolare, la cosa che mi ha colpita positivamente è che ha capito l’artista. Al di là della canzone, ha capito il progetto e l’artista. Quindi, lavorare ora sui brani che usciranno prossimamente si sta rivelando un lavoro creativo, di crescita personale e professionale. Sono veramente grata di averlo conosciuto!

Tornado al discorso cantautrici, volevo sapere il tuo punto di vista, nel mondo musicale quanto spazio viene dato alle donne?

Poco. Lo spazio musicale dato alle donne in proporzione è 20% – 80%, abbiamo solo il 20% di spazio. Spazio sui palchi, spazio tra i professionisti del Music Business, quindi dell’industria musicale… e non sono cose che dico pronunciando numeri a caso, ma ci sono ricerche sia a livello europeo e internazionale, le quali stimano proprio una disparità di genere all’interno del mondo musicale. C’è un movimento che si occupa di sensibilizzare su questa disparità che si chiama Keychange di cui Sara Potente è ambasciatrice per la SonyMusic Italia. Insomma, si cerca comunque di fare un gran lavoro di presenze ma non ci si spiega perché questo mondo del lavoro sia così maschilista.

Cosa vuol dire essere una cantautrice oggi in Italia?

Essere una cantante in Italia significa rispettare determinati canoni di bellezza, di presenza e di argomenti. A meno che, con rare accezioni, ma che non rappresentano una realtà discografica contemporanea. Per esempio, Fiorella Mannoia si è sempre distinta negli anni per una scelta di musica d’autore sia nelle cover che ha cantato e ha riproposto, (Pino Daniele, Lucio Dalla, Vasco Rossi); tra l’altro ha sempre proposto brani maschili con una forza che normalmente non si applica al testo per una donna. Lei invece ha sempre portato avanti questa sua figura, io mi ispiro molto al suo percorso artistico.

Confermo, ho visto e sentito in te tanta grinta!

Per quanto riguarda il cantautorato, se vogliamo parlare della scena indie, proviamo a fare i nomi delle cantanti donne che scrivono per sé stesse e che possono permettersi di pubblicare un album o anche solamente una fotografia su Instagram con i capelli sporchi e il cappellino che potrebbe indossare Calcutta… L’ambiente, la situazione è complessa, ma esistono delle piccole realtà indipendenti che fanno ben sperare e anche giornalisti o critici musicali che riescono a dare spazio e luce a determinati progetti: penso al libro “Anatomia femminile” di Michele Monina che negli anni ha raccolto presenze di cantautorato femminile a iosa.

Sempre a proposito di futuro, come continuerai a stupire i tuoi ascoltatori? Quali saranno i tuoi prossimi passi dopo “Come vorrei”?

Continuerò a far uscire altri singoli, uno spero prima della primavera, un altro d’estate, portando sempre al centro delle mie canzoni, le donne, il corpo delle donne, la femminilità, la sensualità. Il prossimo brano – posso spoilerarti – ha un tema un può più passionale, quindi cecherò di condurre l’ascoltatore in altre stanze sensoriali. La mia speranza è che d’estate riusciremo a riorganizzare, che tutta la musica riuscirà ad organizzarsi, per un ritorno dal vivo in modo da poter ricreare un contatto e far vivere la musica nei luoghi preposti ad essa. E non è solamente la rete, che è comunque una buona alternativa, ma temporanea.

Esatto, che la realtà virtuale non diventi un sostituto…

La realtà virtuale non può sostituire quella in presenza perché soprattutto per l’arte, i concerti, di qualunque genere, anche di musica classica, vivono delle emozioni, dello scambio e dell’addizione delle emozioni che si provano nello stesso momento, della sinergia che si viene a creare all’ascolto e alla visione dello stesso spettacolo. È dal vivo che la musica colpisce le persone e lascia il segno.

È una fruizione completamente diversa. Speriamo si possa tornare presto live!

Me lo auguro, anche perché significherebbe respirare di nuovo la vera atmosfera musicale ma soprattutto darebbe di nuovo spazio a piccole e medie situazioni, soprattutto quelle che riguardano gli artisti emergenti – come me – che in questo momento più che mai stanno soffrendo la mancanza degli spazi dal vivo.

Dalise, ti ringrazio per questa piacevole chiacchierata. La nostra intervista è giunta al termine, ma l’ultima parola va a te per aggiungere ciò che vuoi!

Mi piacerebbe chiudere l’intervista con una mia massima da molti anni:
«Ci vuole una pazienza illimitata per ottenere risultati immediati».

Quindi auguro a tutti di avere ed esercitarsi sulla pazienza!!!

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